Prendendo in mano la classifica Qs Ranking 2013, per trovare l’Australia, si perdono in tutto neanche dieci secondi: infatti il 27esimo e il 31esimo posto spettano rispettivamente all’università nazionale australiana (Anu) e all’università di Melbourne, entrambe pubbliche. L’Australia fa parte di quello che viene denominato il “nuovissimo continente”, ovvero l’Oceania. E di nuovissimo, per chi dall’Italia pensa di andare a cercare qualche opportunità in quella parte del mondo, c’è anche il sistema dell’educazione terziaria. Per questo la Repubblica degli Stagisti ha pensato di dare un orientamento generale sugli aspetti che fanno la differenza o che semplicemente è opportuno sottolineare.
Prima di procedere alla raccolta di qualsiasi dato, bisogna considerare una distinzione fondamentale, tra domestic e international students: il primo gruppo include i cittadini di Australia e Nuova Zelanda, i residenti permanenti australiani e coloro che posseggono un visto (Australian humanitarian visa). Soltanto questo gruppo ha la facoltà di accedere al Commonwealth supported place, il secondo elemento che in un certo senso identifica l’istruzione australiana, per il quale il requisito generalmente è essere undergraduate student. Lo Stato copre buona parte dei costi e lo studente deve farsi carico di una somma detta “student contribution amount”, come si legge sul sito Study Assist: i cittadini australiani inoltre hanno diritto di scegliere se rinviare il pagamento e chiedere un prestito, “HECS-HELP loan”, da restituire solo quando si inizia a lavorare e si guadagna un certo reddito, stabilito dai singoli atenei. Questo però non significa che le spese siano lievi. Tutt’altro. A Melbourne chi è del luogo paga in media 8-9mila dollari australiani l’anno e, in base al prestito suddetto, può accumulare un debito con il governo di 40-50mila dollari. L’asticella si alza per lo studente che viene da fuori, il quale deve versare, solo di tasse, intorno ai 30mila dollari (25mila euro circa) annualmente; anche all’università di Canberra si arriva ad una media di 31mila dollari australiani, tra programmi undergraduate e postgraduate (cioè successivi al ciclo dei tre anni).
Come terzo elemento per comporre questo quadro la Repubblica degli Stagisti ha scelto di analizzare l’offerta formativa australiana, con l’aiuto di Paolo Tombesi, docente ordinario a Melbourne (Chair in Construction) nella facoltà di Architettura, costruzione e pianificazione. Il sistema è uguale in tutta l’Australia, comprende tre anni di bachelor degree o laurea triennale più due anni di master degree o laurea specialistica nelle diverse graduate schools. «All’interno ci sono varie aree e all’interno di ogni area ci sono specializzazioni diverse. A queste scuole fanno riferimento sia gli studenti dei due anni della specialistica sia i dottorandi» spiega Tombesi «dopo i cinque anni si diventa studente di un HRD, Higher research degree, una “casella” che contiene Master di ricerca e Dottorato». In linea indicativa ogni corso, sia undergraduate (triennale) sia graduate, comprende otto unità didattiche l’anno e le differenze con l’Italia sono principalmente tre: se non si supera l’esame non si può passare alla sessione successiva ma occorre rifare il corso, la formazione è molto più pratica che teorica, gli esami orali praticamente non esistono.
E qualche differenza in realtà sussiste anche nella struttura accademica delle varie università. Quella del professor Tombesi nel 2008 ha introdotto “il modello Melbourne”, che permette agli studenti di cambiare indirizzo fino a un anno e mezzo dall’ingresso nella facoltà. Infatti dopo quel tempo, in cui la preparazione è più generica, «decidono a quale area riferire e all’inizio del secondo anno possono iniziare a prendere corsi che hanno a che fare con un'area specialistica. A quel punto devono seguire un curriculum anche se un quarto, almeno in teoria, deve essere fatto in un’area “breath”, di respiro, cioè esterna al proprio diploma». Qual è lo scopo? «Lo studente ha la possibilità di capire l’ambito in cui si colloca la sua disciplina e che cosa vuole fare da grande». Ovviamente le modalità di selezione sono diverse: ad esempio per i domestic students, l’ammissione al programma undergraduate è legata al voto della maturità e ogni studente sceglie le materie dell’esame in base a quelle richieste dall’ateneo in cui intende iscriversi. Parlando invece degli studenti internazionali, nella capitale i non laureati sono tenuti a presentare la loro candidatura direttamente all’università se non stanno conseguendo i diplomi Australian year 12, International baccalaureate in Australia o New Zealand Ncea (National certificate of edcuational achievement); discorso analogo vale anche nella città dello stato di Victoria dove le domande vengono inoltrate tanto online quanto per e-mail, scaricando l’apposito modulo o application form, o anche personalmente facendo riferimento a uno dei rappresentanti dell’istituzione all’estero. A mettere d’accordo domestic e international students ci pensano i programmi di dottorato, per il quale il processo è molto simile e comprende una “ricognizione” del supervisor vicino ai propri interessi di studio. Spesso è necessaria anche una pre-application, prima di quella ufficiale, che consiste nel mettersi in contatto con la facoltà o la scuola in questione per ricevere il sostegno alla propria richiesta.
Se l’intento è quello di lavorare in ambito accademico, una volta terminato il PhD, o si entra nell’organigramma dell’università in pianta stabile oppure si possono avere dei contratti di ricerca come post-doc, ponte di collegamento tra formazione e attività autonoma in un gruppo di ricerca, la cui durata dipende dalla ricerca stessa. Sia l’Anu sia l’ateneo di Melbourne sponsorizzano nella sezione Careers o Jobs tutte le posizioni aperte, quindi anche quelle di postdoctoral researcher o fellow, dove sono indicati il salario offerto, il tipo e la durata del contratto, la descrizione della posizione e il termine utile o deadline. Le opportunità di finanziamento sono molteplici: ad esempio, dal prossimo luglio a Melbourne, ci si può candidare allo schema McKenzie fellowships program, che stanzia circa 100mila dollari l’anno.
Sicuramente non bisogna ridursi all’ultimo, come insegna Fabio Longordo, laureato in Chimica e tecnologie farmaceutiche a Genova, che per fare un post-doc ha iniziato ad organizzarsi durante l’ultimo anno del suo dottorato in Neuroscienze a Losanna, nel 2010. «La Fondazione svizzera della ricerca, Swiss national science foundation, sceglie un numero di dottorandi e finanzia la prima parte del loro post-dottorato» precisa Longordo. Per accedervi è necessario partecipare ad un concorso, presentare un progetto dettagliato, dimostrare di avere un contatto all’estero disponibile. Il finanziamento ottenuto ha coperto il primo anno e mezzo e i monitoraggi erano semestrali, dopodiché «Ho prodotto una serie di dati preliminari che mi hanno aiutato a scrivere una proposta di grant per il National health and medical research council» aggiunge «Il progetto è stato finanziato dall’Australia per 400mila dollari per altri tre anni della ricerca». Infine, a coronare quel periodo di intensa attività di laboratorio, è arrivata la pubblicazione di un articolo su una delle più prestigiose riviste del settore, Nature neuroscience. Tuttavia «quando finisci il post-doc devi aprire di nuovo i tuoi orizzonti ed essere disposto a nuovi spostamenti» ci tiene a ribadire. Dell’Australia lui apprezza in modo particolare la «dinamicità», che ha sperimentato in prima persona iscrivendosi a un corso di medicina aperto ai laureati della durata di quattro anni, chiamato Mchd (Medicinae ac chirurgiae doctoranda) o Doctor of medicine and surgery. «Qui la carriera medica è interessante, hanno bisogno di medici specializzati che lavorano nelle zone più remote e che devono affrontare una serie di emergenze» spiega.
La borsa di studio, di 10mila dollari annui (poco più di 6.450 euro), viene integrata con il lavoro nel gruppo di ricerca e con i risparmi personali. La consistenza di una scholarship in Australia, in linea generale, dipende dalle tasse da pagare, tuition fees, che non sono fisse ma devono essere calcolate in base alle materie scelte e al valore di ciascuna rispetto all’ “unità di misura” ovvero all’Equivalent full-time student load (EFTSL). Non bisogna trascurare neppure il costo della vita che è elevato ma attenzione: «l’ammontare dei salari è di gran lunga migliore. Ragazzi di 25 anni comprano le case con i mutui; devi avere i punteggi adeguati per entrare all’università». Lo studente dell’Anu porta come esempio proprio l’esame superato per essere ammesso alla sua seconda laurea: «Viene sempre dato un voto finale, da 0 a 100, con quel numero tu partecipi o mandi una richiesta per entrare in un’università di medicina. Il sistema di valutazione e l’università sono indipendenti». Trattasi, in una parola, di «meritocrazia».
Marta Latini
La prima foto, University of Melbourne
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