Il “sussidio di disoccupazione”, cioè il sostegno economico erogato a chi perde il lavoro finché non ne ritrova un altro, è stato al centro di molti cambiamenti normativi negli ultimi anni. Ha mutato più volte nome - Aspi, MiniAspi, adesso “Naspi” - e la platea dei potenziali beneficiari si è allargata, andando a comprendere anche i giovani precari che prima ne erano quasi sempre esclusi.
Ma tutti questi cambiamenti hanno generato anche molta confusione, specialmente rispetto a un punto: la compatibilità con il compenso che si percepisce per uno stage.
Ovviamente infatti si ha diritto la Naspi quando non si ha un lavoro, e dunque non si percepisce una retribuzione. Ma lo stage non è un lavoro; e le somme mensili che gli stagisti ricevono non sono “retribuzioni”. Le si può chiamare “indennità”, oppure “rimborsi spese forfettari”, “borse di studio”, “borse lavoro”… Tante definizioni per intendere una sola cosa: una somma periodica attribuita allo stagista come corrispettivo della sua partecipazione all'attività di stage.
Da un paio d'anni, erogare una indennità ai propri tirocinanti non è più facoltativo, almeno per quanto riguarda i tirocini extracurriculari: anche grazie a un lungo lavoro di pressione della Repubblica degli Stagisti, nel corso del 2014 tutte le Regioni si sono adeguate all'accordo raggiunto in sede di Conferenza Stato - Regioni, e hanno stabilito ciascuna una indennità mensile minima a favore degli stagisti (anche se purtroppo restano fuori dalle tutele i curriculari). Dunque il numero di giovani che ricevono un compenso per lo stage è aumentato, anche se non ci sono rilevazioni statistiche al riguardo.
Era inevitabile che questi due elementi scatenassero un cortocircuito: i giovani hanno (più di prima) accesso a stage con indennità, e hanno (più di prima) accesso alla Naspi. Che succede dunque quando si comincia uno stage mentre si percepisce la Naspi?
Lo stage non è un contratto di lavoro, e l'indennità non è uno stipendio: ma è comunque un «reddito assimilabile a reddito da lavoro dipendente», almeno fiscalmente. E lo Stato italiano vuole evitare di sprecare risorse, permettendo una cumulabilità tra il sussidio e indennità. Con una eccezione: i tirocini attivati all'interno dell'iniziativa Garanzia Giovani, che godono di condizioni particolari, tra cui appunto la compatibilità del compenso con eventuali trattamenti di sostegno al reddito come la Naspi.
Qui sul Forum della Repubblica degli Stagisti negli ultimi tempi sono venuti molti lettori a porre domande su questo tema: per questo abbiamo deciso di dedicare un approfondimento giornalistico alla compatibilità tra Naspi e indennità di stage.
Abbiamo suddiviso la grande mole di informazioni raccolte in tre articoli, firmati da Paolo Ribichini, caratterizzandoli secondo un criterio geografico:
→ Italia settentrionale
→ Italia centrale
→ Italia meridionale
Purtroppo, la maggior parte delle persone a cui ci siamo rivolti per chiedere informazioni e dettagli – dirigenti locali dell'Inps, responsabili dei centri per l'impiego… – ha scelto di non rispondere, malgrado le molte email e telefonate di sollecito. Questo ha reso il nostro lavoro più difficile, e anzi chiediamo a tutti i lettori che si fossero trovati nella situazione di ricevere una risposta su questo tema di condividerla qui con noi, sul Forum, per poter arricchire in itinere questo approfondimento.
Infine, una considerazione. Nella maggior parte dei casi, come leggerete, la non-compatibilità tra Naspi e indennità comporta la “soppressione” di quest'ultima. Cioè per lo stagista percettore di Naspi decade il diritto a ricevere l'indennità. Probabilmente la ratio di questa decisione è che la Naspi è solitamente più alta dell'indennità di stage: e dunque tenere la Naspi e lasciare l'indennità è nella maggior parte dei casi conveniente, a livello economico, per lo stagista.
Il problema però è che la Naspi la paga lo Stato (cioè tutti noi), mentre l'indennità di stage la pagano i singoli soggetti ospitanti (cioè, in maggioranza, imprese private). L'effetto perverso di far decadere l'indennità trasforma tutti gli stagisti percettori di Naspi in “stagisti gratis”, a disposizione delle aziende e a carico dello Stato. Può essere che questo spinga le aziende a scegliere di accogliere in stage percettori di Naspi? E' probabile. Questo è un bene? Noi della Repubblica degli Stagisti non ne siamo così sicuri: da anni infatti diciamo che fornire stagisti gratuitamente non responsabilizza i soggetti ospitanti, e che anzi quando c'è un investimento economico diretto dell'azienda sullo stagista, si alzano anche le probabilità di assunzione al termine del percorso formativo. Insomma, l'obiettivo di rendere più appetibili i percettori di Naspi per le aziende è condivisibile, ma la strategia rischia di generare effetti distorti.
Non è poi chiarissimo cosa succeda, in concreto, a qualcuno che riceve sia la Naspi sia l'indennità, magari perché l'azienda ospitante non sapeva dell'incompatibilità. Gli potrebbe essere richiesto, in futuro, di rendere quanto ricevuto? L'azienda ospitante potrebbe incorrere in sanzioni? La Repubblica degli Stagisti sta sottoponendo queste domande a esperti in temi fiscali, e tornerà presto sull'argomento con ulteriori dettagli.
Intanto, buona lettura con la panoramica della situazione da Nord a Sud.
[L'immagine dell'Inps è tratta da Flicr, foto di Stefano Corso in modalità Creative Commons]
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