Il primo maggio in tutto il mondo si festeggiano i lavoratori e a Roma, lunedì 2, apre alla Sala Santa Rita la mostra fotografica “Io lavoro”, una selezione di 115 scatti sul tema di Elena Guerri Dall’Oro, 46enne giornalista per professione e fotografa per passione. L'autrice, già membro della segreteria particolare di Mirko Tremaglia al ministero degli italiani nel mondo e direttore relazioni istituzionali del Moige, ha viaggiato molto e in giro per il mondo - dalla Finlandia al Giappone, dall’Africa al Sudamerica - ha catturato con il suo obiettivo donne e uomini che «credono nel proprio lavoro e si impegnano ogni giorno nel farlo». Le istantanee, tutte a colori e frutto di vent'anni di spostamenti, immortalano diverse sfumature del gesto lavorativo, non limitandosi agli impieghi di natura manuale ma spaziando dai lavori intellettuali dei colletti bianchi a quelli delle tute blu; dai grembiuli alle divise; passando ad esempio per le mansioni più a rischio degli operatori dell'elisoccorso [foto a destra, scattata ad Ansedonia], o per l'accuratezza di chi prepara dolci [in basso, una giovane pasticciera di Roma]. Un reportage sui mestieri e le professionalità del mondo dunque, e al contempo «un omaggio al merito», specifica la Guerri, che dedica l’esposizione a chi il lavoro non ce l’ha: «la mostra vuole essere anche una tirata di giacca a chi ha la responsabilità di creare ricchezza, quindi i governi, e un inno all’importanza del lavoro per tutti». E, benchè a suo dire non ci siano ricette precise per superare il momento di stallo economico che stiamo vivendo, nel nostro paese una soluzione potrebbe arrivare dai beni culturali: «Gli italiani siedono su un tesoro. Se fosse messa a regime e cambiasse mentalità, l'industria culturale italiana potrebbe bastare da sola a cambiare le cose».
Nelle professionalità raffigurate si riflette anche il cambiamento della società a seguito della terziarizzazione e della nascita della società dei servizi nei diversi paesi oggetto della raccolta. L’evoluzione del lavoro in questa direzione è talvolta indice del progresso o dell’arretratezza di una nazione: «In Tanzania vediamo ad esempio pastori che noi non abbiamo più; e in India tutto ciò è ancora più evidente perché da una parte troviamo tipologie di lavori che risalgono al Medioevo, dall’altra c’è l’avanzatissima Bollywood», riflette la giornalista. «Il problema della crescente sostituzione delle macchine all’uomo», sottolinea, «in Italia sarà però arginato dal prodotto artigianale made in Italy, che avrà sempre bisogno della componente umana».
Le foto di “Io lavoro” saranno proiettate su supporti multimediali con musiche fuori scena. La mostra è realizzata dall’associazione socio-culturale Trait d’union con il contributo del Ministro della Gioventù e del Consiglio Regionale del Lazio, e sarà ospitata dalla Sala Santa Rita fino al 6 maggio (ci saranno nuovi appuntamenti in altre città, ma il programma non è ancora disponibile). L’ingresso è gratuito.
Ilaria Mariotti
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