Qualche mese fa la Repubblica degli Stagisti ha ricevuto una richiesta d'aiuto. Denis [nome di fantasia: il lettore preferisce che il suo vero nome non appaia] brillante neolaureato, era molto arrabbiato: nella sua mail all'indirizzo di posta elettronica help[chiocciola]repubblicadeglistagisti.it raccontava di essere finito a distribuire volantini per un museo, il Macro di Roma. Mandato lì attraverso l’ufficio stage della sua università in qualità di tirocinante: «Nel progetto formativo c'era scritto un pò di tutto: del resto ogni job description di stage che si rispetti è sempre molto vaga, così da farvi rientrare qualsiasi mansione. Però quella di distribuire volantini e attaccare locandine, nel caldo torrido di luglio, era davvero inaccettabile». E infatti Denis non accetta: si rivolge in prima battuta alla sua università, che però non fa altro che dirgli che se vuole può interrompere il tirocinio, e poi scrive alla Repubblica degli Stagisti.
«Volantinare gratis è un’attività che io posso fare o per soldi o per motivi politici, non per uno stage. Quindi mi sono fatto fotografare da un amico mentre facevo queste attività, per avere una documentazione inoppugnabile di quel che stava succedendo». Denis lascia il museo e per formalizzare il reclamo manda all’ufficio stage dell’università anche un fax, in cui si legge: «Considero molto grave che gli stagisti debbano fare lavori di hostess e volantinaggio, a meno che queste non rientrino espressamente nelle attività descritte nel progetto formativo, perché tali mansioni non sono né formative né edificanti. È mio desiderio fare presente queste irregolarità al fine di migliorare il servizio di orientamento e collocazione professionale. È avvilente trovarsi a che fare con chi ha solo voglia di sfruttare le potenzialità degli stagisti senza poi aver la minima intenzione di formarli per inserirli nel proprio staff. La segnalazione è finalizzata ad evitare ad altri miei colleghi universitari di ritrovarsi nelle mie stesse condizioni».
Il passo successivo però, cioè portare il suo reclamo e le foto alla DPL di Roma, Denis non se la sente di compierlo: « Il mio nome sarebbe saltato fuori, avrei dovuto parlarne con gli altri stagisti, e non so come avrebbero reagito. Quando si dice fra di noi che le cose non vanno bene si è sempre tutti d'accordo, ma quando si deve andare a denunciare si rimane soli». Denis è frenato dal timore di «bruciarsi» nell’ambiente dei musei italiani: « Non me la sento di fare grandi rivoluzioni. All'inizio ero partito in quarta, facendomi fare anche le foto; poi ho temuto che un’azione frontale, come far venire gli ispettori, mi avrebbe potuto portare più danni che benefici. E ho lasciato perdere: ho avuto paura di non riuscire poi a trovare lavoro in altri musei, di subire ritorsioni».
Dal canto loro, l'ufficio stage dell'università e il museo scelgono di minimizzare l'accaduto. «Non siamo intervenuti» spiega alla Repubblica degli Stagisti Roberto Reggiani, responsabile dell’ufficio stage dell'università Cattolica «perché non vogliamo fare maternage ai nostri stagisti. Una persona maggiorenne ha il diritto e il dovere di gestire i rapporti con l’ente ospitante in completa autonomia» [leggi l'intera intervista]. Non che Reggiani consideri il volantinaggio una mansione appropriata a uno stagista laureato: « È evidente che non è il massimo: ma il controllo non può passare attraverso l’università. Qui siamo in sette, di cui due part-time, a gestire 6mila tirocini». E conclude: «Il ragazzo ha fatto benissimo a interrompere lo stage, una mansione come il volantinaggio non era certo finalizzata all'acquisizione di ulteriori competenze».
Di diverso avviso Luca Massimo Barbero, direttore del Macro [leggi l'intera intervista]: «Io stesso sono andato in giro per la città a portare manifesti, lo faccio abbastanza spesso e sono anche laureato: lo facciamo tutti». I ragazzi, precisa, non vengono obbligati a farlo: «Non le definiamo mansioni: lo chiediamo e chi vuole lo fa». E fa una promessa alla Repubblica degli Stagisti: «Non manderemo più stagisti a fare volantinaggio».
Eleonora Voltolina
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