Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, un problema sottovalutato
12 anni, 3 mesi fa di Ilaria Mariotti
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Piastrellisti, carpentieri, camerieri, meccanici, parrucchieri. Sono alcune delle professioni meno ambite in Italia stando ai dati messi in luce da una recente indagine di Confartigianato, in base alla quale circa il 65% delle offerte di lavoro che riguardano mestieri artigianali rimane pressoché ignorato. Stessa sorte anche per ciabattini, mulettisti o infermieri, introvabili secondo altri dati pubblicati da uno studio di Fondimpresa del Veneto. Da un'indagine del senatore Pietro Ichino, molto impegnato su questo tema, emerge come gli skill shortages - …
Mvagnoni
12 anni, 3 mesi fa
Ricordiamo anche la genialata tutta italiana: "abbreviamo i tempi dell'università, laurea breve di tre anni invece di quattro". Dopodichè che è successo? Gli anni sono diventati cinque!
In altri Paesi i laureati sono davvero pronti per lavorare a 22 anni.
Mvagnoni
12 anni, 3 mesi fa
Dunque, secondo me questo è IL problema capitale in questo momento, almeno riguardo il discorso disoccupazione. Perchè la matematica non è un'opinione: se da una parte ci sono "buchi" così grandi, e dall'altra c'è tanta gente disperata, è evidente che c'è un problema enorme.
Ora il punto non è soltanto la discrepanza tra le aspettative del laureati, che vanno cercando un lavoro "nobile", e la reale offerta. Il punto è che se, dopo aver investito cinque-sei-sette anni della mia vita, devo ricominciare tutto daccapo e magari sborsare un fiume di soldi in corsi di formazione (perchè non so se qualcuno si è accorto che esiste un fiorentissimo mercato di sciacalli che prospera sulla pelle dei disoccupati), qualche remora mi viene, e allora cercherò piuttosto in tutti i modi di impiegare il mio titolo di studio, se necessario anche espatriando. Oppure cercherò in tutti i modi di trovare un ripiego, una scappatoia, quale che sia, accettando anche lavori infimi e dequalificati e sfruttati a contratti di una settimana.
Il punto è che anche i mestieri artigianali necessitano di una formazione e un lungo apprendistato, che chi ha già conseguito una laurea molto spesso non può più permettersi, e per età, e per motivi economici.
Ora, posto che la situazione sia questa, cosa si fa? Se la barca sta affondando, che facciamo? La facciamo affondare o mettiamo in atto tutte le misure e strategie per impedirlo? E soprattutto, chi è che deve intervenire per impedirlo? Evidentemente il capitano, che fuor di metafora non è difficile immaginare chi possa essere. (Perchè, attenzione: dire "dovete farcela da soli, sta a voi" significa gridare al si salvi chi può, il che significa che qualcuno si salverà anche, ma la maggioranza affogherà. E' questo che vogliamo?)
Quali possono essere queste strategie? Esistono fior di studiosi e analisti ed esperti, ma mi fregio di essere una persona pensante e perciò butto lì qualche ideuzza: per esempio uno sforzo da parte dello Stato per creare una panoramica vera della realtà occupazionale, dei settori nei quali c'è opportunità di impiego. Per esempio uno sforzo da parte dello Stato per offrire a chi lo desidera la possibilità di riqualificazione o ricollocazione, con un sostegno economico concreto (che ritornerà tutto attraverso quelle tasse che i milioni di disoccupati oggi non pagano). Perchè se anche io decidessi oggi di diventare una parrucchiera, chi mi pagherebbe un corso di diecimila euro? Come farei a stare altri tre anni senza lavorare e senza guadagnare? Allora non mi parlate di snobismo, o di aspirazioni intellettuali, perchè qui si tratta di problemi molto concreti.
Poi dovrebbe esserci un'attività capillare di incontro tra domanda e offerta, che in Italia è assolutamente inesistente.
Poi si potrebbe finalmente ridurre l'inferno di burocrazia che strozza qualsiasi ipotesi di imprenditorialità (parole di un commercialista: se vuoi avviare un'attività, fallo illegalmente, perchè se lo fai legalmente sarai perseguitato tutta la vita dalle carte e dalle tasse).
Poi...poi...con un po' di fantasia se ne possono trovare milioni, di strategie e misure. Invece...invece governi su governi, ministri su ministri, che lanciano allarmi e fanno facce preoccupate e poi non si fa NULLA, assolutamente NULLA. Pensiamo forse che debba essere Dio a risolvere i nostri problemi? O che si risolvano magicamente da sè? Chi dovrebbe essere a farlo? Ripeto, io posso anche risolvere il mio problema domani, ma resta che qualche centinaio di migliaia di miei coetanei resteranno nella stessa situazione, e allora non sarà una vittoria per nessuno.
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