Nuove opportunità per i ragazzi che frequentano gli ultimi anni delle scuole superiori nella regione Campania: a fine aprile è stato presentato presso la Camera di commercio di Napoli dall'assessore regionale al lavoro, Severino Nappi e quello alla formazione, Caterina Miraglia, “Tirocini in azienda”. La misura è realizzata d’intesa tra il governo nazionale e la Regione e inserita nel Piano di azione coesione, il cui obiettivo è concentrare le risorse comunitarie su quattro priorità considerate strategiche: istruzione, agenda digitale, occupazione e ferrovie. Utilizzando una parte dei 100 milioni di euro del Fondo sociale europeo si attiveranno interventi per aiutare gli studenti nella difficile transizione dalla scuola al lavoro, per scegliere se proseguire gli studi o entrare direttamente nel mondo produttivo. Il progetto, che sulla carta ha ottimi obiettivi, nasconde in realtà non pochi lati oscuri.
L’azione è rivolta agli studenti del terzo, quarto e quinto anno della scuola superiore (15 per ogni istituto, ma il progetto potrà essere attivato anche con un numero minore di studenti purché non inferiore a 8) con priorità per gli allievi degli istituti professionali, tecnici e dei licei linguistici, che potranno svolgere tirocini dalle tre settimane (120 ore) fino a un massimo di otto settimane (320 ore) tra maggio e ottobre 2012. I fondi europei stanziati, però, non arriveranno agli stagisti, che avranno diritto solamente all'assicurazione - obbligatoria per legge - e a un rimborso per il trasferimento e l’eventuale vitto qualora la destinazione sia molto lontana.
La gran parte delle risorse finirà ai tutor, che con un contratto di prestazione occasionale riceveranno un compenso di 30 euro l’ora (fermi restando i massimali) in base alle ore di formazione svolte che risulteranno dai registri firma degli allievi. Il che vuol dire che per un tirocinio di tre settimane il tutor potrà intascare fino a 3.600 euro; se il tirocinio dovesse durare otto settimane la cifra salirebbe addirittura a 9.600 euro. Somme che in qualche modo torneranno all’azienda visto che i tutor saranno scelti proprio al suo interno. Ma soprattutto costi decisamente spropositati rispetto alle mansioni di tutoraggio. E visto che il programma prevede «un rapporto massimo di due tutor ogni otto studenti o di quattro ogni quindici» ecco che la cifra totale continua a salire. Eppure, nonostante siano i diretti beneficiari del provvedimento, «non sono indicate le modalità di selezione dei tutor stessi che, da quanto si apprende dal comunicato stampa apparso sul sito della Regione, saranno scelti direttamente dalle scuole e dalle aziende coinvolte»: lo ha denunciato all’Ansa Corrado Gabriele (nella foto a sinistra), ex assessore, oggi consigliere regionale e componente delle Commissioni lavoro e istruzione. Come se non bastasse, non sono poi stati delineati nemmeno i costi totali del progetto. In un’intervista l’assessore Nappi ha detto che sono disponibili circa 100 milioni di euro, ma Gabriele ha ribattuto che «non è richiamato nell'avviso pubblico del Burc n. 27 nessuna delibera né decreto di impegno di spesa, in palese violazione delle norme previste dal manuale del Fse».
C’è poi un altro elemento poco chiaro: il governo regionale ha chiesto e ottenuto che i tirocini siano svolti prevalentemente in Campania. Quindi un progetto che teoricamente avrebbe consentito ad alcuni giovanissimi di calarsi in realtà produttive totalmente diverse da quelle della propria regione e provare anche ad andare all’estero, acquisendo competenze difficilmente replicabili sul territorio, finisce per essere limitato alle aziende locali. La Regione ha infatti richiesto al Ministero istruzione università e ricerca di prediligere le aziende situate all’interno dei confini regionali per cercare, questa la motivazione ufficiale, di superare il forte “mismatch” tra formazione scolastica e richiesta di competenze dal mondo del lavoro. Richiesta subito accolta dal Miur che in questo caso, come per tutte le altre regioni Convergenza (Calabria, Puglia e Sicilia: regioni che rientrano nell’Obiettivo Convergenza dell’Unione Europea perché hanno un pil pro capite inferiore al 75% della media comunitaria) ha solo il ruolo di organismo intermedio e non di soggetto attuatore. In una successiva circolare si è quindi stabilito che «per favorire il raccordo tra il sistema scolastico e la realtà produttiva locale, gli stage/tirocini si svolgeranno prioritariamente presso aziende ubicate ed operanti all’interno del territorio regionale e, per la quota di mancata adesione da parte del sistema produttivo territoriale, nelle altre regioni italiane e/o all’estero». Il tutto in palese contraddizione con la precedente circolare del Miur in cui si evidenziava come il Consiglio dell’Unione europea ritenesse molto importante la mobilità per l’apprendimento, «sottolineando che fornire il più ampio accesso possibile alla mobilità per tutti, compresi i gruppi svantaggiati, costituisce uno degli obiettivi strategici principali della politica dell'Ue nel settore dell'istruzione e della formazione». Tanto che lo stesso Consiglio ha fissato come obiettivo che «entro il 2020 una media UE di almeno il 6% di persone tra i 18 e i 34 anni con una qualifica di istruzione e di formazione professionale iniziale dovrebbe avere trascorso un periodo di studio o di formazione connesso all'IFPI (inclusi i tirocini) all'estero con una durata minima di due settimane». La Campania, invece, preferisce puntare esclusivamente sulle proprie aziende, che non sembrano proprio essere dei modelli di produttività e delle fucine di posti di lavoro: come mai? Forse per evitare che i finanziamenti europei escano dai confini regionali?
Per velocizzare poi la selezione delle imprese interessate è stato affidato a Unioncamere Campania il compito di stilare un elenco per suddividere le aziende (che per partecipare non hanno alcun vincolo di grandezza) in settori merceologici coerenti con i numerosi indirizzi di studio.
Le aziende interessate avevano una prima scadenza il 4 maggio ma i termini per la presentazione delle candidature sono stati prorogati al 28 maggio. Le imprese che vogliono partecipare possono essere società di persone, di capitale, cooperative, consorzi, enti non commerciali e onlus con almeno una sede operativa in Campania e potranno consegnare la loro manifestazione di interesse a Unioncamere Campania. Scaduto il termine, Unioncamere trasmetterà l’elenco delle imprese all’Autorità di gestione del FSE che lo renderà disponibile sul portale istituzionale regionale - sezione FSE. A quel punto saranno gli istituti scolastici a contattare le aziende in elenco per verificare la disponibilità nell’attivazione dello stage e definire le modalità attuative dei tirocini.
Il progetto ha ricevuto l’appoggio di tutte le associazioni datoriali e sindacali della Regione e della Confcommercio Campania e l’assessore Nappi ha evidenziato la possibilità che i ragazzi avranno di mostrare subito in azienda le loro capacità, dichiarando: «Abbiamo effettuato questa scelta di coinvolgere direttamente le scuole e le imprese per favorire il sistema produttivo regionale cercando di rafforzare le possibilità lavorative dei nostri studenti e futuri lavoratori».
Nonostante il progetto avesse sulla carta l’aspetto positivo di creare un ponte tra la scuola superiore e il mondo del lavoro e ridurre il tasso di disoccupazione che, secondo recenti dati Istat, nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni ha raggiunto il 44,4% ben nove punti sopra la media nazionale, nell’applicazione in Campania la misura “Tirocini in azienda” perde di vista un punto fondamentale. La circolare del Miur scrive che «le azioni attivate dovranno contribuire a dotare i cittadini delle conoscenze e delle abilità di cui l’economia e la società europee necessitano per rimanere competitive e innovative». Nell’applicazione campana, invece, i giovani sceglieranno che strada intraprendere per il loro futuro basandosi solo sulla realtà locale che, anche in termini di futura occupazione, potrà offrirgli meno possibilità.
Marianna Lepore
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