Tornano gli stage da mille euro al mese al ministero della Cultura, ma non è proprio una buona notizia

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 05 Apr 2024 in Notizie

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Puntuale anche quest’anno è arrivato il bando 2024 per l’attivazione di 133 tirocini formativi e di orientamento per giovani fino a 29 anni, «che saranno impiegati per la realizzazione di progetti specifici, nell’ambito del sostegno delle attività di tutela, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale», nell’ambito del Fondo giovani per la cultura, presso gli uffici centrali e periferici e gli istituti del Ministero della cultura.  

Il ministro Gennaro Sangiuliano conferma di voler proseguire nelle politiche di utilizzo dei giovani all’interno di musei, archivi di stato e biblioteche pubbliche con tirocini formativi in uffici senza alcuna possibilità di sbocco lavorativo.

Il tirocinio durerà sei mesi con un impegno di 25 ore settimanali e un rimborso spese di mille euro lordi al mese. Un’indennità che fa gola, visto lo sfruttamento lavorativo dei giovani (e anche non più giovani) in ambito culturale, costretti spesso a lavorare a partita iva con retribuzioni molto basse. E sopratutto considerando che invece altri enti pubblici – come recentemente abbiamo denunciato, qui sulla Repubblica degli Stagisti, a proposito degli stage gratuiti alla Camera o al ministero dell’Istruzione – non prevedono neanche un euro di indennità per i tirocinanti.

Qui almeno la sostenibilità economica è assicurata, ma lo sbocco lavorativo invece è pressoché nullo: il tirocinio in un ente pubblico non potrà poi sfociare in un’eventuale assunzione, infatti anche questa volta nel bando si sottolinea che l’ammissione «non dà luogo in alcun modo alla costituzione di un rapporto di lavoro subordinato con il Ministero».  

Però l’articolo 7 specifica che al termine del programma formativo «è rilasciato un apposito attestato di partecipazione valutabile ai fini di eventuali successive procedure selettive nella Pubblica amministrazione». E, infatti, nell’ultimo concorso per oltre 500 posti bandito nel dicembre 2022 al Ministero della cultura (Mic), erano assegnati 5 punti «per ogni semestre di esperienza professionale acquisita mediante attività di tirocinio presso il Ministero della cultura», fino ad un massimo di 10 punti. Una decisione che, se da una parte almeno offre un vantaggio a chi si impegna in questi stage, dall’altra però quasi incoraggia i giovani a tentare la carta dello stage al Mic per provare poi un successivo concorso.

Il fine del bando è «attrarre i giovani più capaci e meritevoli»: per questo conferma «l’importo dell’indennità mensile previsto nel 2014 e 2015 (... ...) nella misura di mille euro lordi». Si applica, quindi, quanto previsto nelle modalità di accesso al Fondo giovani per la cultura del decreto legge del 2022.

È necessario un breve excursus storico: nel 2013 il ministero istituisce il “Fondo mille giovani per la cultura” e stanzia 1 milione di euro per l’anno seguente per promuovere tirocini per giovani fino a 29 anni. Sei anni dopo, in piena pandemia, il programma cambia nome: diventa “Fondo giovani per la cultura” ed è finanziato per 300mila euro per quell’anno e per un milione di euro annui per il seguente. Nel 2021 i posti messi a bando sono 130. Stesso numero per quello di fine 2022. Contando il programma in corso si arriva a un totale di 390 tirocinanti.  

Facendo un rapido calcolo, ad oggi il ministero ha speso per questi stage 2 milioni 340mila euro, quanto servirebbe per assumere a tempo determinato quattro funzionari e mezzo, come Alessandro Garrisi, presidente dell’Associazione nazionale archeologi aveva spiegato alla Repubblica degli Stagisti. Non risolverebbe il problema, ma darebbe a qualcuno un contratto vero.  E invece si continua con i tirocini a getto continuo.

Per chi comunque volesse partecipare alla selezione di quest’anno è necessario inviare la domanda direttamente online entro l’11 aprile: è possibile candidarsi per un massimo di due strutture ospitanti e due progetti formativi per struttura. I posti sono così suddivisi: 30 per la Direzione generale Archivi, 30 per la Direzione generale biblioteche e diritto d’autore, 30 per la Direzione generale musei, 10 per la Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio, 11 per la Direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali, 11 presso l’istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale e 11 presso il Segretariato generale.  

È necessario essere laureati da non più di 12 mesi, avere un voto di laurea alto (con un 110 e lode si hanno 14 punti), e visto che si cercano i “migliori”, ulteriori punteggi sono attribuiti per titoli di studio universitari o post, pubblicazioni, diplomi rilasciati dalle scuole operanti presso gli Istituti centrali e nazionali, dottorati di ricerca nelle materie della selezione, ma anche all’aver svolto periodi di collaborazione o tirocinio nei settori delle attività culturali. In quest’ultimo caso ben 20 punti. Con il solito paradosso di cercare l’eccellenza, ma offrendo solo uno stage. In questo caso, quantomeno, ben pagato. Ma sempre di stage si tratta.

Dopo una prima selezione per titoli, l’elenco degli ammessi al colloquio, che si svolgerà in modalità telematica, sarà pubblicato sul sito del ministero.

Ma perché continuare a offrire tirocini ai giovani? Il ministero è un ente con una spiccata volontà di formazione verso le nuove generazioni o nonostante i concorsi degli ultimi anni ha ancora forti carenze di organico a cui sopperiscono, appunto, i tirocinanti? Basta leggere qualche articolo degli ultimi anni sulle polemiche dei musei chiusi durante le festività per realizzare che la motivazione è la carenza di organico. Secondo il Piano integrato di attività e organizzazione 2024/2026 del ministero della Cultura, la carenza di personale raffrontando l’organico di diritto con il personale in servizio attraversa tutte le aree: operatori, funzionari e assistenti. Un esempio: nell’area funzionari il personale in servizio è pari a poco più di 3mila unità su un organico di diritto superiore a 5mila 500.  

Nonostante le numerose selezioni effettuate negli ultimi anni il ministero ha anche una pianificazione delle future procedure di reclutamento per un totale di 3mila persone tra nuovi concorsi e scorrimenti di graduatorie. Che coprirebbero però solo una parte del vuoto di organico, pari a 8.321 unità al 31 dicembre 2021.

Una buona notizia per i tirocinanti fino ad oggi però c’è: leggendo attentamente il Piano integrato di attività e organizzazione 2024/2026 si scopre che il ministero «si riserva la possibilità di valutare il ricorso al contratto di apprendistato e al contratto di formazione e lavoro, entro il 31 dicembre 2026, alla luce delle eventuali carenze di personale nell’area dei funzionari che si dovessero riscontrare all’esito delle procedure assunzionali in atto e non colmabili con altri strumenti». Vorrebbe dire che oltre ai concorsi presenti e futuri il ministero, finalmente, prenderà in considerazione delle forme di inserimento reali, giuste per i giovani. Senza illuderli per sei mesi con un tirocinio senza sbocchi.

Marianna Lepore

Foto di apertura di wirestock da Freepik
Foto in alto a destra di Ministero dei beni culturali in modalità CC BY

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