Da stagista a finta partita IVA?

11 anni, 4 mesi fa di Blueberry

Ciao a tutti gli stagisti! È un anno ormai che seguo questo sito e leggo le storie che pubblicate, perciò oggi ho deciso di scrivere anche io per raccontare la mia esperienza di stage.
Mi sono laureata in Lingue (triennale + specialistica) a Febbraio dell’anno scorso e da subito ho iniziato a mandare CV nella mia regione e in altre per trovare un lavoro (o almeno uno stage, visto che ormai sembra essere l’unico modo per iniziare a lavoricchiare). Durante gli anni dell’università ho svolto i classici lavoretti da studentessa (commessa, ripetizioni, hostess, promoter…), ma nulla che mi qualificasse o che mi rendesse “appetibile” (espressione orribile) per i recruiter. In effetti, sul CV l’esperienza lasciava un po’ a desiderare, ma mi dicevo che in fondo le persone intorno a me erano, chi più chi meno, nella mia stessa situazione. Per farla breve, dopo alcuni colloqui andati male (nel senso che non mi hanno neppure richiamato per dirmi “abbiamo trovato qualcuno più adatto di te”, ma va beh…) ho seguito un corso presso un ente di formazione della durata di tre mesi (uno di quei corsi professionalizzanti IFTS) e alla fine del corso, mi è stato attivato un “tirocinio formativo” della durata di sei mesi, da svolgere presso un’azienda. Il corso (di marketing) è stato davvero interessante e soprattutto utile dal punto di vista pratico ed ero (e sono tutt’ora) contenta di aver aggiunto delle “competenze” (ormai non sopporto più questo termine) al mio CV. Ed è così che sono arrivata in una società di traduzioni. Fin dal primo giorno mi avevano assicurato che l’esperienza sarebbe stata altamente formativa, è così in effetti è stato (per intenderci, in sei mesi avrò fatto sì e no due fotocopie); il rimborso spese era di 300 euro (prendo un treno e due autobus per arrivare in ufficio) e facevo tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.00 con un’ora di pausa pranzo. Il mio iniziale entusiasmo era stato subito notato dai titolari che più di una volta hanno lodato la mia dedizione e la mia voglia di fare. Io chiaramente ero al settimo cielo, perché sentivo di piacere. Perché scrivo tutto questo? In effetti, a parte il rimborso spese da fame, l’esperienza è stata molto bella, seppur stancante, perché mi caricavano di lavoro e non mi sono mai presa un giorno di “permesso”. Comunque… Ho raccontato la mia esperienza perché avrei bisogno di un consiglio dalla community. Ora che il tirocinio è finito i capi mi hanno proposto di aprire la partita IVA per poter collaborare con loro. Loro hanno solo due dipendenti (le segretarie) e tutte le persone che lavorano lì dentro sono in teoria liberi professionisti, ma di fatto svolgono mansioni da ufficio e lavorano come dei veri e propri dipendenti. In pratica: finte partite IVA. Io non so cosa fare, perché da un lato non ho altre proposte di lavoro in ballo e, dall’altro, ho un po’ paura a buttarmi come libera professionista. La tariffa che mi hanno proposto (si parla a cartelle) è davvero ridicola e, parlando con un’altra ragazza che lavora lì da due anni, ho capito che non arriverei ai 600 euro netti al mese. Devo dargli una risposta entro qualche giorno. Qualcuno ha dei consigli? In caso non accettassi, 6 mesi di tirocinio immagino non mi rendano decentemente qualificata per un lavoro vero, quindi dovrei mettermi a cercare un altro stage?
Grazie a tutti quelli che vorranno rispondermi! :)

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