Buongiorno a tutti! Eccomi qui a raccontare la mia esperienza di stagista. Ho 27 anni, una laurea triennale e una laurea magistrale a pieni voti. Finiti gli studi, mi abilito con l'esame di Stato (altra invenzione italiana "spilla-soldi") ed inizio con il classico invio mirato di un'infinità di Curriculum in tutta Italia. Inutile dire che i riscontri ricevuti sono stati pochissimi (ma da me molto apprezzati!) in cui mi comunicavano: "grazie per l'interesse nei nostri confronti, profilo interessante che conserveremo per il futuro se dovessimo avere necessità, ora non è possibile ampliare l'organico".
Decido quindi di iscrivermi ad un master per acquisire competenze maggiori. Scelgo un master che, oltre a non essere un salasso economico, garantisce uno stage di 6 mesi alla fine della fase d'aula e vanta un placement occupazionale alto. La fase d'aula è molto interessante, ma lo stage, ricadendo tra quelli curricolari, non prevede l'obbligo di un rimborso spese. L'azienda che mi seleziona attiva solo stage curricolari e ovviamente non prevede nessun rimborso spese. Sono l'unica stagista e all'inizio mi ritengo fortunata, per poi scoprire che i pochi stagisti che sono passati da lì non sono mai stati riconfermati a discapito di un'età media molto alta dei miei colleghi; sono presenti addirittura lavoratori già in pensione (ottantenni) che sicuramente possono essere considerati "detentori del sapere" ma percepiscono uno stipendio oltre alla loro, non credo bassa, pensione (per gli stagisti però i soldi non ci sono...). Dopo 2 mesi di stage formativo, in cui sicuramente imparo nuove cose ma lavoro anche molto, mi si prospetta un' opportunità di stage di un anno (anzichè 6 mesi) in una multinazionale, questa volta con rimborso spese. La mia azienda come controproposta magicamente trova i soldi e mi offre solo 6 mesi a 500 €. Scelgo quindi chi mi garantisce almeno 6 mesi in più; peccato poi scoprire che in questa nuova azienda il rimborso spese è solo uno specchietto per le allodole: le persone con un contratto si contano sulle dita di una mano e siamo tutti in stage!
E' quindi arrivato il momento di ammettere che lo stage, come è concepito qui da noi, è un altro fallimento tutto italiano. L'idea iniziale poteva anche essere positiva, cioè formare una persona ad un lavoro, ma il fine, al posto di essere il vero inserimento lavorativo, si concretizza nell'interscambiabilità dei soggetti. Se il rimborso spese non fosse così misero, come spesso avviene, lo stagista risulterebbe veramente un investimento per l'azienda, che avrebbe tutto l'interesse poi ad inserire il soggetto.
Ma quando le cifre sono cosi basse, conviene ogni 6 mesi cambiare stagista rispetto a spendere più del doppio al mese con un contratto.
Per quale motivo poi un'azienda dovrebbe scegliere di attivare uno stage extracurricolare con obbligo di rimborso spese quando ne può attivare uno curricolare gratis? Tanto gli studenti universitari o appena usciti da un master, non mancano!