Il dibattito che lo scorso 6 maggio ha chiuso a Bruxelles la Settimana europea della gioventù, come denunciato proprio qui sulle pagine della Repubblica degli Stagisti, non è stato all’altezza delle aspettative. In particolare i rappresentanti degli Ideas Lab - proposte dei giovani su vari temi, tra cui lavoro e imprenditorialità - sono stati avvisati all'ultimo momento di un cambio di programma, e inoltre hanno avuto solamente 7 minuti a disposizione, in tutta la giornata, per poter esporre ai politici le idee emerse dai loro focus group. La Repubblica degli Stagisti ha chiesto chiarimenti sull’accaduto a Silvia Costa, parlamentare europeo e presidente della Commissione Cultura e istruzione, che avrebbe dovuto partecipare al dibattito del 6 maggio, ma ha dovuto dare forfait - «Sono dovuta tornare di corsa in Italia per problemi famigliari» - ed è stata sostituita da Krystyna Łybacka, «un’altra componente della Commissione esperta del tema». La Costa conosce l’argomento perché in seguito, l’8 maggio, ha partecipato a Roma al confronto con i giovani sugli Ideas Lab organizzato dall’Agenzia nazionale per i giovani.
Cosa ne pensa dei due progetti ideati dai ragazzi italiani, «3L - Living Lab to Learn» e «JOY: Job Opportunities 4 #Youth»?
Queste idee non solo sono serie, ma sono coerenti con il lavoro della Commissione che presiedo. Stiamo infatti preparando un rapporto di indirizzo da inviare al Parlamento sul rafforzamento dell’alternanza scuola-lavoro: vogliamo che durante gli studi i giovani abbiano maggiori possibilità di fare esperienza in ambiti professionali per ottenere competenze chiave trasversali, come l’auto-imprenditorialità e la capacità di lavorare in gruppo. Bisogna consentire a tutte le scuole di costruire più collaborazioni con il mondo esterno, per dare vita a un’«alleanza della conoscenza». In Commissione abbiamo già discusso di questo circa tre mesi fa, confrontando i vari modelli esistenti nei Paesi europei: è emerso che dove si riesce a integrare attività di studio e pratica lavorativa, c’è minore disoccupazione giovanile e maggiore capacità di offire competenze trasversali ai ragazzi. Germania, Austria e in parte la Francia e la Repubblica Ceca sono i Paesi con le esperienze più interessanti al riguardo. Al momento l’Italia su questo tema non si posiziona bene, ma devo dire che con la riforma della «buona scuola» il nostro Paese si è incamminato sulla strada giusta.
Quando sarà pronto il rapporto della sua Commissione?
Vorremmo farlo votare al Parlamento entro luglio. Con questo studio vogliamo suggerire alla Commissione europea e agli Stati membri, prendendo ad esempio i modelli positivi già esistenti, le linee guida per rafforzare la capacità dei sistemi educativi di formare i giovani sia attraverso lo studio, sia attraverso le esperienze di lavoro. Inoltre il 10 giugno ci sarà a Bruxelles un’altra iniziativa importante riguardo le politiche giovanili. Verrà presentata l’Erasmus students and alumni association, che tra i membri ha la fondazione «garagErasmus», un progetto nato a Pisa per mettere in rete tutti i laureati che hanno fatto l’Erasmus. Adesso l’obiettivo è allargare l’idea e costruire una banca dati che raccolga tutti i soggetti, anche le associazioni e le istituzioni, coinvolte nelle esperienze di mobilità in Europa per studio o lavoro. Sono contenta che la Commissione europea abbia deciso di appoggiare questa iniziativa.
Tornando agli Ideas Lab, l’evento del 6 maggio non ha rispettato le aspettative: nel panel debate non si è discusso di lavoro. Si è ipotizzato che la Commissione europea abbia voluto dare un altro taglio politico al confronto con i giovani: è così?
Le istituzioni stanno cercando di dedicare più attenzione alle tematiche giovanili, ma secondo me non c’è ancora uno sforzo sufficiente. Mi spiace sapere che i ragazzi sono rimasti un po' delusi. Ho già chiesto un report sul panel debate, me lo devono consegnare. Non credo che la Commissione europea non abbia voluto affrontare la questione dal punto di vista politico, forse c’è stato un errore nell’organizzazione: se era di lavoro che si voleva discutere, bisognava invitare il commissario al Lavoro. Credo che invece, probabilmente, ci sia stato imbarazzo da parte del commissario all’Educazione e cultura, Tibor Navracsics, a parlare di impegni che non è lui a dover prendere in questo momento. Pensiamo alle dieci priorità del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker: non c’è una parola su educazione e cultura. Allora il mio timore è che su questi temi si dedichi un’attenzione di basso profilo. Spero non sia così, perché se continueremo a considerare lavoro ed educazione come due aspetti separati, non andremo da nessuna parte. La Commissione europea deve avere un approccio più orizzontale nell’affrontare le politiche giovanili. Bisogna però aggiungere che adesso si sta discutendo di un piano di investimenti europeo, per il quale l’Italia tramite la Cassa depositi e prestiti ha già messo 8 miliardi di euro, che tra l’altro prevede azioni per combattere la disoccupazione e in particolare quella giovanile.
I rappresentanti degli Ideas Lab sono stati avvisati del cambiamento di programma via email, pochi giorni prima dell’evento, scoprendo che si sarebbe parlato di intolleranza e antidiscriminazione.
Quel che è accaduto mi stupisce molto, mi sembra strano e cercherò di capire cosa sia successo. Bisogna dire che dopo i fatti di Parigi [la strage nella redazione di Charlie Hebdo, ndr], ad aprile si è tenuto un Consiglio dei ministri straordinario sul tema dell’educazione alla convivenza pacifica, al superamento degli estremismi, e quindi si era chiesto alla Commissione di organizzare iniziative su questi temi.
Ma allora forse i ragazzi non sarebbero dovuti essere informati prima che i risultati dei loro laboratori su lavoro e imprenditorialità non sarebbero stati discussi? Può rassicurare i giovani degli Ideas Lab italiani sul fatto che le loro idee saranno prese in considerazione?
È vero, bisognava impostare il confronto in altro modo, da subito. La mia Commissione non era tra gli organizzatori del dibattito, ma mi informerò sull’accaduto. Assolutamente io terrò conto delle idee dei ragazzi. D’altronde sul dialogo strutturato ci sono stati miglioramenti nell’ultimo anno. E per il prossimo autunno vorrei organizzare a livello europeo un incontro con le associazioni giovanili e le agenzie nazionali per fare una verifica di come stanno andando nei vari Paesi i progetti che abbiamo lanciato, come ad esempio la Garanzia Giovani. I ragazzi stiano tranquilli. A Roma ho visto la serietà con cui hanno posto i temi, quindi è nostro dovere rispondere alle loro questioni e io mi sento impegnata a farlo. Certo rimane il rischio che, non essendo le politiche giovanili tra le priorità di Juncker, esse vengano lasciate in secondo piano.
intervista di Daniele Ferro
@danieleferro
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