Stage per lavapiatti. Ma il centro per l'impiego assicura: è un refuso

Andrea Curiat

Andrea Curiat

Scritto il 26 Ott 2012 in Notizie

AAA Offresi stage di 6 mesi con qualifica di lavapiatti. È possibile che un Centro per l’Impiego pubblichi un annuncio di questo tipo? Evidentemente no. Lo ha pensato, con giusta indignazione, un lettore della Repubblica degli Stagisti. E ha subito segnalato il caso: «Mi sembra corretto che questo tipo di “sfruttamento” venga fatto conoscere».
L’annuncio in questione è pubblicato sul sito della Provincia di Cuneo, tra le offerte di lavoro. La formulazione esatta recita: «Centro impiego di Alba rif.: 114445, azienda privata ricerca n:1 persona in tirocinio formativo (stage) con qualifica di lavapiatti. Durata del tirocinio mesi 6». L’indignazione del lettore è più che condivisibile. Dal testo originale dell’avviso traspare infatti l’ennesimo caso di sfruttamento dei ragazzi per ricoprire mansioni prive di valore aggiunto, senza alcun intento formativo ma con l’unico scopo di procurarsi manodopera a basso costo per un lungo periodo di tempo. Un caso grave, soprattutto se promosso da un ente pubblico che dovrebbe avere a cuore, in primo luogo, l’interesse dei ragazzi da inserire nel mondo del lavoro.
La Repubblica degli Stagisti ha raccolto la segnalazione del lettore e ha chiesto spiegazioni direttamente alla Provincia di Cuneo, cui fa riferimento il Cpi di Alba. A quanto pare, ci sarebbe stato un disguido “tecnico”: «Grazie alla sua segnalazione
» hanno risposto dalla Provincia « la responsabile del Centro per l'Impiego di Alba-Bra si è accorta di due refusi sull'annuncio del tirocinio. Il primo è la definizione di lavapiatti, perché in realtà la mansione richiesta dall'azienda è di aiuto cucina e di servizio ai tavoli per una attività di ristorazione».
Anche sulla durata, per fortuna, arriva una correzione ufficiale: «Il secondo refuso
» aggiungono dalla Provincia «riguarda la durata dello stage nei mesi indicati in 6 invece  di 3. Entrambi gli errori sono già stati corretti anche sul sito della Provincia [l'offerta risulta ad oggi scaduta, ndR]». Inoltre, il servizio per l’impiego ha specificato anche che è prevista una borsa lavoro pari almeno a 500 euro per il tirocinio.
La società che ha inserito l’annuncio, insomma, non sarebbe alla ricerca di uno stagista da
impiegare come lavapiatti a basso costo per un intero semestre. Tuttavia la nuova mansione specificata dal Cpi non differisce poi molto per livello e qualifica rispetto alla precedente; e probabilmente un contratto di lavoro stagionale o temporaneo sarebbe stato più adatto al ruolo che non un tirocinio formativo. Difficile pensare, infatti, che le mansioni in cui lo stagista verrà coinvolto richiedano più di pochi giorni di training intensivo, tantomeno tre mesi.
Dinanzi a questa obiezione, la Provincia risponde così: «Il Cpi si occupa di segnalare per un  tirocinio i nominativi di potenziali candidati che abbiano dato la loro disponibilità, che abbiano un percorso formativo attinente alla mansione e che non abbiano avuto esperienze precedenti di lavoro significative. Ecco perché alcuni tirocini promossi dal nostro Centro per l’impiego riguardano anche mansioni meno qualificate: vengono coinvolti soprattutto i giovanissimi, con la sola licenza di media inferiore, che hanno bisogno di percorsi di "educazione al lavoro". In questo caso specifico non è richiesto alcun percorso di formazione, e l'azienda è conosciuta dal Cpi come realtà seria e collaborativa».
Di certo la revisione dell’annuncio alla luce dei due refusi rende la situazione molto meno grave di quanto non apparisse dall’avviso originario. E le intenzioni del Cpi e dell’azienda sono senz’altro onorevoli: favorire l’ingresso nel mondo del lavoro di ragazzi con licenza media e privi di qualsiasi formazione pratica, fornendo al tempo stesso un rimborso per le spese. Ma resta il fatto che, ancora oggi, lo strumento stage viene utilizzato lì dove potrebbero essere stipulati contratti più idonei alle reali mansioni dei lavoratori. Il lato positivo della vicenda? Il chiaro segnale che i ragazzi non sono più disposti ad accettare di essere sfruttati. E, computer alla mano, sono pronti a denunciare gli avvisi più scandalosi in cui si imbattono. Aiutando, magari, a individuare refusi come quelli pubblicati dal Cpi di Alba.

di Andrea Curiat

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