«Siamo fierissimi dei primi risultati della Garanzia Giovani in Lombardia»: l'assessore al Lavoro della Regione Valentina Aprea vede decisamente il bicchiere mezzo pieno. Mentre sulla Garanzia Giovani piovono critiche e da più parti emerge insoddisfazione se non proprio delusione, la Aprea sceglie di andare controcorrente e di difendere pubblicamente la messa in pratica di questa iniziativa di matrice europea per sostenere l'occupazione giovanile, quantomeno nella sua regione. Evidenziando alcuni dati statistici, tra cui uno spicca sugli altri: quasi un giovane su cinque (per la precisione il 19,2%) tra coloro che hanno richiesto di fruire della GG in Lombardia è stato non solo già richiamato, incontrato e profilato, ma anche «attivato nel mercato del lavoro» secondo una delle varie misure previste dall'iniziativa.
L'occasione è quella di una mattinata di dibattito promossa qualche giorno fa dalla Regione, con il titolo «La sfida per l'occupazione, parliamo di mercato del lavoro». L'assessore Aprea parte ricapitolando in cosa consista il “modello lombardo” dei servizi al lavoro: «Nel 2006 con la legge regionale 22 abbiamo innovato le politiche regionali in materia di lavoro. Da quel momento abbiamo superato il recinto del servizio pubblico inteso come unico servizio per l'impiego, e oggi abbiamo ottimi servizi». Dietro la schiena dell'assessore, alcune slide danno i numeri della situazione: in Lombardia la sussidiarietà orizzontale permette di avere 781 sportelli lavoro e 189 realtà accreditate al lavoro, di cui 129 accreditate anche alla formazione.
Il fulcro del sistema lombardo di sostegno a chi cerca lavoro è rappresentato dalla Dul, la Dote Unica Lavoro (qui un recente approfondimento della Repubblica degli Stagisti). La Aprea lo definisce «un esempio di innovazione e di successo» e ricorda che al momento dell'insediamento, poco meno di due anni fa, «la giunta Maroni ha rilevato alcune – poche – criticità» nello strumento fino a quel momento in uso, la “dote lavoro”: «e siamo così passati alla Dul. Io ho personalmente voluto che venisse posto al centro il risultato e non la semplice erogazione del servizio, e il risultato è l'esito occupazionale», monitorato «almeno una volta alla settimana con tutte le agenzie». Che si trasforma anche in un risparmio per le casse pubbliche: «un investimento di successo sulle politiche attive che ha consentito di spendere di meno sulle politiche passive». Privilegiando l'attivazione dei disoccupati con servizi ad hoc anziché l'erogazione passiva di sussidi economici, insomma, la Lombardia sarebbe insomma un apripista per il Jobs Act: il che fa dire alla Aprea che «questa è la logica che ha sposato il ministro Poletti e che porterà avanti attraverso le riforme».
E la Garanzia Giovani in tutto questo? «Si è innestata su questo sistema» dice la Aprea, ricordando che il sistema in Lombardia è riuscito a servire non solo i Neet: «Noi abbiamo scelto una curvatura più ampia e una attuazione letterale del principio della raccomandazione europea. Puntiamo a garantire il servizio davvero a tutti i giovani: dunque all'occupabilità universale». E lancia un appello a tutte le strutture formative del territorio: «Non solo i 700 punti di servizi al lavoro, ma anche le scuole e tutte le agenzie che hanno in carico giovani devono sentirsi impegnate nella ricerca entro 4 mesi di una opportunità occupazionale».
Più di 39mila under 30 si sono già iscritti richiedendo di fruire del servizio in Lombardia: «Noi abbiamo mantenuto nella Garanzia Giovani i principi della Regione di libertà di scelta» spiega l'assessore: «Il giovane che si iscrive al nostro sistema non va direttamente a un centro per l'impiego, ma sceglie l'operatore, e con il sistema georeferenziato può scegliere quello più vicino a dove si trova in quel momento». Secondo i dati rilevati dalla regione, 17mila degli iscritti - quindi più o meno il 44% - sono stati già convocati da un operatore, quasi 15mila hanno effettuato il primo colloquio e 7.500 sono stati già attivati nel mercato del lavoro.
E poiché tra chi fa richiesta di aderire al programma ve ne sono anche alcuni che non risiedono in Lombardia – il sistema della Garanzia Giovani permette infatti di iscriversi anche in un'altra regione rispetto a quella della propria residenza – «visti i potenti mezzi tecnologici oggi a nostra disposizione, abbiamo proposto al ministero di poter fare il primo colloquio via Skype» racconta la Aprea: «Sopratutto per venire incontro a quei giovani di altre Regioni, che si iscrivono alla GG di Regione Lombardia magari dalla Campania e che non hanno i soldi per il biglietto per venire qui». Una buona idea certamente: chissà se praticabile.
Ma anche secondo l'assessore non è tutto rose e fiori: «Sono contenta ma non del tutto, perché il sistema è ancora troppo farraginoso: in Lombardia possiamo fare di più». Il punto più dolente sta nella scarsa partecipazione delle aziende: «Lo voglio denunciare pubblicamente: ci sono aziende che dicono “noi abbiamo bisogno di quei giovani ma non facciamo Garanzia Giovani per colpa di tutte le carte e tutto quello che dobbiamo fare per ottenere quegli incentivi”» . Eppure sul piatto ci sono ben 52 milioni di euro, solo in Lombardia, per le realtà che daranno lavoro ai giovani iscritti: «Il numero delle imprese potrebbe crescere enormemente, e potrebbe rendere sempre più trasparente il mercato del lavoro e sopratutto quello dell'occupabilità» chiude la Aprea: «Ma il modo di effettuare il matching domanda-offerta di lavoro e di richiedere l'incentivo deve diventare più veloce».
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