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tirocinio in azienda privata

6 anni, 4 mesi fa di Masha_639

interruzione anticipata stagestagetirocini di inserimento lavorativo

Buonasera a tutti, sono una ragazza di 27 anni laureata in lingue con un po' di storie lavorative travagliate alle spalle. Dopo più di un anno come impiegata in un'azienda di comunicazione e marketing, ambito da cui sono fuggita a gambe levate per i ritmi insostenibili e le ben poche gratificazioni, economiche e non, mi sono ritrovata disoccupata con maggiori difficoltà di prima nel trovare un nuovo impiego. Dopo quasi quattro mesi di ricerca, colloqui non andati a buon fine, un percorso ad hoc con un agenzia per il lavoro per affinare le tecniche di ricerca (una taglia sulla testa di 1800 euro, come la chiamo io, soldi che si aggiudica l'apl di turno se riesce col percorso di formazione a inserirti per almeno un contratto a tempo determinato) "finalmente", se così possiamo dire, trovo un'occasione apparentemente perfetta: tirocinio (sempre meglio di niente, considerato anche che si tratta di uno dei meglio pagati in cui mi sia imbattuta finora) di tre mesi in un'azienda vicino casa per il quale la conoscenza delle lingue che ho studiato è fondamentale, in un ambito nuovo per me ma molto interessante. Faccio il colloquio col titolare che fin da subito chiarisce di cosa si tratta: cerca una persona da inserire nel dipartimento estero che sia dinamica, proattiva, propositiva, volenterosa ed entusiasta, disponibile per trasferte all'estero insieme al titolare, una risorsa che sia "la sua ombra", che lo segua in tutto e per tutto. Gli piaccio e vengo subito inserita e affiancata dall'altra ragazza impiegata nella mia stessa posizione da quasi dieci anni. Il percorso formativo procede e bene per due settimane, dopo si arena un po' e vengo relegata a fare i lavori più lunghi e noiosi che la tutor mi sbologna perché non ha tempo di starmi dietro. Me lo faccio andar bene, penso "è solo un momento", ma la verità è che finora, in due mesi, a livello operativo ho imparato tre mansioni abbastanza meccaniche (compilazione CMR, inserimento dati nel gestionale, utilizzo di una piattaforma web), che è il 10% di tutto. Oltre a ciò, il titolare comincia a manifestare un certo fastidio nei miei confronti giustificato da lui come incompatibilità personale: un giorno, mentre in macchina ci rechiamo presso un ente per sbrigare delle faccende, mi dice di non trovarsi bene con me a livello proprio caratteriale e personale, sono troppo sulle mie, chiusa, timida, e lui non vuole una persona del genere per quella posizione in ufficio, io gli prometto e mi riprometto di essere più aperta e informale. Di base mi ero solo adattata all'ambiente generale in ufficio, molto formale , ben poco confidenziale, a mio parere molto professionale, l'informalità e l'eccessiva confidenza sul posto di lavoro altrove è stato per me spesso un problema. Cerco quindi di essere più rilassata, nel lavoro mi dimostro sveglia, competente e collaborativa, e a dirmelo sono la tutor stessa e il titolare. Un giorno, per un'autentica sciocchezza, il titolare si indispettisce e mi urla contro, probabilmente per testare la mia reazione, io mantengo la calma ma, mea culpa, non riesco ad abbozzare, rimango palesemente male e non riesco a far finta di niente, specie se vengo rimproverata per un problema che non c'è. Era arrivata una mail in tedesco, piena di termini tecnici, per tradurla avevo bisogno di cinque minuti e lui mi ha aggredito verbalmente perché non intendevo fare ciò che mi chiedeva subito come richiesto, e lui non voleva "aspettare due ore, quando ti dico che devi fare una cosa la devi fare e subito". Da quel momento i rapporti si raffreddano, io provo profondo disagio e sono come paralizzata, non riesco a sbloccare la situazione imbarazzante che si è creata, nella quale lui a stento mi salutava e si comportava come se nemmeno esistessi. Ripenso alla situazione e ad alcuni dettagli inquietanti: messaggi equivoci che lui mandava alla mia tutor, complimenti totalmente fuori luogo che lui mi aveva fatto in precedenza, sguardi e comportamenti quasi morbosi, che trovano conferma nel discorso che lui stesso mi ha fatto venerdì scorso. Ha, ancora una volta, ribadito di non apprezzare il modo in cui mi comporto, sono troppo sulle mie, la moglie, che lavora in amministrazione, giustifica queste parole sostenendo che un atteggiamento del genere denota uno spirito poco collaborativo e comunque non in linea con quello generale in ufficio (cosa assolutamente falsa, non c'è alcuna interazione di alcun tipo se non strettamente professionale, e io da tirocinante ho sempre fatto riferimento alla mia tutor e non mi sono mai tirata indietro in nessuna occasione che potesse richiedere collaborazione da parte mia). E cosa intende per spirito collaborativo? "Tu quando siamo in trasferta mi devi saltare addosso" e "Quando I. (la tutor, N.d.R.) è a casa appartiene al marito, quando è sul lavoro e in trasferta appartiene a me" sono le due frasi che più mi hanno colpita di questo discorso. Oltre a battute a sfondo vagamente sessuale o comunque denigranti che gli ho sentito fare diverse volte ("Alza quelle belle chiappe dalla sedia", "Voi del lavoro ve ne sbattete il cazzo"). Insomma, uno cui piace giocare al Padreterno nella sua azienda che in quanto sua "ci faccio quello che voglio". Legittimo, ovviamente, comanda lui. Il momento in cui ho definitivamente capito cosa cercasse corrisponde alla risposta ad una mia domanda provocatoria ("Io ti piaccio?"): "Dipende da in che senso". Non voglio sembrare paranoica, probabilmente sotto non ci sarebbe nemmeno una richiesta concreta, l'impressione che ho io, più che altro, è di un egotista alla ricerca di una persona che civetti, aduli e solletichi il suo spirito macho. Cosa che io non sono e mai mi renderò disponibile ad essere. Mi ha invitato a prendermi a partire da ieri una pausa fino a venerdì per decidere cosa fare. Questo stage è stato attivato dalla loro agenzia paghe, mentre il colloquio mi è stato procurato da una nota APL, e domani la ragazza con cui due mesi fa avevo parlato per concordare il colloquio mi chiamerà per sapere cosa è successo. Ma ora mi chiedo: io come posso tutelarmi? Di fatto il tirocinio è stato interrotto già a partire da ieri, non so assolutamente cosa succede in questi casi e ho già deciso di non proseguire, ma avrei preferito comunque arrivare alla fine dei tre mesi. Ma i patti sono stati chiari: se devo tornare lì lunedì prossimo devo tornare con quel preciso comportamento, altrimenti sono fuori, discorso fatto molto probabilmente solo per spaventarmi, non so nemmeno se sia possibile fare una cosa, per il datore di lavoro almeno.

Redazione_RdS

6 anni, 4 mesi fa

Ciao Masha,
perdonaci la sincerità, ma il comportamento del titolare ci pare francamente più che equivoco. E c'è da dire che purtroppo non saresti né la prima nell'ultima stagista verso cui si concentrano le mire di qualche capo. Oltre alle critiche verso il tuo carattere, che non hanno ragione di essere visto che in un ufficio quello che deve contare sono i risultati che porti, e non il fatto che tu sia più o meno introversa (e men che mai nel corso di uno stage, visto che ci si deve solo conoscere per poi eventualmente decidere di arrivare a un contratto vero e proprio), quello che non è proprio tollerabile sono frasi del tipo "Tu quando siamo in trasferta mi devi saltare addosso", o "Io ti piaccio?". Inammissibile, davvero, anche se poi come dici tutto questo non sfocerebbe mai in approcci più espliciti. Basta il fatto che lui eserciti il potere che ha nelle mani in questo modo così scorretto a distorcere completamente la tua esperienza di formazione.
Che abbiano interrotto il tirocinio - a questo punto da prendere forse come una velata minaccia, della serie: o fai come dico io, o ti lasciamo a casa - ci pare solo che un bene, perché da personaggi simili difficilmente si può arrivare a cavare qualcosa di buono. E l'interruzione è un'opzione legittima su iniziativa di entrambi le parti, a meno che non sia specificato altro nella convenzione di stage che hai firmato o in qualche norma regionale. Di solito però non vi sono impedimenti di sorta.
Forse non poteva andare meglio di così. Chiudi quella porta, e passa oltre: questo è quello che ci sentiamo di consigliarti.
Facci sapere, e un caro saluto

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