«Londra non è l'Eldorado: tra stage gratis e costo della vita alto, è davvero dura»: una expat si racconta
11 anni, 7 mesi fa di redazione
Link all'articolo originale: «Londra non è l'Eldorado: tra stage gratis e costo della vita alto, è davvero dura»: una expat si racconta
Andare a cercare fortuna all'estero è ormai il destino di migliaia di giovani italiani. In maniera certo diversa dai loro bisnonni e trisavoli di fine Ottocento, che partivano con la valigia di cartone per il nord o per il Nuovo mondo, ma più o meno spinti dalla stessa motivazione: la penuria di lavoro in patria. La notizia più recente l'ha data l'Aire, che è l'anagrafe degli italiani residenti all'estero: nel 2012 sono aumentate del 30% le persone che hanno trasferito …
vermeimmortale
11 anni, 7 mesi fa
londra è forse l'ultimo posto dove andrei se dovessi emigrare dall'italia.
tutti vogliono andare lì, spesso sopravvalutando in maniera estrema le possibilità
che tale città offre.
per ora comunque voglio rimanere qui altrimenti penso espatrierei in america latina.
ripper23
11 anni, 7 mesi fa
Ciao, sono Mario.
Ringrazio per le risposte e inoltre mi scuso se nel mio precedente messaggio sono stato troppo polemico. Ma se l'articolo e' una risposta a quanto detto da me (e questo e' inequivocabile dato che viene dichiarato direttamente nel testo) penso sia mia diritto puntualizzare se quello a cui si crede di rispondere non e' stato mai sostenuto.
Rimangono quindi validi tutti i punti che ho elencato e in particolar modo il secondo. Perche' io cito testualmente dall'articolo di Shady Anayati: "Mi sono trovata a ridere una risata amara quando ho letto nell'articolo «Un tarantino a Cambridge: "Qui in Inghilterra se vali ti assumono, perché in Italia no?"» che qui in Inghilterra non ci sarebbe competizione.". Potrei citare anche la chiusa dell'articolo.
Beh, considerato che questo concetto non e' mai stato espresso dal sottoscritto credo sia legittimo da parte mia domandarmi a cosa stia rispondendo questa ragazza (la parola competizione non viene citata una singola volta nel pezzo). Sinceramente me lo domando tutt'ora ma temo non ci sia una risposta credibile.
Chiudo quindi scusandomi per il tono, ma invitando questa ragazza a fare piu' attenzione a quello che legge, specialmente se si decide di rispondere.
@Redazione: Capisco le esigenze di chi fa i titoli e infatti l'ho anche specificato nel messaggio precedente.
ShadyAnayati
11 anni, 7 mesi fa
Vi ringrazio per i vostri commenti, permettetimi di fare alcune precisazioni.
Mario, credo che la redazione abbia chiaramente risposto al tuo commento. Mi dispiace che tu abbia preso questo articolo sul personale, come traspare dal tuo tono. Criticarti era lontano dalle mie intenzioni, né ho mai messo in dubbio le tue capacità ed intelligenza. Ti pregherei quindi di fare altrettanto. Se ritieni di avere altre precisazioni da fare, ti invito a contattarmi personalmente, sono sicura che la redazione sarà felice di darti il mio indirizzo email.
Nicodrugo85, grazie per il tuo interessante commento. E' vero, molti italiani vengono a Londra perchè è una città che offre tantissimo dal punto di vista sociale, culturale ecc. Quindi, molte persone sono disposte a fare un lavoretto poco pagato o uno stage non retribuito pur di vivere qui. Il mio caso è differente: i miei interessi lavorativi, che sono estremamente di nicchia, fanno sì che Londra sia di fatto l'unica città in Europa dove posso trovare un lavoro. Se mi fosse offerto il lavoro che sto cercando in una piccola città, non "IN" come Londra, accetterei di buon grado. Questi stage non retribuiti non sono una scusa per poter vivere qui,ma mi auguro siano un modo per arricchire il mio curriculum e avvicinarmi al lavoro dei miei sogni.
Redazione_RdS
11 anni, 7 mesi fa
Caro Mario,
ti ringraziamo molto di essere venuto sul Forum della Repubblica degli Stagisti ad arricchire e ravvivare il dibattito. Le tue riflessioni sono molto acute e puntuali, dunque come redazione della Repubblica degli Stagisti ci limitiamo a un paio di precisazioni a margine, che pensiamo possano essere utili sia a te sia agli altri lettori.
Il primo punto riguarda la questione del titolo. In ogni giornale, Repubblica degli Stagisti compresa, il titolo di ogni pezzo non viene deciso dal giornalista che l'ha scritto, ma dalla redazione. Basti pensare che nelle testate più grandi esiste addirittura la figura del "titolista", il cui unico compito (o quasi) è quello di trovare il titolo più giusto per ogni articolo. In generale, il titolo deve rispettare determinati parametri, primo fra tutti quello della lunghezza, e contenere le parole chiave che spieghino di cosa tratta il pezzo; e ovviamente attrarre l'attenzione del lettore e convincerlo a perdere 2 o 5 o 10 minuti del suo tempo a leggere proprio quell'articolo, e non passare oltre. Nel caso del pezzo dedicato alla tua esperienza, si è scelto di riassumere nella frase "Un tarantino a Cambridge: «Qui in Inghilterra se vali ti assumono, perché in Italia no?»" un concetto che ci pareva tu esprimessi abbastanza chiaramente nel raccontare la tua vicenda professionale e umana. Ci spiace che possa sembrare "banalizzato", e ce ne prendiamo tutte le responsabilità - sollevando la brava Ilaria Mariotti che ha raccolto la tua testimonianza.
Come seconda osservazione, ci sembra che - nella lettera aperta che ha voluto inviare alla Repubblica degli Stagisti - Shady si dimostri consapevole della differenza tra il suo curriculum e quello di laureati in materie più tecniche e specifiche. Tanto che ammette che la sua roommate 23enne greca, specializzata in Nutrizionistica, sta facendo a Londra un'esperienza simile a quella che tu Mario racconti di aver fatto a Cambdrige. E che quindi per questa sua coinquilina la vita professionale in UK è più semplice: non deve fare stage gratuiti nè lavoretti occasionali nel weekend per racimolare un po' di soldi, perchè evidentemente i profili scientifici sono più spendibili sul mercato del lavoro anche in Inghilterra.
Pensiamo dunque che la lettera di Shady sia più che altro un monito a chi ha profili accademici simili al suo, per sfatare un po' il "mito" di Londra - e dell'Inghilterra in generale - come "Eldorado" dove tutto è possibile, dove i giovani possono realizzarsi velocemente e trovare facilmente lavori ben retribuiti, e dove la meritocrazia vince su tutto. Ci è sembrato utile pubblicare anche la sua testimonianza, non tanto come rovescio della medaglia alla tua, ma come ulteriore arricchimento del dibattito.
ripper23
11 anni, 7 mesi fa
Ciao, sono Mario, il tarantino dell'articolo a cui questa ragazza fa spesso riferimento, purtroppo senza aver capito molto di quello che ha letto. Alcune precisazioni:
- Il titolo non l'ho scelto io, ma l'autrice dell'articolo. E' una frase che banalizza molto quanto detto in una lunga email di risposta alle domande ma capisco le necessità di sintesi, anche se non apprezzo il titolo.
- Invito gentilmente questa ragazza a riportare il punto in cui viene da me sostenuto che "in Inghilterra non ci sarebbe competizione". E' una cosa così stupida che non posso neanche averla pensata. Sinceramente con queste capacità di lettura non mi stupisce che non riesca a trovare un lavoro.
- Io ho parlato della esperienza nel mio settore (ricerca in ambito biologico) e di quello di amici (aziende in settore biotecnologico), sicuramente in altri settori la situazione è molto differente. D'altronde non lo scopriamo certo oggi che la laurea in Scienze politiche non apre certo infinite porte nel mondo del lavoro.
- In un istituto di ricerca, o in Università non ho mai conosciuto qualcuno che lavorasse gratis (mentre in Italia è pieno di cosiddetti "laureati frequentatori" o persone che lavorano gratis sperando di ottenere prima o poi un posto). Il problema è che non conosco neanche nessuno disposto ad "assumere" qualcuno per lavorare gratis, è qualcosa che non viene neanche concepito. Prendo atto del fatto che per un laureato in scienze politiche la situazione non è differente in Inghilterra. Francamente mi dispiace, ma io parlo di quello che conosco.
- Le persone di cui si fa cenno nell'articolo sono ragazzi giunti qui con un contratto in mano (a tempo) che dopo aver dimostrato di valere sono stati assunti. Il senso era che queste aziende hanno preferito assumere qualcuno di cui conoscono le qualità piuttosto che prendere qualche altro stagista per risparmiarci sullo stipendio. Nessuno ha mai voluto sostenere che basta arrivare a King's Cross con la valigia piena del diploma e della pergamena di laurea per essere assunto. E' francamente triste il doverlo spiegare, ma a quanto pare necessario.
nicodrugo85
11 anni, 7 mesi fa
Ho letto l' articolo e sono rimasto abbastanza sconcertato, perchè la gente pensa che sia giusto lavorare gratis? siamo arrivati davvero a questo?
Londra è una meta richiestissima per molta gente che cerca fortuna e lavoro, eppure è uno dei posti piu sbagliati dove cercare tutto ciò.
Io personalmente se dovessi cercare fortuna all estero studierei una meta dove c'è meno affluenza di stranieri che cercano lavoro, Londra non sarebbe sicuramente fra le mete a mia disposizione.
Non posso credere che pur di stare in una città "IN" come Londra una persona sia disposta a lavorare gratis, ma stiamo scherzando? Ma non avete ancora capito che le aziende ci marciano su tutto questo? Il lavoro deve essere sempre pagato.
Sicuramente ci sono città Inglesi con molto meno turismo che offrono lavoro a gente ben preparata, ma piuttosto di stare a Londra la gente lavora gratis, incredibile.
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