Un fondo di rotazione da 9 milioni di euro per finanziare start-up innovative in Abruzzo. Lo ha lanciato la Regione tramite Fira, finanziaria che fa capo al Palazzo dell'Emiciclo, e in collaborazione con la Banca popolare di Lanciano e Sulmona e le Casse di risparmio delle provincie di L’Aquila, Chieti, Teramo e Pescara. Si chiama StartHope e dallo scorso 16 aprile ha iniziato a raccogliere le candidature da parte delle giovani imprese.
Come per la definizione di start-up innovativa contenuta nel decreto Passera, non si guarda all'età degli startupper, ma a quella della loro azienda: possono infatti presentare domanda quelle imprese costituite da non più di 48 mesi in cui la maggioranza del capitale è detenuto da persone fisiche. Oppure quei gruppi che abbiano un progetto senza avergli ancora dato una forma giuridica, ma si impegnino a farlo entro 60 giorni dall'accoglimento della candidatura. Altro vincolo di natura burocratica, quello di avere sede operativa in Abruzzo o comunque di essere disposti a trasferirla all'interno dei confini regionali nei due mesi successivi alla firma del contratto con Fira.
Questo fondo si impegna infatti ad entrare nel capitale sociale delle start-up che saranno ammesse, per una quota compresa tra il 15 ed il 45% ed un investimento massimo di 1,5 milioni di euro per ciascuna impresa. Tecnicamente le tipologie di intervento previste dal bando StartHope, le modalità con cui questo fondo si propone di sostenere le start-up, sono tre. La prima è quella del seed capital, l'investimento più rischioso: quello concesso nella fase iniziale di definizione del progetto aziendale. Poi c'è lo start-up capital, un finanziamento a realtà che si affacciano sul mercato ed hanno bisogno di una “spinta” per sviluppare e commercializzare il loro prodotto. Infine Fira può decidere di dedicarsi all'expansion capital, investendo in un'azienda che è già attiva ed è prossima al raggiungimento del punto di pareggio o addirittura in grado di produrre utile. In questo caso, il capitale aggiuntivo garantito attraverso i 9 milioni di questo fondo di rotazione servirà ad aiutare le imprese a conquistare nuove fette di mercato.
Quali saranno però i criteri sulla base dei quali saranno selezionate le start-up ammesse al finanziamento? Il bando afferma che gli interventi dovranno essere «strumentali» rispetto ad alcune «finalità», come l'innovazione di prodotto o servizio in settori ad alta conoscenza, il miglioramento dei metodi produttivi o distributivi, l'innovazione organizzativa e lo sviluppo sperimentale, il trasferimento tecnologico dalla ricerca alla produzione. All'atto pratico, nella valutazione delle richieste di finanziamento il fondo terrà conto di elementi come la rilevanza tecnico-scientifica delle proposte e il loro grado di innovazione, ma anche la possibilie ricaduta in termini di occupazione.
Una volta accolta la domanda - sono più di 150 quelle già presentate dall'apertura del bando - al momento del finanziamento verranno sottoscritti dei patti parasociali che dovranno definire le modalità di governance dell'azienda, ma soprattutto chiarire i meccanismi di disinvestimento. Il sostegno di Fira infatti non potrà durare più di cinque anni, trascorsi i quali le (ormai ex) start-up verranno accompagnate nella fase del cosiddetto go to market: la ricerca di nuovi soci di capitale piuttosto che della piena autosufficienza economica.
«Abbiamo scelto di investire in queste realtà perché il mondo sta cambiando: da parte pubblica non basta più il finanziamento, ma serve l'investimento: occorre selezionare buone idee e progetti che crescano e permettano di far rientrare i soldi, così che possano essere utilizzari per finanziare nuove imprese», spiega Rocco Micucci [nella foto a destra], presidente della finanziaria che fa capo alla Regione. I 9 milioni del fondo di rotazione arrivano dal bilancio di Palazzo dell'Emiciclo, ma il modello di gestione è ritagliato su quello delle società di venture capital. «Se non avessimo dato un taglio privato il progetto non avrebbe funzionato. Noi vogliamo far diventare l'Abruzzo una terra attrattiva per le start-up, vogliamo attrarre menti brillanti da Nord e da Sud, dai Balcani e da tutto il bacino del Mediterraneo». E anche la scelta del nome del progetto va in questa direzione: «l'obiettivo era quello di riaccendere la speranza, dare un segnale positivo e cominciare a credere nella crescita. In pochi giorni, però, abbiamo ricevuto oltre 150 candidature. Con questi numeri possiamo passare dalla speranza alla fiducia nel fatto che il futuro dipenda da noi».
Riccardo Saporiti
startupper@repubblicadeglistagisti.it
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