"IL DIPENDENTE IN STAGE": UNA FIGURA TUTTA ITALIANA
2 anni, 2 mesi fa di Nico993
Ci si trova molto spesso a parlare di violazioni gravi, nette, sostanziali delle normative circa l'assunzione e il rispetto dei diritti dei lavoratori. Possiamo citare le prove "a nero" e le ore non dichiarate all'interno del contratto.
Qui parliamo di un qualcosa di più subdolo e articolato: il "dipendente" in stage. Di cosa parliamo?
Il tirocinio, o stage che dir si voglia, è "un periodo di orientamento e di formazione, svolto in un contesto lavorativo e volto all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro" (fonte: Ministero del Lavoro)
Cosa possiamo desumere?
1) Il tirocinante/stagista NON E' UN LAVORATORE DIPENDENTE.
Non ha diritto a ferie, contributi previdenziali e nemmeno ai buoni pasto. Viene inserito in orientamento-formazione, seppur all'interno del luogo di lavoro, e non può fare una mansione totalmente equipollente a quella di un lavoratore subordinato, nemmeno col pretesto della mancata formazione-esperienza (per quello c'è l'apprendistato).
2) Il tirocinio serve per acquisire FORMAZIONE E COMPETENZE SPECIFICHE E TECNICHE.
L'addetto alle vendite, il cassiere, il commesso sono posizioni lavorative dure, usuranti, di grande sacrificio e che richiedono enormi skills personali (comunicazione, umanità, propensione all'approccio con il pubblico). MA NON SONO MANSIONI AD ELEVATO CONTENUTO FORMATIVO.
Per questo motivo 6 mesi di stage sono evidentemente una presa in giro, nonché un'elusione bella e buona della ratio della norma, in quanto è paradossale pensare che un addetto vendite o un operatore di cassa possa ricevere una formazione per tutto quel tempo (su cosa poi?), magari mentre si barcamena nel gestire interminabili code nel periodo natalizio.
A chiusura di tutto, emerge chiaramente e brutalmente la reale motivazione: non voler sostenere i costi necessari per assumere ed inquadrare un lavoratore dipendente, anche in apprendistato (che risulterebbe meno, ma comunque fuori luogo per la mansione in esame). Lo sfruttamento dei dipendenti è funzionale al cercare di far "quadrare i conti" sulle spalle di chi rinuncia a sere libere, vita sociale, festivi per un tozzo di pane e ritmi disumani.
Si ricorda, a margine, che per scongiurare il rischio di non poter cessare il rapporto di lavoro con un dipendente non idoneo basta apporre un patto di prova al contratto: la legge consente fino a 6 mesi! (la stessa durata del tirocinio, ma in quel caso ci sarebbe uno stipendio decente da CCNL e contributi versati).
Ci saranno da fare numerose riflessioni su questa pratica, sostanzialmente "legalizzata" ma gravemente lesiva dei diritti e della dignità dei lavoratori.
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