Un curriculum internazionale, tanta voglia di fare esperienza e un interesse particolare per l’Africa. Elva Bova, romana, 28 anni, racconta alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza come stagista al Fondo monetario internazionale.
«Dopo la laurea in scienze politiche alla Sapienza, con indirizzo economico, ho deciso di fare un master all’estero, alla School of Oriental and African Studies presso l'University of London. Qui mi sono specializzata in politica monetaria e al termine del master ho iniziato nella stessa università il dottorato di ricerca, grazie ad una borsa di studio messa a disposizione dal dipartimento dell’istruzione svizzero che segue il progetto. In questi anni ho fatto anche uno stage alla Banca centrale europea: 1200 euro più alloggio e un'ottima esperienza in ambito internazionale. Mi occupo di politica monetaria nei Paesi che basano la propria economia sulle materie prime, in particolare nel continente africano. Durante il terzo anno di dottorato ho deciso di presentare la domanda per il tirocinio del Fondo monetario internazionale: un’occasione importante, uno stage molto ben retribuito (tremila dollari al mese!) e un’opportunità che mi poteva aprire altre porte. Ho fatto domanda a gennaio e ad aprile mi è arrivata la risposta: potevo partire per Washington! Non ci sono date prestabilite e così ho deciso di svolgere le mie 12 settimane di stage tra il 1 giugno e il 26 agosto: sono partita per gli Stati Uniti dove già viveva un mio amico che mi ha aiutata a trovare un alloggio. In questo, infatti, l’Fmi non aiuta: il primo giorno ti spiegano tutto, come aprire un conto in una banca americana per ricevere l’accredito dello stipendio, come funziona il tirocinio, chi sarà il tuo tutor: ma per tutto il resto ci devi pensare da solo! Credo di essere stata ammessa allo stage per il mio progetto di dottorato: la selezione, infatti, avviene sulla base del curriculum e delle pubblicazioni presentate, ma è soprattutto sull’attinenza dei temi che si affrontano durante il dottorato, se sono tematiche vicine a quelle del Fondo. Nel mio caso, inoltre, credo che sia stato ben valutata anche la mia conoscenza in matematica: ho frequentato la scuola di econometria di Copenaghen che mi ha dato una buona preparazione in questo ramo.
Il mio supervisore mi ha lasciato molto libera di gestire il lavoro, dettandomi solo la tematica da affrontare: l’andamento del tasso di interesse nei paesi del Golfo rispetto a quello americano. Mi sono presa due settimane per impostare il lavoro, poi ho cominciato a confrontarmi con il supervisore ad ogni step, per farmi dare consigli e seguire le sue direttive. Al termine delle dodici settimane ho presentato il lavoro davanti al mio dipartimento: è un momento importante, dove si ricevono obiezioni e critiche su quanto fatto. Il lavoro, inoltre, è stato pubblicato e per chi fa un dottorato poter avere nel curriculum una pubblicazione del Fondo monetario è molto importante.
L’esperienza a Washington è stata positiva sotto tutti i punti di vista: ho avuto a disposizione una postazione tutta per me, i migliori software, accesso a banche dati illimitate, la possibilità di seguire conferenze e seminari come chi è assunto. Da un punto di vista umano, inoltre, ho trovato persone molto disponibili, sempre pronte ad aiutarmi quando avevo una difficoltà e con le quali siamo rimasti in contatto. Adesso sto terminando il mio dottorato e ho fatto domanda per entrare al Fondo monetario internazionale o alla Banca mondiale. Non so cosa accadrà nei prossimi mesi, ma so per certo che è troppo presto per tornare in Italia: le opportunità, soprattutto per chi è giovane, sono all’estero».
Testimonianza raccolta da Eleonora Della Ratta
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