Ex stagisti giornalisti alla riscossa. Sono in sei: Letizia Cavallaro, Francesco Defferari, Marianna Lepore, Enza Civale, Valeria Calicchio e Andrea D’Orazio [nella foto a destra, tutti tranne l'ultimo sulle scale del duomo di Perugia, in occasione del Festival del Giornalismo 2008: da sinistra a destra Francesco, Letizia, Marianna, Enza e Valeria]. Sono tutti laureati e giornalisti professionisti, ex allievi della scuola di giornalismo di Salerno. Hanno alle spalle master e stage, nella maggior parte dei casi non retribuiti. Lavorano da anni, come freelance, per giornali e televisioni. E oggi che finalmente hanno il tesserino in mano si ritrovano a fare i conti con un mercato editoriale che definire in crisi è un eufemismo: non passa giorno senza che qualche testata annunci di voler tagliare l’organico (vedere per credere qui, qui, qui e qui: e sono solo i più recenti). Sempre più difficile ottenere contratti e stipendi decenti, ma i sei non si sono persi d’animo e hanno deciso di aprire un giornale in proprio: online, ovviamente. O meglio «Offline – Le notizie in altre parole», come hanno voluto intitolarlo per sottolineare da subito la volontà di «raccontare le cose in maniera diversa dai media "ufficiali" che in Italia rispondono sempre e comunque a qualche potere politico o economico. Perché raccontare la verità non ha a che fare con la destra e la sinistra, ma con ciò che è giusto e ciò che è sbagliato» spiega deciso Francesco, trentaquattrenne genovese, che insieme alla ventottenne Marianna, salernitana, ci lavora fulltime – mentre gli altri collaborano saltuariamente.
Il sito, attivo da aprile, è organizzato in dieci sezioni: Che combinano i politici, Vittime di cronaca, Così va il mondo, Dentro la rete, Resistenza civile, Pianeta terra, Libertà di stampa, Il fascino della scienza, Questioni di denaro e Sfide sportive. Molti degli articoli sono disponibili anche in inglese. Dice Francesco: «Se riusciremo mai a mangiarci è difficile dirlo, la pubblicità per adesso è un guadagno minimo, i contatti sono buoni. Ma onestamente non so dire se si può vivere con un sito web giornalistico». Marianna a dir la verità ci spererebbe: «Dal futuro mi aspetto un lavoro che riesca a ripagarmi della fatica, dello studio e dei soldi spesi per istruirmi». Ma i tempi sono grami, tanto che capita che a giornalisti ultratrentenni e già professionisti venga prospettata la possibilità di fare l'ennesimo stage. Fra i fondatori del sito c’è anche Enza, 32 anni, che dopo la laurea in Scienze della Comunicazione indirizzo giornalismo ha collezionato sei stage: «Raramente da queste esperienze sono nate concrete prospettive lavorative». Dopo la scuola di giornalismo è finalmente diventata professionista, ma «ancora oggi» racconta «c’è chi risponde alle mie richieste di lavoro con una proposta di stage». Il che non la rende, comprensibilmente, troppo fiduciosa sul suo futuro: «Dal giornalismo “classico” non mi aspetto molto: quello che ieri sembrava il naturale approdo dei miei studi, oggi mi appare come una meta irraggiungibile». Una sfiducia condivisa da Letizia, salernitana trapiantata a Torino: «La logica delle grandi redazioni mi ha deluso: la realtà che ho visto durante gli stage è molto lontana dal giornalismo che sognavo. Per questo ho accettato subito la proposta dei miei amici di mettere su un sito tutto nostro. Offline, grazie alle possibilità offerte dal web, ci permette di esprimerci in maniera aperta e indipendente e sviluppare un tipo di giornalismo libero, che dà conto solo ai nostri lettori. A nessun altro».
Il sito per questi giovani giornalisti è diventato il modo per fare il giornalismo che piace a loro, per farsi conoscere al pubblico e provare a non sottostare alle logiche spesso stritolanti del mercato dei media: «La nostra idea è quella di sviluppare una realtà editoriale, sul modello di un service, autonoma e indipendente rispetto alle fonti del giornalismo ufficiale» spiega la ventottenne Valeria, che nel curriculum ha anche un’esperienza come guida ambientale del Parco nazionale del Cilento: «Magari le entrate all'inizio saranno poche, se non nulle: ma quantomeno possiamo essere liberi di dire tutto quello che vogliamo».
Nei prossimi mesi il sito verrà registrato come testata giornalistica online, e chissà che attraverso i banner e il passaparola non riesca a diventare remunerativo per questi sei ex stagisti intraprendenti: «Quello che mi attira è la possibilità di respirare in uno spazio informativo non contaminato, creato da persone che conosco bene, dove non ci sono capi, gerarchie, notizie da privilegiare. Dove puoi parlare e pensare inaltreparole, per l’appunto» chiude Andrea, siciliano 34enne laureato in filosofia, l’unico dei sei che finora sia riuscito ad agguantare un vero contratto giornalistico presso una grande testata: «L’unico problema è che molteplicità e libertà, il più delle volte, nel mondo reale non pagano. In senso letterale: non ti danno uno stipendio. Magari la redazione del nostro sito farà la rivoluzione. Siamo testardi!».
Eleonora Voltolina
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