C'è tempo fino alla fine di settembre per candidarsi alla sessione primaverile dei circa venti stage annuali offerti dal Comitato delle Regioni di Bruxelles, organo consultivo della Ue. Alla Repubblica degli Stagisti ha raccontato la sua storia di ex stagista Sara Zatta, oggi 39enne, selezionata agli inizi degli anni Duemila.
Ho 39 anni e vengo da Fano, una cittadina delle Marche. Da ragazza ero affascinata dalla politica, erano gli anni in cui si parlava di estero, di Erasmus e di come la politica europea influenzasse la vita quotidiana di ogni cittadino, e così, sollecitata da mia madre, ho deciso di iscrivermi a Scienze politiche all’università di Bologna. Nel ‘97 ho vinto una borsa di studio Erasmus e nel settembre dello stesso anno 'sono sbarcata' in Belgio, all’Université Catholique de Louvain, un ateneo ricco di storia e frequentato da molti studenti stranieri; sei mesi di studio, divertimento ma anche e soprattutto di relazioni umane: ho conosciuto tante persone con cui oggi ho ancora rapporti di amicizia, dopo quasi vent'anni e nonostante la lontananza.
Ho amato così tanto l’esperienza a Louvain che in seguito ho partecipato al Servizio volontario europeo, nel 1999, e sono partita per Murcia (Spagna), dove per un anno ho lavorato al presso il Comune, nell’ufficio che si occupava dei programmi di scambio internazionali finanziati dalla Commissione europea (avevo vitto e alloggio pagato, più circa 150 euro al mese per le mie spese personali). Nel frattempo terminavo gli esami e scrivevo la mia tesi di laurea, uno studio comparato sulle organizzazioni non lucrative in Spagna ed in Italia.
Il mio sogno rimaneva l’Europa e lavorare in quel ambiente culturalmente stimolante, così ho ripreso la valigia e sono tornata a Louvain la Neuve dove a settembre 2000 mi sono iscritta al Master Européen en Sciences du travail. Mi sono specializzata in politica sociale europea e, tornata in Italia, ho cominciato a lavorare in un’azienda come responsabile commerciale estero per i paesi di lingua spagnola. Ma il richiamo dell’Europa era insopprimibile, dopo poco meno di un anno, tra il 2002 e il 2003, sono di nuovo partita per Bruxelles, per uno stage al Comitato delle Regioni: finalmente il mio sogno cominciava a realizzarsi!
Gli altri non capivano come mai avessi rinunciato ad un lavoro stabile e ben pagato per uno stage semestrale a soli 600 euro al mese, ma se non cerchiamo di realizzare i nostri sogni a 26 anni, quando lo facciamo? Il Comitato delle Regioni è stata una bellissima esperienza, ho conosciuto persone con le quali ancora sono in contatto, ho imparato a lavorare in modo completamente diverso rispetto alle mie precedenti esperienze. Collaboravo con i presidenti delle regioni italiane ed estere, preparavo le sessioni plenarie del Comitato e assistevo i membri italiani che si occupavano di tematiche sociali ed energetiche. Sono stati sei mesi molto dinamici, durante i quali ho dovuto decidere se tornare a casa (come hanno fatto gli altri sette stagisti) o cercare di andare avanti.
Sono restata, ho cominciato con uno stage non rimborsato (mi pagavano il pranzo) presso l’ufficio dell'eurodeputato italiano Enrico Boselli, che si occupava di politica sociale, e nel frattempo seguivo dei corsi di politica europea all’università di Louvain. Per mantenermi collaboravo come traduttrice all’Agence Europe e davo lezioni di italiano e spagnolo agli studenti. In quel periodo ho lavorato duramente e ho imparato molto, il mio impegno è stato apprezzato e mi hanno offerto un contratto vero e proprio. Non avevo tessere di partito né amicizie influenti, ero stata scelta tra tante persone per le mie capacità e per la mia voglia di apprendere. Durante il semestre di presidenza italiana, nel secondo semestre del 2003, ho cominciato a seguire in prima persona le riunioni, scrivevo gli emendamenti ai testi in discussione e ho pubblicato due documenti informativi uno sui lavori aticipi e l’altro sull’Europa e le donne, collaborando nel (poco) tempo libero con la rivista Université des femmes per la quale ho scritto alcuni articoli.
Con le successive elezioni ho affiancato un altro deputato, Ottaviano Del Turco, che ha poi assunto il ruolo di presidente della commissione parlamentare per gli Affari sociali. È quindi aumentato molto il mio coinvolgimento nella vita politica europea e sono diventata assistente parlamentare. In verità non è stato un anno facile, il lavoro era impegnativo, ma ho imparato l’arte della mediazione e della diplomazia; finché, con le elezioni regionali italiane, il deputato che assistevo è diventato presidente della Regione Abruzzo; così da assistente parlamentare sono diventata responsabile dell’ufficio della regione a Bruxelles, e a soli trent’anni mi sono trovata a essere la più giovane responsabile degli uffici italiani: un’esperienza unica e indescrivibile. Tra le varie attività, ho avuto anche la possibilità di organizzare degli stage per degli studenti. Oggi i miei stagisti lavorano a Dubai ed in India, siamo ancora in contatto e mi fa sorridere quando, dopo tanti anni, mi chiamano ancora 'capo'.
Dopo dieci anni a Bruxelles per motivi familiari sono rientrata in Italia: ho avuto la fortuna di trovare subito lavoro alla Business School dell’università di Bologna, dove mi sono occupata delle relazioni della scuola con le università straniere. Dal 2010 lavoro nel settore dell’energia rinnovabile, mi occupo di sviluppo di progetti energetici in Italia e all’estero per un gruppo industriale che ha sede a Bologna.
Devo la mia crescita lavorativa e soprattutto quella personale agli stage ed a tutti i programmi europei a cui ho partecipato, sono state esperienze uniche che mi hanno permesso di aprire la mente, di conoscere un mondo che non si può scoprire solo nei libri. Ho avuto la fortuna di conoscere tutor consapevoli del loro ruolo, disponibili ad insegnare, capaci di trasmettermi l’amore per il lavoro. Penso che lo stage debba essere una tappa obbligatoria per tutti i ragazzi che si apprestano a entrare nel mondo del lavoro, e credo sia una grande opportunità anche per le aziende. Consiglio quindi a tutti questa esperienza. Credo che le università e le amministrazioni pubbliche debbano sviluppare progetti che permettano ai giovani di andare all’estero e fare esperienza con persone della loro età, ma con abitudini e culture diverse.
Testo raccolto da Ilaria Mariotti
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