Stage perditempo
8 anni, 3 mesi fa di expat14
Ciao a tutti, ci tenevo a raccontare le mie esperienze da stagista, perché dopo la laurea mi sono ritrovata a fare solo esperienze di questo tipo.
Da un paio di anni vivo nel Regno Unito, dove ho trovato lavoro dopo sole 2 settimane che mi ero trasferita, e col senno di poi devo dire che avrei fatto meglio a lasciare l'Italia 4 anni fa, subito dopo la laurea. Per i primi tempi mi sono accontentata di fare stage, perché "almeno hai qualcosa da mettere nel curriculum" e anche per avere un minimo un'idea di quello che avrei voluto fare davvero nella vita, e mi sono ritrovata a fare 3 stage diversi di 6 mesi in 3 aziende diverse che sono stati solo una gran perdita di tempo.
Le mie mansioni erano per lo più tutte quelle attività ripetitive e noiose che gli altri dipendenti dell'azienda non avevano né il tempo né la voglia di fare, in uno di questi ho passato intere settimane a non fare assolutamente NIENTE perché il capo e gli altri colleghi erano già partiti con l'idea, fin dal mio primo giorno, che siccome ero laureata da qualche mese non avevo esperienza, non sapevo fare nulla (manco una fotocopia) e che se facevo degli sbagli poi loro dovevano perdere tempo a correggerli. Era poi inutile che io provassi anche solo a fare interventi, perché se anche solo respiravo mi fulminavano con lo sguardo.
Nell'ultimo stage mi sono ritrovata occupata per i primi 4 mesi, nel senso che, per quanto le attività fossero per l'ennesima volta MOLTO ripetitive, almeno avevo le giornate occupate. Poi però è successo che la redistribuzione dei compiti tra i vari uffici è cambiata proprio intorno al 4-5 mese che ero lì, e mi avevano messo a fare formazione a un nuovo stagista sull'aggiornamento di un sito che fino a quel momento aggiornavo solo io. Dopo aver vissuto un iniziale stato di soddisfazione personale per essere stata investita di questa responsabilità, dopo 2 settimane che il ragazzo nuovo era diventato in grado di gestire il sito da solo, mi sono sentita molto sminuita perché poi per me non c'era più nulla da fare, perché a questo ragazzo era stata data la possibilità di sostituirsi completamente a me, per cui ho passato l'ultimo mese di stage in azienda come se fossi un fantasma, mentre lui faceva davanti a me tutto quello che facevo io prima. All’epoca avevo fatto presente al mio capo che se c’era altro che potevo fare sarei stata disponibile, ma non ho avuto riscontri positivi.
Come appunto ho detto all’inizio, sono 2 anni che manco dall’Italia, e ho deciso che d’ora in poi ci tornerò SOLO per le vacanze.
Redazione_RdS
8 anni, 3 mesi fa
Grazie ancora per gli spunti di riflessione che ci offri, cara expat. Aspettiamo che qualcun altro tra i nostri lettori ci racconti la sua esperienza, anche sulla nostra pagina Facebook, contribuendo a alimentare il dibattito. E' con testimonianze come questa che ci si fa un'idea ancora più concreta di cosa significhi espatriare perché non ci si sente valorizzati a sufficienza nel paese in cui si è nati.
Un caro saluto
In risposta a #post22335
expat14
8 anni, 3 mesi fa
Cara redazione,
Grazie mille per la risposta, spero di poter fornire spunti
utili per discussioni sia riguardo agli stage, che sono il focus principale del
sito, sia per il discorso Brexit, dal momento che l’Inghilterra è una delle
mete più ambite per i giovani italiani laureati.
Io mi sono laureata in lingue e letterature straniere
applicate all’ambito turistico in un’università privata, e poco dopo la laurea
ho fatto degli stage nel digital marketing in tre aziende diverse tra loro
(un’azienda di promozione turistica, una scuola di moda e design e una banca).
Nel frattempo mandavo il curriculum in giro anche per altri tipi di posizioni
(contratti a tempo determinato, a progetto…) sempre nell’ambito marketing e
vendite in aziende di ogni tipo. Ogni volta che mi presentavo per un colloquio
però mi facevano sempre domande per me molto difficili, quasi ad aspettarsi che
io mi fossi trovata ad affrontare situazioni critiche sul posto di lavoro in
cui mi sarei trovata a prendere una decisione seria per l’azienda; a queste
domande però appunto io non ero in grado di rispondere, perché non ero mai
coinvolta nelle riunioni e mi trovavo sempre confinata a svolgere mansioni che
avrebbe potuto fare anche uno con la licenza media (aggiornamento di siti,
traduzioni, data entry). Tutto ciò non mi ha aiutata a costruirmi un’identità
valida e ad avere quelle caratteristiche peculiari che mi facessero distinguere
dalla massa.
Alla conclusione del terzo stage mi sono ovviamente rimessa
a mandare cv, ma quello che mi sentivo dire ai colloqui era sempre la solita
cosa: “Eh, Lei ha fatto solo stage formativi, non è pronta per lavorare”. A
quel punto mi sembrava che la mia vita fosse destinata a fermarsi
completamente, finche non ho deciso di cercare lavoro fuori dall’Italia. Da un
lato ho sempre desiderato vivere un’esperienza all’estero, per cui ho pensato
che il momento fosse propizio per provare. Dopo 2 settimane che ero lì ho
trovato lavoro in un’azienda vicino a Londra che negoziava contratti di
trasporto, e io mi occupavo dei clienti italiani, francesi e spagnoli (avendo
studiato sia il francese che lo spagnolo); dopo pochi mesi mi è stata offerta
la possibilità di lavorare in un’azienda di import e export di prodotti
alimentari italiani, sempre nella stessa città, e dovendo scegliere tra le due
- trasporti e food and beverage – ho scelto la seconda perché è un ambito che
mi interessa di più. Per un anno ho fatto una sostituzione maternità nell’ufficio
acquisti, dove tenevo i contatti coi fornitori italiani, preparavo gli ordini e
cercavo nuovi prodotti da inserire in azienda, e da circa 4 mesi sono passata nell’ufficio
vendite come impiegata; nel frattempo mi hanno fatto il contratto a tempo
indeterminato.
La lontananza dal paese d’origine la sento ogni tanto, perché
in Italia ho sempre i familiari stretti e gli amici più cari. A volte mi capita
di sentirmi chiedere “Ma perché ti sei trasferita qui, in Italia si sta bene,
fa caldo!”, oppure “Ma perché hai lasciato il tuo paese e non vivi vicino alla
tua famiglia?”. Il fatto è che molti non sono consapevoli di come vivano i
giovani della mia generazione in Italia, spesso neanche le generazioni più
anziane del nostro paese lo capiscono completamente.
Al momento, per quel che riguarda la Brexit, mi risulta che
sia più difficile venire in Inghilterra e cercare lavoro sul posto come avevo
fatto io, e probabilmente ora è necessario avere un visto di lavoro. Questo
evento avrà sicuramente ripercussioni sul molti fronti, c’è chi dice che
potrebbero mettere in atto un sistema a punti simile a quello australiano, per
cui per essere ammesso a lavorare in Inghilterra si debba rientrare entro certi
parametri (come la buona conoscenza della lingua inglese), ma ci vogliono
ancora un paio d’anni prima che si definisca tutto quanto.
Aspetto un vostro gentile riscontro, grazie e buona serata!
Redazione_RdS
8 anni, 3 mesi fa
Cara expat,
grazie per la tua testimonianza, che è purtroppo molto simile a quella di tanti altri. In questo spazio non arrivano solo richieste di aiuto o di consigli, ma anche semplici sfoghi come il tuo che dicono molto della realtà che vivono le nuove generazioni in tema di lavoro. Quel lavoro che è poi alla base della costruzione di un intero percorso di vita, ed è quindi un tema centrale a nostro modo di vedere.
Sarebbe interessante se potessi darci altri dettagli della tua storia: in cosa ti sei laureata, che lavoro stai facendo adesso nel Regno Unito (e magari anche che aria tira dopo la Brexit) e di cosa ti occupavi nelle aziende che ti hanno preso in stage. Potrebbe fare da spunto per aprire un dibattito con altri ragazzi che hanno avuto le tue stesse esperienze. E sollevare così un'altra questione che ci preme molto: quella degli stage che portano a poco o niente. E non parliamo solo di un contratto o di un'assunzione, ma proprio di formazione. Che non permettono insomma di acquisire competenze.
Aspettiamo un tuo riscontro e un caro saluto
ps Di expat abbiamo scritto molto. Puoi leggere per esempio qui:
http://www.repubblicadeglistagisti.it/article/e-ora-di-tornare-a-investire-sul-capitale-umano-oggi-il-punto-sul-fenomeno-expat-al-meetalents-di-bologna
http://www.repubblicadeglistagisti.it/article/expat-pasticcio-legge-controesodo-emendamenti
http://www.repubblicadeglistagisti.it/article/rapporto-italiani-estero-aumentano-expat-millenials
http://www.repubblicadeglistagisti.it/article/dura-vita-a-londra-grande-competizione-stage-gratuiti-testimonianza-shady-anayati
http://www.repubblicadeglistagisti.it/article/meetalents-2014-perugia-19-dicembre
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