Nuovo bando per tirocini ex art. 73 in Cassazione: il rimborso spese arriverà?

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 07 Ago 2018 in Notizie

Corte di Cassazione tirocini ex art. 73 tirocinio

L'Italia è il Paese dei paradossi. E un paradosso è che, proprio quando dopo tanti anni finalmente i tirocinanti extracurriculari hanno diritto adesso a ricevere un rimborso spese, vi sia una delle più importanti istituzioni italiane, la Corte di Cassazione, che grazie a una leggina ad hoc può organizzare al suo interno percorsi di tirocinio per laureati in Giurisprudenza, con un trattamento assurdamente vessatorio verso questi tirocinanti: niente rimborso (forse, assegnato a posteriori, senza certezze), niente copertura assicurativa e Inail. Una situazione allucinante: se uno di questi tirocinanti cadesse da una scala all'interno del Palazzo di giustizia, nessuno sa cosa succederebbe. Una situazione inaudita.

Eppure la Corte di cassazione è “recidiva”, e di recente ha pubblicato un nuovo bando di tirocini formativi  con scadenza 10 settembre, aperto a sessanta candidati under trenta laureati in giurisprudenza, senza prevedere alcun rimborso spese.

Nel testo del bando, pubblicato lo scorso 21 giugno sul sito dell’organo supremo della giustizia, si legge chiaramente infatti che «lo svolgimento del tirocinio non dà diritto ad alcun compenso
».

Qui è d’obbligo fare un passo indietro per capire di quali stage si stia parlando. Perché questo tipo di tirocini è stato introdotto dal cosiddetto decreto del Fare del governo Letta che, all’articolo 73 del decreto legge 69/2013, introduceva la possibilità per i laureati in giurisprudenza più meritevoli di effettuare stage negli uffici giudiziari, quindi tribunali, corti di appello e anche corte di Cassazione. Già all’epoca non era previsto un rimborso spese, nonostante proprio in quella fase le normative regionali si stessero avviando verso l’introduzione di un emolumento mensile obbligatorio. Così alla fine al decreto venne aggiunto un comma che introduceva il riferimento a «una borsa di studio in misura non superiore ad euro 400 mensili». Soltanto in seguito, con un decreto nel luglio 2015 si stabilirono le modalità di attribuzione delle borse di studio in questione, secondo parametri Isee, restringendo sensibilmente la platea destinataria, che nel frattempo era cresciuta.

Così, nonostante il contributo fondamentale dato anche da questi tirocinanti per realizzare l’Ufficio del processo, in questi tre anni non è stato garantito a tutti lo stesso corrispettivo per il lavoro svolto. Con ritardi rilevanti e situazioni paradossali. Ad esempio, solo a metà aprile di quest’anno il ministero ha pubblicato la circolare con le istruzioni operative per richiedere le borse di studio relative al 2017: insomma, istruzioni retroattive e rimborsi erogati molti mesi dopo la prestazione di stage! E come se non bastasse, queste istruzioni specificavano come le borse potessero essere assegnate solo per il periodo di tirocinio dal primo gennaio al 30 dicembre - con la conseguenza che chi avesse cominciato lo stage prima o finito dopo tali date in pratica avrebbe ricevuto un rimborso spese decurtato, solo per una parte del periodo. Per giunta ne avrebbero avuto diritto solo i tirocinanti con un Isee inferiore ai 42mila euro. Risultato: 1.300 giovani ingiustamente esclusi dall’assegnazione dell’emolumento, come più volte denunciato dai diretti interessati anche sui social, in primis Facebook.

Teoricamente, anche nel caso di questi tirocini in Cassazione il ministro della giustizia dovrebbe il prossimo anno determinare con un decreto pubblicato tra maggio e luglio l’ammontare delle risorse destinate anche per questi stagisti. Che negli ultimi anni sono sempre state in quantità minore rispetto al totale dei partecipanti. Di solito, però, nei bandi precedenti presso gli uffici giudiziari o le corti di appello, vi era il riferimento alla «borsa di studio» - comunque non assicurata a tutti. In quest’ultimo bando, invece, non si fa alcun cenno diretto a questa possibilità.

Certo, questo tirocinio può effettivamente essere una palestra per coloro che vogliono percorrere la strada della magistratura o quella forense e rappresenta per gli aspiranti magistrati l’unico canale alternativo alle scuole di specializzazione per le professioni legali, come racconta chi ci è direttamente passato, fino ad oggi per la sola corte di Cassazione un totale di 120 tirocinanti (con un primo bando pubblicato a fine 2016 per 60 stagisti e un altro a luglio 2017 sempre per 60 tirocinanti). Ma vi sono anche molti limiti. Il primo fra tutti è proprio quello relativo all’indennità e, quindi, l’incertezza di ricevere una borsa di studio e la mancanza di una copertura assicurativa. Ma ci sono anche dei limiti formativi, come proprio due ex tirocinanti hanno evidenziato a ottobre dell’anno scorso in un articolo pubblicato sul sito dell’associazione nazionale magistrati. In cui scrivono: «non vi è uniformità nell’accertamento e nel monte ore da svolgere, che può differenziarsi in base agli uffici giudiziari, non garantendo un trattamento equo tra i diversi stagisti e creando difficoltà al tirocinante nell’organizzazione delle compatibili attività formative».

Per quanti, però, volessero partecipare al bando, la scadenza per consegnare la propria domanda è lunedì 10 settembre presso l’Ufficio sel segretario generale nel palazzo della Corte di Cassazione, a Roma, oppure via email all’indirizzo tirocini [chiocciola] cassazione.it. Gli stage partiranno a ottobre 2018 e dureranno complessivamente 18 mesi, fino ad aprile 2020, suddivisi in una prima fase teorica e una seconda pratica. Non sarà richiesta una presenza continuativa per un anno e mezzo: i tirocinanti selezionati, infatti, dovranno essere presenti almeno due giorni a settimana, mentre negli altri giorni potranno continuare a svolgere la pratica forense o notarile o frequentare le scuole di specializzazione per le professioni legali. I requisiti richiesti, oltre alla laurea in giurisprudenza con un punteggio non inferiore a 105/110 e il limite dei trent'anni, sono: non aver riportato condanne penali per delitti non colposi e aver conseguito una votazione media di almeno 27/30 negli esami di diritto costituzionale, privato, processuale penale, diritto del lavoro e amministrativo.

Visto che è molto probabile che le domande superino il numero di posti a disposizione, a quel punto costituisce titolo preferenziale nell’ordine: la media dei punteggi degli esami, il punteggio di laurea e la minore età anagrafica.

Entro il 20 settembre verrà stilata una graduatoria provvisoria degli ammessi e i tirocini prenderanno il via dal primo ottobre. Saranno esclusi dalla partecipazione tutti i candidati che stanno svolgendo un tirocinio presso un diverso ufficio giudiziario.

Il tirocinante sarà affidato a un presidente o consigliere della Corte assistendolo nello svolgimento delle attività: parteciperà a ogni settore dell’organizzazione della Corte, assisterà alle udienze del processo, procederà allo studio dei fascicoli e alla predisposizione degli elaborati richiesti dagli affidatari. Gli stagisti saranno sottoposti a una valutazione semestrale e, una volta terminato lo stage, il presidente di sezione trasmetterà al Primo Presidente una relazione sull’esito del periodo di formazione in base alla quale sarà rilasciato l’attestato di «positivo svolgimento». Non una carta qualsiasi, perché l’esito positivo ha una pluralità di possibili utilizzi: è valutato per un periodo pari a un anno di pratica forense, notarile e di frequenza delle scuole di specializzazione per professioni legali; costituisce titolo per l’accesso al concorso da magistrato ordinario; è considerato titolo di preferenza per la nomina a giudice onorario e a vice procuratore onorario, nei concorsi indetti dall’amministrazione della giustizia – anche quella amministrativa e l’avvocatura dello Stato – e nelle selezioni indette da altre amministrazioni dello Stato. Insomma, partecipare a questo tirocinio potrebbe in alcuni casi aiutare a intraprendere un certo tipo di carriera.

E infatti, se ad oggi i giovani continuano a fare domanda per questo tipo di stage, vuol dire che tutto sommato è importante, perché insegna a muoversi tra le aule, a partecipare alle udienze, a studiare fascicoli vari e redarre bozze di provvedimenti. Eppure, non garantendo una certezza di rimborso spese, sembra quasi si voglia sminuire un lavoro rilevante per gli uffici giudiziari e per i possibili futuri magistrati. Eppure la soluzione sarebbe così semplice: basterebbe uniformare la normativa su questi tirocini a quella in materia di tirocini formativi extracurriculari, in particolare a quella della Regione Lazio, dove è ubicata la “sede legale” della Corte di Cassazione. Perché non lo si fa?

Marianna Lepore

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