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dopo i 30 anni si è senza speranze?

8 anni fa di La Vali

Mi chiamo Valeria, ho 33 anni e un'inutile laurea con lode in giurisprudenza. Durante gli studi, come tanti ho fatto erasmus e leonardo. Ho un livello fluente di spagnolo e inglese e parlicchio francese e portoghese. Ogni volta che mi presento ad un colloquio di lavoro però mi viene chiesto (giustamente) della mia esperienza e a quel punto non so che pesci prendere. Racconto dei miei trascorsi di baby-sitter, cameriera, badante, pr, perché è quello che ho fatto per pagarmi gli studi. Non posso certo inventare! e poi, negli anni, mi sono successe delle cose molto dolorose: ho avuto dei problemi di salute; sono stata dietro ai problemi di salute di mia madre. Non mi va di raccontare tutto questo a un selezionatore: mi sembrerebbe di esibire un dolore che voglio che resti privato. Eppure, così facendo mi attiro tutto il sarcasmo del mondo: "beh avrà avuto troppi fidanzati!" o "lei ha le sinapsi a posto, ma magari è un po' pigra". Evito di rispondere a tono, taccio e guardo altrove. Non mi ci vedo a piagnucolare e strumentalizzare la sofferenza. I miei amici più cari dicono che quest'atteggiamento è sbagliato e che, in realtà, se le persone avessero contezza di quello che mi è successo non potrebbero che apprezzare. é più forte di me però: non riesco a mettere da parte la protezione della mia sfera privata.
E allora vi chiedo, prima di decidere per sempre di abbandonare l'idea di trovare un lavoro anche lontanamente stimolante, c'è qualcuno che sappia suggerirmi da dove cominciare (in una città competitiva come Roma e in un ambiante per lo più freddo come quello che ruota attorno al diritto)?
grazie per avermi ascoltato
Valeria

Redazione_RdS

8 anni fa

Ciao Valeria,
grazie per il tuo racconto. La tua è una situazione atipica, benché di post del genere in cui ci si sfoga per non aver ancora trovato un lavoro dopo i 30 anni ne arrivino spesso. Oltre ai problemi arcinoti dei laureati italiani, se ci si mettono di mezzo anche i problemi di salute, inutile nascondere che le cose si complicano. Ora, non sappiamo se quei commenti poco felici che ti sei sentita dire siano arrivati da qualche selezionatore o da altri. E certo non fatichiamo a capire come tu possa esserti sentita e perché non vuoi rivelare quello che ti è successo, fosse anche solo per evitare qualche sguardo compassionevole di troppo. Ma i tuoi amici Valeria forse non hanno tutti i torti. Chi si trova davanti una ragazza brillante, con un ottimo curriculum accademico, conoscenza delle lingue etc., potrebbe non capire. Che fine hanno fatto quegli anni di mezzo? Il consiglio allora è cercare di fare i conti con la sofferenza per quello che ti è accaduto. Cerca di elaborarla e farne il tuo punto di forza. A quel punto verrà naturale parlarne se sarà il caso a chi ti sta selezionando per un lavoro e è tenuto a conoscere la tua storia, a indagare. Qui non si tratta di strumentalizzare, ma di permettere agli altri di conoscerti meglio e farsi un'idea su di te.
Un caro saluto

ps Peraltro il fatto di esserti laureata con il massimo dei voti lavorando per pagarti gli studi non può che impressionare positivamente chi ti seleziona... quindi, perché non dirlo?

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