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Stage in Iraq legato a un master in cooperazione internazionale

3 anni, 7 mesi fa di Virgi000

Buongiorno a tutti, avrei bisogno di un consiglio. Dopo una laurea in Scienze Politiche ho completato un master in cooperazione internazionale che prevede uno stage di 3/6 mesi. La proposta che mi è stata fatta riguarda un progetto in Iraq con conseguente viaggio di due settimane circa per la presentazione. Da un lato l'offerta mia stimola tantissimo, dall'altra però ho un po' paura. Immagino che questi viaggi nelle zone a rischio in cui operano le ong siano fatti nella massima sicurezza, tuttavia sono i primi passi che muovo nell'ambito e mi piacerebbe ascoltare i pareri di chi ha già avuto esperienze. Grazie!

Redazione_RdS

3 anni, 7 mesi fa

Malgrado la pandemia la vita continua, verrebbe da dire... Ed effettivamente i viaggi intercontinentali, pur essendo drasticamente diminuiti di numero, ancora esistono.

E' però innegabilmente abbastanza sorprendente che l'ente con cui sei entrata in contatto, Virgi, preveda per una "semplice" posizione di stage una trasferta di due settimane, e dunque la proposta va valutata con attenzione.

Innanzitutto, questo viaggio è "essenziale" per la buona riuscita dello stage e di conseguenza per il conseguimento del titolo, oppure è una opzione facoltativa?

In secondo luogo, chi sosterrebbe le spese di viaggio e di vitto e alloggio in Iraq per due settimane? Sarebbero a carico tuo o a carico dell'ente? Bisognerebbe sostenere delle spese di assicurazione speciale, e se sì, chi le pagherebbe?

Ancora, il viaggio dovrebbe avere luogo adesso, a febbraio 2021, oppure in un orizzonte temporale più lontano, tra tre mesi, tra sei?

Infine, qual è la posizione dell'ente rispetto alle indicazioni della Farnesina? Nella pagina "Viaggiare Sicuri" del ministero degli Esteri, infatti, si legge che "sono sconsigliati viaggi a qualsiasi titolo in Iraq" (http://www.viaggiaresicuri.it/country/IRQ).

E' certamente importante che le associazioni di volontariato e le organizzazioni non governative continuino a svolgere le proprie attività anche nelle zone a rischio... Ma a rigor di logica è meglio che mandino in quelle zone il loro personale preparato ed esperto (e, aggiungiamo, retribuito e assicurato adeguatamente), e non stagisti alle prime armi.

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