Un grande evento a Bruxelles ha celebrato, il 6 maggio scorso, la Settimana europea della gioventù. Ma le aspettative dei ragazzi che vi hanno preso parte - a quanto risulta dalle testimonianze raccolte dalla Repubblica degli Stagisti - sono state in sostanza deluse.
A marzo erano stati circa 600 i giovani che nei singoli Paesi dell’Unione, più gli altri Stati non Ue che partecipano al programma Erasmus+, si erano incontrati per gli Ideas Lab. Un gran movimento di persone (e di denarodella UE per rimborsare i costi di aerei, treni e bus) per permettere ai giovani europei di elaborare idee su quattro argomenti chiave che li riguardano: promozione delle opportunità lavorative, dell’imprenditorialità, della partecipazione alla vita civica e ai temi dello sviluppo durante l’Anno europeo per lo sviluppo 2015.
Una quarantina di delegati dei 600 giovani avrebbero poi dovuto riesaminare insieme a Bruxelles, il 5 maggio, le proposte provenienti dagli Ideas Lab delle singole nazioni, e infine discuterne il giorno seguente con importanti rappresentanti della politica europea.
Questo non è accaduto. Giovedì 30 aprile, sei giorni prima dell’evento principale della Settimana europea della gioventù, ai delegati è arrivata dalla Commissione europea il programma delle due giornate, nel quale c'era una sorpresa. A Bruxelles i rappresentanti dei giovani non avrebbero rielaborato gli Ideas Lab nazionali sui quattro argomenti chiave con lo scopo di presentarne ai politici un riassunto, ma avrebbero piuttosto partecipato a un nuovo Ideas Lab dal tema «Accrescere la partecipazione dei giovani per prevenire l'intolleranza e il comportamento antidemocratico»: è stato poi questo l’argomento discusso nel panel debate tra politici, rappresentanti di organizzazioni internazionali e giovani.
Alla presentazione del nuovo Ideas Lab internazionale - tenuta poi da due ragazzi [a sinistra nella foto] scelti tra la quarantina dei presenti a Bruxelles - sono stati dedicati esattamente sette minuti (guarda il video dal minuto 1.37.30 a 1.44.40). E sette minuti per ascoltare le voci dei giovani in una intera giornata, perdipiù dedicata espressamente alla gioventù, alla Repubblica degli Stagisti sembrano decisamente troppo pochi.
«C’è stata incoerenza fra le proposte fatte a livello nazionale, tramite i giovani coinvolti nell’associazionismo sui territori, e quello che dopo è successo a Bruxelles» si sfoga Martina Panzolato, 24 anni, consulente freelance di europrogettazione e rappresentante dell’Ideas Lab italiano «3L - Living Lab to Learn». «Mi sono chiesta, e come me credo molti altri rappresentanti, quale senso abbia avuto muovere tutte queste persone se poi non c’è stata corrispondenza tra il lavoro svolto nei singoli Paesi e la discussione a Bruxelles. La mia sensazione è che si sia voluto dare più importanza all’apparenza; invece io penso che di dibattiti autoreferenziali non ci sia proprio bisogno, perché a livello locale le associazioni giovanili realizzano un sacco di progetti ed è questo ciò che deve essere valorizzato».
Delusione trapela anche dalla testimonianza della rappresentante dell’altro Ideas Lab italiano, «JOY: Job Opportunities 4 #Youth». Racconta Giulia Colavecchio, 27enne dottoranda in diritti umani all’università La Sapienza di Roma e impegnata nelle attività dell’associazione Bios di Messina: «Siccome pochi giorni prima dell’evento ci era arrivata la mail con il programma, non sono rimasta poi così sorpresa di come siano andate le cose. Ma certo mi sono chiesta che fine avrebbero fatto le nostre proposte, corredate da prodotti audiovisivi ai quali non è stato dato nessun tipo di spazio nella discussione. A Bruxelles ho cercato chiarimenti, ma nessuno del personale con cui eravamo in contatto mi ha saputo rispondere».
La Colavecchio spiega inoltre che qualcosa è andato storto anche nell’organizzazione del gruppo internazionale di delegati: «C’era un forte sbilanciamento nella rappresentanza. Eravamo una quarantina, ma circa dieci erano portoghesi. Inoltre molti ragazzi, soprattutto del nord Europa, avevano anche meno di vent’anni. Quindi, oltre al fatto che ciò ha abbassato il livello della discussione, non poteva esserci corrispondenza tra le loro aspettative e quelle dei ragazzi più grandi, proiettati al mondo del lavoro». Certo la dottoranda non mette in dubbio la nuova tematica da discutere, cioè come combattere l’intolleranza e la discriminazione, fosse «comunque molto importante, ma non era possibile parlarne seriamente in così poco tempo. Infatti il risultato non è stato grandioso».
Altra nota negativa, le proposte dei giovani europei scaturite dagli Ideas Lab - che possono essere votate online fino al 30 giugno - non sembrano finora essere state promosse con molto impegno. Per accorgersene bastascorrere i voti ottenuti dalle singole proposte: in totale poche centinaia, a fronte di un bacino di decine di milioni (secondo gli ultimi dati Eurostat, nell’Unione europea i giovani tra i 15 e i 29 anni sono circa 90 milioni).
La Repubblica degli Stagisti ha chiesto un parere sull’evento di Bruxelles a Johanna Nyman, presidente dell’European Youth Forum, organizzazione che ha indicato gran parte dei facilitatori che hanno condotto gli Ideas Lab a livello nazionale e poi europeo. «Non so perché il programma sia stato cambiato, il lavoro sugli Ideas Lab non era di mia competenza. Spero comunque che le proposte dei ragazzi saranno considerate». La Nyman sembra preferire la strada della diplomazia, ammorbidendo le critiche all'Ue sull'organizzazione dell'evento: «In ogni caso è importante che rappresentanti della Commissione europea abbiano ascoltato i giovani su temi fondamentali come la lotta alla discriminazione e all’intolleranza, per la quale servono anche più opportunità di educazione e lavoro. Spero anche che la politica europea si apra ancora di più al confronto con i giovani, non solo in eventi come quello di Bruxelles ma in modo continuativo, e credo che l’Unione debba lasciare ai giovani più tempo per presentare le proprie idee».
Una probabile spiegazione sul motivo per cui il programma finale sugli Ideas Lab sia stato cambiato la offre invece Paola Trifoni, coordinatrice della Settimana europea della gioventù per l'Agenzia nazionale giovani: «Secondo me non c’è stato un dibattito sulle tematiche iniziali proposte per una questione di carattere politico. La Commissione avrà ritenuto di dare un altro taglio al dibattito». Trifoni sottolinea comunque un aspetto positivo di tutta la vicenda: «Mi sembra importante che a gruppi di giovani sia stata data la possibilità di incontrarsi, scambiarsi idee ed elaborare progetti. Almeno in Italia ho notato nel gruppo la volontà di proseguire». Su questo concorda Martina Panzolato: «Nei territori porteremo avanti i nostri progetti, facendo rete tra di noi, dal basso. Almeno #finchécisicrede, si potrebbe dire con un hashtag».
Daniele Ferro
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