Dopo la grande campagna "Non + disposti a tutto" di un anno fa - partita attraverso un tamtam sul web e poi rivelatasi iniziativa della Cgil - anche il popolo di Twitter si mobilita a difesa di lavoratori precari e sottopagati. Con l’hashtag #nofreejobs (diventato un «trend topic») il social network sta raccogliendo nelle ultime ore decine e decine di messaggi di protesta contro datori di lavoro senza scrupoli che pagano stipendi da fame, sfruttando dipendenti e collaboratori, specie se giovani. E che offrono tirocini senza rimborso spese e a condizioni vessatorie. «Lavorare (gratis) debilita l’uomo» dice Essedomani. «Se voglio fare volontariato vado alla Caritas», ironizza Ladycaos. Ma non si tratta solo di slogan originali coniati da quella che sembrerebbe l’ultima versione degli indignati italiani. Sul wall compaiono anche storie vere come questa: «Stage per centralinista. Richieste: tre lingue fluenti, otto ore al giorno, minimo laurea triennale con votazione maggiore a 100. Paga: buoni pasto», sintetizzata da Geron1mus. O ancora: «Creazione e community management di dieci pagine Facebook di prodotto e Seo di un sito: 150 euro mese!!! Ma scherziamo?». Tutte facce di una stessa realtà che accomuna giovani - ma non solo - a un destino che vede preclusa ogni aspettativa di vita dignitosa. Naturale che a un certo punto la rabbia esploda, anche se per il momento si limita al web.
L’ideatrice dell'ultima iniziativa in ordine di tempo, che sta scatenando tanti "cinguettii", è l'esperta di social media Cristina Simone [nella foto], che racconta di essersi ispirata a un articolo di Wikiculture dal titolo «Caro blogger, ti pago 20 euro al mese e tu mi scrivi 40 pezzi». Facile intuirne il contenuto: l'autore - Stronco - parla di un’offerta di lavoro per blogger che prevede una retribuzione di 20 euro al mese per un minimo di 40 pezzi, senza mai scendere sotto i dieci alla settimana pena l’inadempienza. Facendo i conti, significa 50 centesimi a post. Stronco tenta di sdrammatizzare con l'ironia, ed elenca una serie di modi alternativi per guadagnare 20 euro, che vanno dal «chiederli alla nonna» fino al «suonare con un flauto in piazza». Il blogger Paolo Ratto rilancia il post e inventa un motto: «Gratis non si lavora. Si ozia». È qui che il web si scatena. Cristina crea sia una pagina su Facebook che una su Twitter, quindi l’hashtag che sta spopolando in questo momento.
È ormai qualche anno che l'insofferenza sta dilagando tra i giovani - come riporta quotidianamente questo sito. Inoltre, di recente Danilo Masotti, scrittore e consulente web, aveva sollevato la questione del lavoro non pagato sul suo blog del Fatto Quotidiano. E risale a poco tempo fa la vicenda di Flash Art, di cui la Repubblica degli Stagisti si è occupata e che è ora finita in tribunale con una querela da parte della ragazza a cui era stata dato della “mignotta”. Il Manifesto dello Stagista, online da circa un anno, ha da parte sua stilato una mappa europea di stage considerati indecenti.
La Repubblica degli Stagisti dal 2007 si batte per una giusta retribuzione dei giovani. Lo ha fatto prima con la Carta dei diritti dello stagista, che al punto 6 chiede un adeguato rimborso spese per gli stage (indicando 500 euro come minimo per gli stagisti laureati). E più di recente con l'iniziativa Milledodici, un progetto a cui già hanno aderito diverse imprese, che prevede contratti di lavoro di almeno 12 mesi per un minimo di mille euro netti al mese. Senza contare le centinaia di discussioni del Forum, su cui arrivano continue denunce contro casi di 'malostage' e lavori non remunerati.
«Quando lo dirà il governo? La rete dice no al lavoro sottopagato o gratuito», twitta ChiaraM_arch. «Perché non viene adottato il salario minimo anche in Italia?» si chiede Eleonora Voltolina nel suo ultimo editoriale. Saranno in tanti a chiedersi la stessa cosa. Sempre sperando, naturalmente, che #nofreejobs sia un'iniziativa genuina, e non il preludio al lancio di una qualche operazione di marketing.
Ilaria Mariotti
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