Benedetta Mura
Scritto il 07 Giu 2022 in Approfondimenti
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La proposta di legge sui tirocini curriculari torna al centro dell’attenzione. Nonostante l’approvazione del testo unico avvenuta lo scorso maggio, sono tre i nodi che ancora non sono stati sciolti: indennità per gli stagisti, sanzioni ai soggetti ospitanti e regolamentazione dei tirocini per lauree abilitanti. A far emergere le discordanze ci ha pensato la ministra dell’Università Maria Cristina Messa durante l’audizione che ha riunito le commissioni Cultura e Lavoro lo scorso 31 maggio. Le forze politiche in campo non hanno ancora trovato un pieno accordo su diverse tematiche che, anzi, mettono ai poli opposti i rappresentanti di sinistra e destra e che non convincono la stessa ministra. I punti di discordia, però, devono essere risolti al più presto, anche perché in caso contrario c'è il rischio di bocciatura del provvedimento alle Camere.
«Intervenire con una disciplina normativa specifica capace di regolare i tirocini curriculari è un aspetto molto positivo», ha detto Messa: «Finora c’è stata frammentarietà di interventi normativi e vogliamo superarla». In merito al monitoraggio trasparente di questo tipo di tirocini, e all'introduzione della comunicazione obbligatoria (così come già avviene per gli extracurricolari), la ministra si è espressa decisamente a favore: «È uno strumento orientato al raggiungimento dei migliori livelli di qualità dell'università. Il sistema accademico saprà farsene carico nonostante costituisca un certo aggravio» ha detto – anche se in realtà la preoccupazione della ministra è priva di fondamento poiché l'onere della comunicazione obbligatoria ricade sul datore di lavoro, che nel caso degli stage è il soggetto ospitante, e non il soggetto promotore (che solo in rari casi viene delegato dal soggetto ospitante a espletare questa pratica).
Parole di positività e fiducia quelle della ministra, miste a una serie di obiezioni che non sono passate inosservate. «Una parte della proposta di legge, orientata a prevenire abusi nei tirocini curriculari, non ha ragione di essere estesa agli stage svolti nelle strutture pubbliche perché in questi casi non esistono possibili distorsioni applicative». In realtà la garanzia di qualità degli stage nelle strutture pubbliche è ben lungi dall'essere un dato di fatto: basta tornare indietro con la mente ai casi eclatanti dei superstage in Calabria e non solo, negli uffici giudiziari, nelle biblioteche, nei musei con mansioni di volantinaggio... Insomma, la dichiarazione della ministra appare azzardata, o quantomeno un po' troppo ottimista.
Un altro punto critico della proposta di legge è l’indennità. «Questa deve essere valutata nel sistema universitario soprattutto sotto il profilo della sua sostenibilità economica. Dato che una buona parte dei tirocini ha un’applicazione in ambito pubblico, per il riconoscimento dell’indennità dovranno essere trovate delle risorse economiche tali da sostenere i bilanci di università e istituzioni pubbliche, per un onere che è essenzialmente formativo», ha sottolineato Messa.
Condividono questo pensiero anche le esponenti del centrodestra Ella Bucalo (Fratelli d’Italia) e soprattutto Valentina Aprea (Forza Italia), che nel suo intervento è stata categorica: «Siamo fermamente contrari all’indennità aggiuntiva per tutti i tirocinanti. Crediamo che sia una forzatura. Si potrebbe arrivare a un compromesso come il compenso forfettario per trasporti e vitto. Ma se verranno mantenute le indennità a 300 euro e le sanzioni contro i soggetti ospitanti allora Forza Italia non voterà questa legge».
Ad essere favorevole all’indennità invece è il ministro del Lavoro Andrea Orlando, che durante una precedente audizione alla Camera, lo scorso 25 maggio, aveva affermato che i tirocini curriculari devono prevedere un compenso adeguato per competere con le offerte estere e trattenere la forza lavoro in Italia soprattutto per i milioni di ragazzi che trovano nello stage il primo contatto con il mondo del lavoro. A far ben sperare è anche il numero dei tirocini extracurriculari che dal 2012 – anno di introduzione delle prime indennità obbligatorie regionali – al 2019 sono praticamente raddoppiati, passando da 185mila a 356mila. Un dato che parla da solo e che spiana la strada anche per i curriculari.
Osservazioni a parte, Messa ha anche tracciato delle linee guida che hanno fatto riflettere i primi firmatari della proposta presenti all’audizione: Massimo Ungaro (Italia Viva), Rosa Maria Di Giorgi (Partito Democratico) e Manuel Tuzi (Movimento 5 Stelle).
La ministra ha messo l’accento sulla necessità di regolamentare i tirocini per i corsi di laurea professionalizzanti (come medicina, odontoiatria, veterinaria), ovvero quelli per cui con la legge n. 163 del novembre 2021 è stato abolito l’esame di Stato per l’abilitazione, sostituito dal semplice ottenimento della laurea alla fine del percorso universitario. Nella proposta di legge, infatti, mancano ancora delle disposizioni precise ma sia Tuzi che Di Giorgi hanno assicurato che nella fase emendativa provvederanno a colmare questa lacuna. «Quando abbiamo iniziato a lavorare a questa proposta il contesto normativo era diverso e anche in termini numerici i dati di Almalaurea non consideravano l’aggiornamento delle lauree abilitanti», ha sottolineato Tuzi. «È importante conoscere i dati perché danno un quadro della situazione. Solo così si può sapere dove e come agire. Speriamo di poter conoscere questi dati dal suo dicastero il più presto possibile in modo tale da fare i corretti emendamenti». Anche Di Giorgi ha rassicurato l’aula: «Il tema delle indennità è delicato e ha creato un dibattito anche all’interno dei partiti, ma troveremo una sintesi. La quantità di lauree abilitanti che abbiamo messo in campo prevedono una serie di ore di tirocinio che dovranno essere messe a punto».
Tra critiche, dubbi e osservazioni nelle commissioni Cultura e Lavoro si respira comunque un clima di cooperazione. Nonostante alcune resistenze sui temi più delicati, le forze politiche chiamate in causa rimangono aperte al dialogo e i promotori della proposta di legge sono pronti a rivedere il testo. La fase emendativa si aprirà a breve e durerà per tutta l’estate, nella speranza che verso settembre il provvedimento possa passare velocemente al Parlamento e al Senato per la votazione. L’obiettivo dev'essere «stimolare l’università a migliorare» come ribadito in aula anche dalla ministra: «Vogliamo garantire maggiore qualità agli gli studenti che in tutti questi anni hanno dimostrato che i tirocini sono veramente utili».
Benedetta Mura
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