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Se un tipo di laurea oggi equivale ad aver commesso un reato

13 anni, 4 mesi fa di Francystage

stage a parte, ma è possibile che alcune lauree, specie se ottenute con il vecchio ordinamento, sono considerate dai selezionatori,dalle aziende e dal pensiero comune delle persone come una sorta di reato punibile con la disoccupazione? Avere una laurea in lingue(come la mia), lettere, filosofia, psicologia, sociologia e talvolta scienze politiche e della comunicazione significa, al giorno d'oggi, non avere possibilità di vita?
Da chiunque riveli i miei titoli di studio ricevo o risposte del tipo: "Non ci farai nulla con la tua laurea" oppure "Ma perchè non fai l'insegnante" (percorso che non ho mai pensato di scegliere) oppure "Più che un call center non puoi far altro".
Possibile che non esistono dei sacrosanti percorsi lavorativi (corsi gratis, borse di studio e serio orientamento) per poter ricominciare,rifarsi una vita e riparare all'errore commesso? Ecco, sto parlando come se fossi uscita da un carcere e dovessi ricominciare una vita...forse un carcerato ha più possibilità di me di reinserirsi.
Oppure dovrò scaricare le casse al mercato, come ha detto Brunetta, offendendo chi ha "perso" tempo sui libri...a parte che non ho così tanta forza per sollevare le casse...
per favore, non commentate alla solita maniera: "ma stai tranquilla, le tue esperienze sono cmq importanti ecc". Credetemi: ho tentato l'impossibile,qui a Roma, ma non si lavora, a meno che non si abbia spinte dall'alto. E la mia sensazione, tornando al titolo dell'argomento, è quella di una persona uscita da un carcere e che non può riscattarsi

sandruccia85

13 anni, 4 mesi fa

Silviacr,
anche il settore delle relazioni internazionali è poco tecnico e abbastanza saturo. Te lo dico io che lo studio da 5 anni e che a Ottobre mi laureo magistrale. Se vuoi percorrere la via istituzionale vai avanti a concorsi e la preparazione universitaria non è completa (dipende da quale università scegli). Se vuoi fare cooperazione allora buttati direttamente sull'esperienza sul campo che conta molto di più!
Conosco gente che ha studiato filosofia e che lavora presso Google,nelle istituzioni e persino nelle risorse umane.
Chi sceglie studi umanistici, se non vuole o non può continuare lo studio accademico, dovrebbe adattarsi alle situazioni.

silviacr

13 anni, 4 mesi fa

ciao a tutti, ho letto con molto interesse e purtroppo preoccupazione la vostra discussione, mi pare che tutti abbiamo ben chiaro quale sia la situazione del mondo del lavoro, legata all'istruzione universitaria, quindi non starò qui a fare ulteriori polemiche. voglio solamente proporre la mia seppure finora breve esperienza, visto che da quello che ho capito ho un percorso simile a quello di francystage. inizio col dire che sono d'accordo con danrur sul fatto di non focalizzarsi mai su un solo settore: bisogna, x quanto possibile, sapersi reinventare e avere la mente aperta

Io mi sono laureata a dicembre scorso in mediazione linguistica e culturale (triennale), circondata quindi da centinaia di aspiranti traduttori e interpreti, alcuni di loro coscienziosamente e con impegno, molti altri senza le idee chiare, non pensando che x diventare interpreti ci voglia anche una specialistica specifica e difficile (e con poca voglia di proseguire gli studi). io l'ho scelta per la passione per le lingue e con la convinzione che queste ancora servino a qualcosa, come buona base (ai colloqui fatti sin ora mi hanno sempre fatto delle domande in inglese, e conosco laureati in materie scientifiche che non sanno nemmeno presentarsi). durante questi 3 anni sono stata in erasmus, esperienza che reputo ottima da molti punti di vista, anche x il cv.
a settembre scorso mi sono iscritta a una specialistica di scienze della comunicazione, perché il mio sogno è fare la giornalista e pensavo potesse essere il percorso migliore, sbagliando. mi sono resa conto che i corsi che facevo non mi davano nessuna preparazione "tecnica" (come tutti i corsi umanistici direte) e x diventare giornalista la cosa più importante è la pratica, la teoria uno se la studia da solo. a riprova, ho svolto uno stage di 3 mesi (gratis, ovviamente)in un'agenzia di pr, dove mi hanno presa perché so bene l'inglese, non x il corso di studi. ora sto x mollare comunicazione e richiedere il trasferimento ad un altro ateneo ad una specialistica di relazioni internazionali, quindi torno a lingue, concentrandomi sull'internazionale. il mio obiettivo è quello, una volta laureata, di andare all'estero. x quanto riguarda il voler fare la giornalista, si sa che è un campo pessimo su cui puntare oggi, perché non assumono e ce ne sono un sacco. però continuo a provarci, senza snobbare altre strade. scrivo il più possibile, x ora a gratis, ma in progetti che possano valere davvero, x fare curriculum. a settembre inizierò uno stage di 4 mesi, solo con rimborso spese, che coniuga lingue e scrittura. farsi sfruttare è umiliante x tutti i giovani di buona volontà, ma nei limiti bisogna cercare di considerare ogni esperienza come un piccolo mattoncino per fare esperienza, e se proprio non si vogliono accantonare completamente i propri sogni (non sarebbe nemmeno giusto, in fondo), bisogna sapersi riformulare verso altri settori, consapevoli che la laurea che abbiamo in mano in molti casi servirà marginalmente, quindi dobbiamo puntare anche su capacità personali e su campi alternativi. io lo sto facendo con la comunicazione e le pr, dove le lingue servono sempre, e anche il saper scrivere. bisogna essere aperti a tutto e, se un giorno mi proporranno di fare l'insegnante, potrei anche accettare

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

ottima testimonianza. beh, lo ripeto, io non me ne sono stata con le mani in mano, sono passata dal giornalismo(possibilità zero) a web content manager(quindi una cosa moderna), formazione e alcune dritte su come muoversi, ma, appena fatti i colloqui: VOLEVANO ESPERTI. Il problema è sempre quello. Si vede che non ho fortuna io. Ho mandato un cv tre giorni fa nello stesso, tramite un annuncio trovato su Infocity. Ovvio, non si sono fatti sentire, altrimenti mi avrebbero già contattata

danrur

13 anni, 4 mesi fa

Laureato in Scienze della Comunicazione, indirizzo comunicazione politica. Insomma, la via preferenziale per la disoccupazione o, nel migliore dei casi, lo sfruttamento non pagato.

Già all'università i (pochi) prof onesti avevano messo le cose in chiaro: non fate i giornalisti, i nuovi posti nel settore sono praticamente 0. Sulla comunicazione politica, non parliamone: offerte di stage a 30 euro/mese (rimborso spese trasporto) con responsabilità commerciali (ovviamente le trasferte le avrei dovute anticipare io).

Mandato tutti felicemente a quel paese già in sede di colloquio e mi sono rivolto alla comunicazione d'impresa. Qui mi ha aiutato il tempo della laurea, avendo finito a marzo 2008 ho avuto qualche mese di tempo per inserirmi prima della Grande Crisi.

Sono entrato, prima a progetto e poi assunto, in una piccola agenzia di comunicazione quasi artigianale specializzata nei settori ICT e servizi alle imprese. Senza grandi nomi da mettere a CV, ma imparando per bene il lavoro. A metà 2009 però la crisi si fa sentire, i clienti se ne vanno e mi si mette in chiaro che a fine anno si chiudeva baracca e burattini.

Si prospetta però una fusione (o meglio, una incorporazione) con una agenzia "amica" forte nel settore energia e ambiente interesata a espandere il portafoglio clienti. Peccato che per me inizialmente non ci sia posto (non c'era la convenienza economica). Strappo però una prova di una quindicina di giorni, le cose vanno bene, e alla fine riesco a strappare un contrattino di sei mesi. Prendendo il 20% in meno di prima, ça va sans dire. Ma siamo a fine 2009 e il mercato è paralizzato.

Accetto in attesa di tempi migliori. I primi mesi passano così così, non sento grande fiducia intorno e i compiti rimangono più o meno sempre quelli. Poi, per fortuna, da ottobre si cambia, sia a livello di attività che di stipendio (+15%), fino all'assunzione definitiva a giugno con altro piccolo ritocco.

Tutto questo per dire che non bisogna mai, a mio parere, focalizzarsi su un singolo settore, anche se è il sogno da bambino. Bisogna sapersi adattare ai bisogni del mercato, senza ovviamente prostituirsi o snaturarsi troppo. Nel mio caso, passando dalle aspirazioni giornalistiche alla comunicazione d'impresa passando per la comunicazione politica, e cambiando anche settore di attività a seconda di dove va il mercato.

E il mio non è un caso unico. Molti di quelli che lavorano con me vengono da settori ancora più lontani, come design, architettura e moda. E oggi mai più tornerebbero a lavorare in quei settori.

Insomma, ci vuole intuito, coraggio e....anche un pò di fortuna che non guasta mai!

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

bell'intervento. Ho spesso pensato pure io alle HR, mi ci vedrei in quanto mi piace ascoltare e venire incontro alla gente (nel caso specifico, alla persone che cercano lavoro) ma purtroppo dovrei trovare un corso gratis,di master costosi non vorrei farne più e quindi non saprei come muovermi.

giogro84

13 anni, 4 mesi fa

Bene, ti e vi dico la mia. Mi sono laureata in Sociologia e ho preso una specialistica in Crimonologia (specializzazione
che è costata un bel pò rispetto alla laurea triennale). Ho studiato tante cose interessanti e il prof ci aveva illuso che
avremmo potuto lavorare in determinanti ambiti. In realtà come criminologo non c'è alcun lavoro, perchè non esiste una
figura precisa, con tanto di albo. In genere è uno psichiatra forense (di quelli che vediamo in tv), altrimenti non puoi
fare nessun tipo di lavoro che ti permetta di vivere. Di fronte a questa delusione, ho cominciato a cercare subito dopo la
laurea uno stage e l'ho trovato in una grandissima azienda, in un settore che non c'entrava nulla con la criminologia.
Dopo di che ho trovato un lavoro con contratto illudendomi potesse essere attinente al mio corso di studi e nel frattempo
mi sono iscritta ad una scuola professionale di 3 anni che si fa di sabato e domenica per poter entrare in un albo ed
esercitare un domani anche come libero professionista. Durante queste mie esperienze di lavoro, ho scoperto di provare un
forte interesse per l'area HR all'interno di realtà multinazionali, ma dopo 2 anni di lavoro in un altro settore, nessuno
mi avrebbe assunto direttamente con contratti. Così, consapevole di dover iniziare tutto da capo, mi sono licenziata,
mi sono iscritta ad un Master weekend in HR e ho ricominciato da stage. All'inizio non è stato facile neanche trovare stage.
Poi ne ho trovati 2 e adesso lavoro in HR da 6 mesi, mi piace tantissimo (anche se le mie idee da studente mi portavano
altrove) e nel frattempo continuo i miei corsi professionali da libero professionista. Naturalmente spero di avere un
contratto il prima possibile, ma nel frattempo sto cmq lavorando in un settore in cui mi sento stimolata.

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

Non sono qui per fare polemiche, semplicemente passare da parole generiche a quelle più specifiche. Non cerco ricette, ma visto che tanti parlano di riorganizzarsi,volevo capire come vi state organizzando. Tu alla mia domanda cmq hai risposto, vediamo che dicono gli altri

kalinyxta

13 anni, 4 mesi fa

Senti, stiamo appunto dicendo (almeno io) che da soli non possiamo fare nulla. Non ti aspettare che abbiamo la ricetta, se ce l'avessimo non staremmo qui a parlare. Personalmente al momento mi arrangio e mi sto scervellando per cercare di capire cosa fare del mio futuro, altro non so dirti.
La famiglia non è certo una soluzione, perchè domani non ci sarà più.
Io ti sono anche grata perchè hai sollevato il problema, e l'hai fatto nei termini più incisivi che si potessero trovare (il paragone con il reato rispecchia splendidamente lo stato delle cose) - e da laureata in filosofia è ovviamente un problema che mi sta più che a cuore.
Ma se sei qui solo a fare polemiche è inutile parlare.

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

qual è il qualcosa che hai fatto tu?Ho posto una domanda, basta a parlare in generale

danrur

13 anni, 4 mesi fa

sono perfettamente d'accordo con kalinyxta.

Il problema c'è, e nessuno lo nega. Ma cosa vogliamo fare?

Lamentarci e basta, bussare a vita contro porte sprangate sperando nella buona volontà di qualcun altro, oppure provare a far qualcosa per cambiare le cose, sia a livello individuale che collettivo?

Daniele

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

faccio un tentativo diverso, visto che, genericamente, voi parlate di soluzioni: mi rivolgo a chi ha una laurea umanistica: che alternative alle vostre aspirazioni avete trovato? Beh, magari posso seguire il vostro esempio,perchè qui si fanno giri di parole,ma non si dice nulla di concreto. Se volete potete rispondere a questa domanda.

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

allora, io non so disperata, assolutamente, e fortunatamente ho una famiglia che mi sostiene, ma, vedi, non ci capiamo. Proporre cose se non si viene ascoltati è una cosa che io, così come tanti altri, abbiamo già fatto o che cerchiamo di fare, ma chi è più in alto fa orecchie da mercante. Inutile, questa nazione vive sulle raccomandazioni e non c'è verso, anche se ci sono eccezioni e quelle eccezioni,però,chiedono l'impossibile e non ti fanno cmq partire da un punto. E ora basta

kalinyxta

13 anni, 4 mesi fa

Francy, puoi anche restare della tua idea, per carità, ma mi dispiace sentire questa disperazione. Io dico esattamente quel che dici tu; cioè che se il nostro destino è quello di bussare alle porte dei call center da qui ai prossimi vent'anni, per sentirci dire che non gli serviamo perchè non abbiamo esperienza, allora possiamo sistemarci sotto i ponti fin da ora. Oppure, constatato che da soli non faremo nulla, dobbiamo capire che servono interventi radicali, sistemici, a 360 gradi. Da parte della nazione intera che dovrebbe rendersi conto che si tratta di una più che emergenza; e da parte nostra che, seppur con fatica, dobbiamo ripensare noi stessi a partire dal fatto che le cose non sono come ci aspettavamo e sognavamo.
Altrimenti io ti dico: hai ragione: ma dunque? Cosa proporresti? Se non le facciamo noi le proposte, possiamo stare freschi, che non le farà nessuno.

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

non sono affatto frustrata, semplicemente, tra per qualche concetto espresso da Riccardo e da Kalinixta, non avete ben compreso il problema che avevo sollevato. Tutto qui. Il problema riguardava una sensazione a pelle: quella di sentirsi come chi abbia commesso un reato e non avesse compiuto degli studi. Il resto sono solo parole...al vento, per giunta

Sibyl

13 anni, 4 mesi fa

Guarda che io non mi riferivo a te, ho parlato in generale come mi pare abbiamo fatto tutti qui dentro. Io non parlo per sentito dire ma per diretta esperienza, e avendo fatto uno stage (non pagato, tanto per cambiare) nella selezione del personale, di persone e storie ne ho viste parecchie. Il mio sogno ad esempio era quello di fare la professoressa universitaria di filosofia, ma una volta toccato con mano com'è il mondo accademico ho deciso che se volevo sorpavvivere decentemente ed avere un futuro era meglio cambiare e puntare ad altro. Capisco che tu sia frustrata da questa situazione (lo siamo tutti) ma rpendersela con chi è sulla tua stessa barca non ti sara d'aiuto..

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

io non ho mai detto che non mi rimetto in gioco umilmente, mi dai pure della presuntuosa...rimettersi in gioco sarebbe anche fare un lavoro da ufficio, o prestare delle lezioni o anche un call center non improntato sulle vendite(non so vendere), ma non fanno fare nemmeno quello,perchè serve la giovane età e l'esperienza. Niente, qui non ci capiamo e allora smettere di scrivere e pregherei la redazione di chiudere l'argomento, tanto siete univocamente orientati nella massificato sentito dire

Sibyl

13 anni, 4 mesi fa

Sono d'accordissimo con Kalinyxta e Riccardo, soprattutto per quanto riguarda il malinteso diritto allo studio. Ribadisco che la realtà va affrontata, e arrabbiarsi perchè "ho studiato facendomi il mazzo e quindi qualcuno mi deve dare un lavoro" è veramente inutile. Anche perchè la laurea è un punto di partenza, non di arrivo: come dice Kalinyxta, si può anche cercare di sfruttare le proprie capacità in modo intelligente e umile, nel momento in cui si capisce che magari il sogno della vita non è raggiungibile per vari fattori che non dipendono soltanto dal nostro impegno o capacità, e puntare a qualcosa di originale e cmq di valore.

kalinyxta

13 anni, 4 mesi fa

Cara Francy, io non ho prlato di adeguarsi, ma dico che la realtà è complessa e per poterla affrontare dobbiamo conoscerla e capirla bene, e poi inventarci gli strumenti per cambiarla o almeno poter costruire la nostra vita. Sono d'accordo con te che siamo in un clima culturale distorto, malato e sabgliato, ma se ci limitiamo a condannarlo e basta, avremo anche ragione ma retiamo fermi. E se invochiamo o aspettiamo il cambiamento culturale, saremo altrettanto fermi per chissà quanti decennti perchè sono processi che una volta avviati non cambiano dall'oggi al domani. E noi dobbiamo farci i conti, volenti o nolenti. Piuttosto possiamo tentare di invertirli solo con l'inventiva e l'esempio.
Non è detto che tu non potrai raggiungere il lavoro dei tuoi sogni; però, statisticamente, se gli aspiranti sono milioni e la capacità sistemica di assorbirli è di un decimo, tutti gli altri resteranno fuori, è matematica. Lottare con le unghie e con i denti per realizzare i propri sogni è lodevole; ma comunque se guardiamo alla collettività e ai grandi numeri dobbiamo per forza riconoscere che i più non ce la possono fare.
Io dico però che dobbiamo fare un passo oltre. Cioè una volta riconosciuto che siamo in una situazione grave, seria, catastrofic, con cui non c'è da scherzare perchè ne va del futuro del Paese, bisogna guardare vanti e vedere come risolverla affinchè l'Italia non diventi un Paese di vecchi che muoiono di fame (noi un domani, senza lavoro e senza aver fatto figli). Che implica il mettere in campo tutte le strategie, tutte, non quelle ordinarie, come si fa allorchè si fronteggia una catastrofe.

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

cmq, o voi che siete campioni dell'adattamento a tutto, del reinventarsi con lauree inutili come la mia, vi ringrazio per il conforto e per avermi fatto capire che non ho speranze. Ecco, allora,visto che devo essere equiparata a un delinquente che commette un reato, magari al più presto ne commetterò uno, così vitto e alloggio per un po' e a spese dello Stato (quindi anche vostre), poi esco e verrò reinserita a lavorare nel sociale. Grazie tante, in effetti non sono così demotivata, mi preoccupa solo scegliermi il reato giusto...

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

Kalinixta, io non ho parlato di ritorno al passato e non capisco perchè io sono d'accordo con quello che scrivi e poi scrivi cose diverse nel tuo ultimo messaggio...bah...
E allora da domani,visto che ci dobbiamo adeguare: tutti a raccogliere i pomodori al mercato. E se voi siete sostanzialmente d'accordo con questo sistema, che vi pare nuovo ma è vecchio perchè si fonda su una corruzione condannata da tutto il mondo, beh,tenevi questa Italia e chiudiamo l'argomento. Prima dite una cosa e poi ne dite altre...

kalinyxta

13 anni, 4 mesi fa

Purtroppo c'è da dire che anche la rivoluzione in Egitto, dopo la fiammata iniziale, non ha sortito praticamente nulla. Le azioni dovute all'esasperazione sono eclatanti e generano grandi speranze, ma se poi non c'è all'interno della politica uno spazio per intervenire, negoziare, combattere legittimamente come soggetti di diritto a tutti gli effetti, cambia poco. E' appena uscito su questo sito un articolo sul peso e la rappresentanza politica dei giovani: è un problema cruciale che si continua ostinatamente a ignorare. Se non c'è quello, si possono fare discorsi infuocati, dire belle parole, riporre aspettative e speranze nel politico che si riempie la bocca dell'argomento ormai di moda peggio delle corna delle veline, e anche imbracciare i fucili: non cambia niente.

Riguardo al fatto che il tessuto economico e culturale dell'Italia non è materialmente in grado di assorbire tantissime figure "professionali", questo ormai è chiaro e bisogna farci i conti: ci siamo arrivati tardi, ma ci siamo arrivati. Sicché tantissimi di noi, cresciuti e alimentati a belle speranze, devono - e lo stanno facendo - cambiare il loro panorama mentale e rivolgersi altrove.
Ma questo non è una qualcosa che succede da sé: c'è bisogno di un lavoro enorme perché accada senza che sia una carneficina sociale. Perché la situazione, abbandonata a se stessa e lasciata andare alla deriva, non può che essere questo - è evidente, ce l'abbiamo sotto gli occhi.
Per fare giusto qualche esempio: ci siamo formati su qualcosa che non metteremo mai in pratica, mentre non siamo formati su quello che magari ha bisogno di noi - e bisogna intervenire su questo.
Abbiamo idee e abilità che potremmo tradurre in attività anche redditizie, ma non tutti hanno i mezzi per farlo - con i mezzi spropositati che occorrono in questo Paese, dove bisogna fronteggiare tasse, mafie e quant'altro. E allora che si fa? Si lasciano morire le iniziative potenzialmente utili alla collettività, o le si favorisce?
Tutto questo non lo possono fare i singoli, e ritorno alla mia posizione.

Rispetto a Francy, io condivido in parte quello che dice, cioè che la decadenza culturale è tale da amplificare a dismisura una situazione già problematica di per sè. Solo che il lavoro culturale è lungo (nell'ordine dei secoli); poi anche quello è fortissimamente orientato dalla politica e non può prescindere da questa (lo vediamo con quello che sta accadendo alla scuola); e infine è strettamente legato alla realtà economica. Per cui non possiamo semplicemente invocare un ritorno ai valori del passato perchè la situazione diventi più accettabile. Dobbiamo tener conto del mondo che cambia.
Per esempio: la cosiddetta cultura stessa, che ormai perlopiù si identifica con lo sfornare libri inutili, realizzare manifestazioni turistico-commerciali che nulla hanno di culturale, ridurre il patrimonio artistico e accademico a terra di pascolo per pseudo esperti che non fanno che blaterare sul nulla, ha contribuito, negli ultimi decenni, a produrre decadenza culturale, spreco di risorse, in definitiva una distorsione del suo valore e della sua stessa essenza.
Non possiamo non fare i conti anche con questo, quando deploriamo il decadimento dell'interesse per la cultura. Una volta che questa si è ridotta a merce e messa sul mercato, è soggetta alle oscillazioni delle quotazioni esattamente come i pomodori e le automobili.


Francystage

13 anni, 4 mesi fa

Bellissimo intervento, Riccardo (e non è il primo interessante che fai), concordo pienamente con ciò che dici e mi piace la tua panoramica sul percorso di studi che si fa all'estero...
Parlavi di vecchio ordinamento, la tua frase: "Ed è anche per questo che alcuni datori di lavoro considerano di più una laurea del vecchio ordinamento che una del nuovo con due master (ed in certi casi hanno ragione": mi dispiace,ma purtroppo non è così, anzi, io avverto il contrario, perchè le imprese preferiscono laureandi o laureati nuovo ordinamento in quanto hanno già esperienza che quelli del vecchio non hanno. Poi, quest'altra frase: "Riguardo le opportunità dopo lauree "meno forti", il tessuto industriale/cultulare italiano (per motivi che ritengo sia politici che culturali) non ha la possibilità di assorbire ogni hanno migliaia di "comunicatori", beh, hai ragione a parlare di politica, perchè da anni il sistema sociopolitico (va beh, per dirla tutta: il berlusconismo) boccia qualsiasi cosa si avvicini alla cultura e che non produca soldi. Un Paese in cui si inducono i giovani a mettersi in proprio invece che lavorare con gli altri o sotto dipendenza, creando liberismo selvaggio, sfrenato e fatto di grandi evasori fiscali, ha per forza di cose "punito" i "comunicatori", come dici tu...
Il fatto di fare stage gratis e da schiavi si ricollega un po' a ciò, a quella concezione tipica degli ultimi anni del "mettersi sempre in gioco", "Superare se stessi", "spremersi per diventare qualcuno", tutta tipicamente yuppie ma, a differenza dello yuppismo, leggermente più positivo e producente, è qualcosa di mal riuscito e che, se non porta risultati, crea frustrazione. Che c'è di male a fare dei percorsi che piano piano ti formano ma che non ti demotivano?No, in Italia o si lavora come muli o non si lavora

Riccardo

13 anni, 4 mesi fa

Buongiorno a tutti! Ho letto diversi interventi interessanti.. a dire il vero penso che il tema del diritto allo studio in italia sia stato capito male. Il diritto allo studio significa che anche chi proviene da famiglie non abbienti deve avere la possibilità di studiare se meritevole,non significa che tutti i ragazzi italiani devono laurearsi in qualcosa. Il fatto di poter studiare quello che si vuole dove si vuole e per quanti anni si vuole è un diritto che raramente ho visto in giro, così sono assai più rare le persone laurearsi dopo i 30 anni. In diversi paesi europei, a parte il numero chiuso, si può ripetere l'anno solo una volta sennò si viene "licenziati" dall'università -salvo gravi casi di malattia o di problemi familiari-; nella civilissima Germania non esiste la laurea in legge, esiste lo Staatexam. Dopo quattro anni di studio, si può tentare due volte. Se non lo passi, ti tieni la tua bella matura forever (quando ero in Baviera la percentuale che lo passava era intorno al 2%). In Cina- noto paese comunista- dopo la matura (uguale per tutti i 18enni, ed alquanto dura), tu indichi le tue preferenze di studio, dopo di che è il Governo che ti scrive una letterina dove ti dice l'università dove puoi studiare. Immaginate il livello di competizione su milioni di giovani per andara a studiare a Pechino o Shangai. Quindi di cosa stiamo parlando? Di quanto è dura? Non fraintendetemi, non è una critica e so benissimo qual'era la situazione nei vari vecchi ordinamenti. Ed è anche per questo che alcuni datori di lavoro considerano di più una laurea del vecchio ordinamento che una del nuovo con due master (ed in certi casi hanno ragione). Riguardo le opportunità dopo lauree "meno forti", il tessuto industriale/cultulare italiano (per motivi che ritengo sia politici che culturali) non ha la possibilità di assorbire ogni hanno migliaia di "comunicatori". Hard Fact. Punto. Se è per quello non riesce ad assorbire neanche i pochi ingegneri che si laureano ogni anno. Cosa si potrebbe fare? A dire il vero, se ci fosse volontà politica, tante cose... ma si vede che le cose vanno bene così come sono, visto che in Egitto con il 30% di disoccupazione giovanile è venuta fuori una rivoluzione mentre in italia si preferisce accettare stage di un anno non retribuiti perchè "tanto in giro non c'è niente" (provate a chiedere ad un ragazzo indiano od europeo in genere di lavorare gratis un anno, e vedete cosa vi risponde). Se poi le paghe sono basse, oltre alla pressione fiscale (scandalosa, a parità di lordo con altri paesi) andrebbe valutata anche la produttività media (quanti di quelli con un contratto a tempo indeterminato alle 17:00 vanno a casa cascasse il mondo?). Che poi l'imprenditoria italiana sia in genere miope e non capisca come si fanno investimenti in cose e persone, è un altro discorso..ma non diamo la colpa solo allo Stato di questo. Lo stato in teoria siamo noi...
Buon weekend a tutti!
Riccardo
PS quando vi propongono contratti e stipendi stupidi perchè c'è crisi, è una BALLA. La crescita nei BRIC annuale è intorno al 4%, il mondo gira ancora intorno al suo asse e solo l'italia è ferma al suo 0,1% di crescita più o meno da anni (con la differenza che, avendo perso 5/6 punti percentuali di PIL nella crisi, indovinate quanto ci vorrà per tornare dove si era prima?).

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

condivido tantissimo quello che hai detto, specie l'ultima parte e le frasi "Mi sembra un pò strano, però, che se uno vuol fare giornalismo debba avere la laurea scientifica o in economia!!! ": il bello che il giornalismo non te lo fanno fare più!! e "n pratica, adesso o fai stage per almeno un anno e mezzo (tranne le pochissime eccezioni)con tutti i sacrifici economici che ne conseguono oppure devi accontentarti di lavori per i quali basterebbe solo il diploma, dato che per un tempo determinato di un 1 anno chiedono dai 3 ai 5 anni di esperienza (come te la fai questa esperienza???). " esatto: vogliono superesperti che l'esperienza l'hanno fatta in un mondo parallelo???Bah...
...Cmq,spesso si parla di studenti parcheggiati nelle università, però, volendo fare un lavoro manuale?Le aziende, per risparmiare, sfruttano ragazzi giovanissimi o immigrati, in questi settori e allora?Anche il lavoro in questi settori è un terno al lotto!

giogro84

13 anni, 4 mesi fa

Ciao a tutti. Io condivio parzialmente un pò tutte le posizioni. Nel senso: non sono d'accordo sul fatto che solo
alcune lauree come economia, ingegneria o materie scientifiche, diano sbocchi, perchè vi assicuro che c'è una miriade
di laureati in economia, ingegneria, legge, farmacia, bioteconologia,ecc. anche di età superiore ai 30 e più,
che sono nella nostra stessa condizione se non peggio. Ve lo assicuro sia per conoscenza personale sia per lavoro, dato che lavoro come HR. E'
chiaro che ci sono realtà come le grandi società di consulenza o anche contesti bancari che, in virtù del loro core
business, cercano nel 95% dei casi, profili economico/ingegneristico/informatico. Ma è anche vero che in tutte le aziende
ci sono sempre ruoli e funzioni aziendali come HR, Marketing, comunicazione e simili, che richiedono invece lauree
umanistiche. Questo non vuol dire che sia facile entrarvi, dato che l'offerta in proporzione alla domanda è chiaramente
inferiore e quindi chiaramente c'è molta concorrenza. Mi sembra un pò strano, però, che se uno vuol fare giornalismo debba
avere la laurea scientifica o in economia!!!
Il problema, son d'accordo con kalinyxta, è soprattutto colpa dello Stato che dato la possibilità di creare corsi di laurea
particolarmente cretini e inutili, che è il primo a non agevolare: i concorsi pubblici di un certo rilievo sono rivolti
solo a lauree in legge, economia e, al massimo, scienze politiche. Dall'equipollenza hanno tolto tutte le lauree (come
sociologia) che prima del Nuovo ordinamento erano considerate equipollenti!!! Qusto è lo schifo.
Ed è lo Stato che dovrebbe mettere in atto politiche di avviamento al mercaro del lavoro attraverso
sostegni alle aziende: deve fare in modo di stimolare ed incoraggiare il più possibile le aziende a fare contratti di
inserimento o apprendistato, anzichè legittimarle a ricorrere sempre più abusivamente agli stage, che ormai hanno preso
sempre più il posto di questi contratti.In pratica, adesso o fai stage per almeno un anno e mezzo (tranne le pochissime
eccezioni)con tutti i sacrifici economici che ne conseguono oppure devi accontentarti di lavori per i quali basterebbe solo
il diploma, dato che per un tempo determinato di un 1 anno chiedono dai 3 ai 5 anni di esperienza (come te la fai questa
esperienza???).

pikkasso

13 anni, 4 mesi fa

io penso che se non fosse per il numero chiuso a medicina non ci sarebbe tanta affluenza, vi immaginate se potessero accedere tutti, il valore della laurea in senso economico, e non per passione, diverrebbe molto molto basso. c'è chi dice che è colpa della politica, io penso che una volta i laureati avevano uno status perché erano numericamente un élite, quindi la loro esiguità gli permetteva una certa sicurezza. oggi ci si iscrive all'università nella ricerca di un lavoro non manuale, ma in realtà quello che stiamo facendo, e mi ci inserisco anch'io, è quello di parcheggiarci nell'attesa di periodi migliori. certamente la politica potrebbe lavorare per assicurare delle vie d'accesso coerenti con il percorso di studi svolto, similmente come fanno per i concorsi pubblici, evidenziando quali tipologie di laureati possono partecipare,pero applicandolo alle imprese private nella ricerca del personale. ma questo è un passo successivo alla regolamentazione degli stage,mal pagati è spesso utilizzati per un tournover a vantaggio delle società.
Sarebbe più funzionale limitare gli stage aziendali vincolandoli con un assunzione ogni tot. stage effettuati, es. ogni 3 stage un contratto,con opportuni controlli, e non specifico che tipo di contratto perché ci vorrebbe un altro forum solo per questo tema.
stage mal pagati dalle aziende, non meravigliatevi se la politica non agisce, io studio studi europei, e come mi piacerebbe fare uno stage mae-crui,ovvero presso il ministero affari esteri, ma economicamente non posso affrontare uno stage non retribuito all'estero, e in questo caso non vale il principio investi sul tuo futuro, perché non mi posso indebitare in banca e non avere una certezza di poter restituire il prestito, e non parlo solo per me, parlo per la maggior parte delle persone che non hanno una sicurezza sulle spalle.
L'unico reato che ho commesso forse è quello di non aver fatto ancora valere le mie capacità all'estero, dove le valutano in modo più giusto ed equo. Evviva la fuga dei cervelli, per un Italia che non vuole crescere.

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

siamo sempre più in sintonia,cara Kali...e questa frase che tu dici è significativa "Come si fa a non rendersi conto: dire che nessuno dovrebbe più iscriversi a certe facoltà è segno del fallimento di un intero sistema e di un intero Paese che va allo sbando, senza assolutamente nessun progetto"...infatti, dire: "tanto queste facoltà non servono a niente", vuol dire,come ho già ripetuto, arrendersi a un sistema ormai a univocità, cioè che siccome "tirano" solo alcune lauree, per i capricci degli imprenditori, il resto dovrebbe essere buttato via. Non significa che noi umanisti dobbiamo nasconderci dietro un dito, ma sinceramente è solo il desiderio di rivendicare una dignità ormai distrutta.
Cosa ho detto io, all'inizio? Che mi sento come un carcerato che esce fuori e,siccome ha la fedina penale macchiata, viene scartato a priori dalle aziende. Ecco, questo è il problema grave, senza uscire troppo fuori argomento. Nel 2011 non ci si deve sentire umiliati peggio di una persona che ha commesso un reato che, cmq, oggi come oggi, riesce a rifarsi con lavori artigianali o reinserito in contesti lavorativi sociali (prendete i brigatisti, ad esempio, con quello che hanno fatto lavorano lo stesso; io non faccio parte di gruppi eversivi e vengo trattata peggio che mai). Volevo dire solo questo...

kalinyxta

13 anni, 4 mesi fa

Nessuno deve scegliere l'università al posto mio, e non è ovvio che un laureato in economia abbia per forza più opportunità.
Come si fa a non rendersi conto: dire che nessuno dovrebbe più iscriversi a certe facoltà è segno del fallimento di un intero sistema e di un intero Paese che va allo sbando, senza assolutamente nessun progetto. Perché allora due sono le vie: o le chiudi e smetti di buttare soldi pubblici in cose vezzose ma che non servono a niente (allo stesso modo allora lo Stato potrebbe finanziare corsi di ping pong, non ti pare?), o le riorganizzi in modo serio (parola che non ci suona), radicale, in base al mondo e al mercato che ovviamente cambiano (e invece l'università è stata riformata esattamente nel senso opposto).

Ti rendi conto che uno stato non può dire: teniamo l'università pubblica, la finanziamo, ci facciamo iscrivere anche l'intero popolo cinese, ma tanto non serve a niente?
Questo discorso riguarda l'organizzazione che un paese vuole darsi, e quindi riguarda la politica. La politica sei tu, sono io, mica è qualche potere occulto.

Noi abbiamo dovuto scegliere all'interno di un sistema che non si era posto nessuno di questi problemi. Abbiamo voluto comunque seguire la passione, certo consapevoli dei rischi: e nessuno sputa su questo, io mi sento assolutamente privilegiata. Se l'accesso non fosse stato aperto a tutti, chi aveva davvero intenzione di seguire la sua passione si sarebbe impegnato per farlo, e chi non ne aveva intenzione avrebbe desistito e fatto altro. Diritto allo studio significa tante cose, mica soltanto avere accesso indiscriminato a qualsiasi cosa (il che sarebbe anche bello, in teoria, ma se le conseguenze sono queste allora il problema purtroppo bisogna porselo - la conseguenza è che l'università di massa è diventata un esamificio e non ha più alcun valore - cosa che accettiamo tranquillamente ma che dovrebbe sgomentarci, invece).

E io credo che se non ci fosse numero chiuso a medicina, questa perderebbe molta attrattiva anche agli occhi di chi fa ricorso al Tar (ti immagini studiare dieci anni per poi ritrovarsi a competere con qualche milione di altri laureati? Chi lo farebbe?)

Comunque parlo di numero chiuso ma questa è una delle possibili vie, ci sono tantissime altre cose a cui mettere mano e che potrebbero risolvere o mitigare il problema, ma la cosa pare non interessi a nessuno. Vogliamo parlare, per esempio, di liberalizzare seriamente l'imprenditoria? Sarebbe un ottimo modo per tamponare, anche dopo che i danni sono stati fatti. Ma niente, da questo orecchio non ci sente nessuno.

Comunque ribadisco: un problema collettivo non si risolve a livello individuale; è talmente ovvio da essere quasi una banalità.

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

io non credo che Kalinyxta volesse dire che è colpa della politica,ma del sistema che ha accettato di scendere così in basso..." tu, Sandras, dici: "se la gente ci pensasse, forse si iscriverebbe meno a lettere o simili"...bene, allora chiudiamo queste facoltà e diventiamo tutti economisti e imbonitori perchè così è il mercato dal lavoro.E tutto il resto???E' triste vedere che le persone abbiano accettato questo pessimo sistema, in un Paese che era la culla della cultura del mondo e che quel mondo ormai ci ha declassati e ridicolizzati. All'estero ci conoscono bene,ormai...

sandras

13 anni, 4 mesi fa

Scusa Kalinyxta, ma la scelta dell'università dovrebbe farla la politica al posto tuo? E poi, dipende sempre da che punto di vista si guarda la faccenda: qualcuno in questa discussione ha detto che solo i medici possono veder garantita la loro posizone lavorativa futura (immagino ci si riferisse al numero chiuso). Bene, sai quanti ricorsi al tar vengono fatti ogni anno da gente che non riesce ad entrare a medicina perchè non passa il test? Queste persone si appellanno al diritto allo studio, che secondo loro dovrebbe venir garantito a tutti. Io non so bene se son d'accordo con il numero chiuso, ma sicuramente penso che prima di intraprendere una strada, qualunque essa sia, è indispensabile fare un bel bilancio costo-beneficio. E' ovvio, matematico, che se ti iscrivi a filosofia avrai molte piu difficoltà di trovar lavoro rispetto ad un ingegnere o a un laureato in economia. Questa non è politica, è la legge del mercato. E se la gente ci pensasse, forse si iscriverebbe meno a lettere o simili. Il fatto di poter scegliere liberamente dove studiare e cosa, è una libertà enorme, un privilegio secondo me inestimabile che abbiamo e sputarci sopra è quanto meno sciocco. Detto ciò, son d'accordo con te nel dire che gli under trenta sono una generazione dimenticata, senza prospettive e su cui mai si è investito. Ancora d'accordo quando parli dell'università che diventa sempre di più un baraccone senza prospettive e sempre con te quando parli della mancanza di un progetto che permetta a gente come noi di riscattarci dall'eterno ruolo di bamboccioni. Ma no, non son d'accordo nel dire che è colpa della politica se i laureati in filosofia non trovano lavoro.

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

sempre più in sintonia con Kalinyxta, condivido ogni parola e virgola...ci fanno sentire in colpa di aver scelto un percorso di studi che sentivamo di più nostro, come se, appunto, l'unico modo per lavorare oggi è fare l'imprenditore o l'economista o il manager e tutto il resto dovrebbe essere noia, come canta Califano. Anche alcuni di voi, che sicuramente sono contro questo sistema (altrimenti non scriverebbero qui) però sono talmente assimilati col sentire comune che ragionano quasi come chi cercano di combattere

kalinyxta

13 anni, 4 mesi fa

Nessuno dice che vogliamo scaricarci di responsabilità o che aspettiamo la manna dal cielo. Ma dico che se un problem riguarda non uno, don dieci, non cento, ma migliaia di persone, forse c'è qualcosa che non va e non si risolve semplicemente con la buona volontà di uno che si rimbocca le maniche, è così semplice da capire.
Dobbiamo essere colpevolizzati perchè abbiamo creduto nel'importanza di coltivare la mente, l'intelletto, e di poter dare un contributo al nostro paese grazie a questo? Dovremmmo sentirci per questo più in colpa di chi (senza offesa per nessuno) sceglie una strada che gli consenta di fare soldi a tutta velocità?
Ribadisco, se questa è la nostra cultura attuale, siamo rovinati. Una politica che si rispetti, invece di far cadere tutta una sezione dell'istruzione nel girone dei dannati (in modo che l'unica soluzione fosse poi quella di evitarla come la peste), avrebbe impedito che si creasse questo. Ma si sa che in questo paese tutto interessa alla politica, fuorchè amministrare bene.
Ma detto questo, ora la situazione è questa, e allora ripeto, che facciamo? Lasciamo affogare una generazione? Mi pare che la strada scelta sia proprio questa. Auguri.
Nessuna situazione è senza via d'uscita: gli uomini si sono risollevati da guerre mondiali, tragedie immani, stermini, alluvioni, crack economici. Ma per poterlo fare occorre volerlo, cercare le vie giuste, trovare le soluzioni. Una società in cui la parola d'ordine è efficienza e "problem solving" (che piace tanto ai nostri super-annunci di lavoro)non può poi ritirarsi di fronte a un simile compito. E il compito è della politica, non c'è nulla da fare.
Questo non significa negare la responsabilità individuale: ciascuno deve fare la sua parte, ovvio. Ma dire "sono cavoli tuoi" è semplicemente miope.
Se anche io risolvessi il mio problema di dannata-laureata in filosofia (tipo che sposo un miliardario, vinco alla lotteria, vado in Australia, apro una pensione per cani, e così via), resteranno altri centomila che annaspano. Sono grandi numeri, è fisiologico. E allora ripeto la domanda: li lasciamo annaspare? O vediamo cosa si può fare? E il mito che ancora abbiamo, dell'eroe che può arrivare dove vuole tanto basta volerlo, non porta molto lontano una collettività.
Non sono scherzi, ne va del futuro dell'Italia. Non ci si può lavare le mani dicendo dovevi pensarci prima.
Scusate il romanzo.

danrur

13 anni, 4 mesi fa

Sibyl, parole sante. La politica e le generazioni passate hanno senz'altro delle responsabilità nella crisi occupazionale e di qualità del lavoro degli under 30, ma non sono gli unici responsabili.

Va bene il numero chiuso, ma iscriversi all'università è una scelta importante, e andrebbe ponderata anche sulla base delle effettive possibilità di sbocchi lavorativi. Ad oggi, con il ridimensionamento dell'organico docenti, chi si iscrive a Lettere, Storia o Filosofia sa benissimo a cosa va incontro e sa benissimo che dovrà trovare occupazioni alternative se non vuole fare "l'intellettuale a vita". Poi può esserci la vocazione vera e propria e l'impegno a dare il 400% per fare strada, ma spazio ce n'è veramente per pochi.

Stessa cosa poi per le frotte di iscritti a Scienze della Comunicazione (e qui so quel che dico), che qualche sbocco lavorativo lo dà (o meglio, ne dava qualche tempo fa....), ma che viene saturato all'inverosimile dai troppi iscritti, specie nei centri non esattamente metropolitani, e soprattutto dai troppi laureati facili, che rendono una selezione base nel settore pressochè impossibile.

La soluzione delle aziende? Molti mesi (se non anni) di stage a pochi euro come banco di prova. E continuate a ringraziare il Professore che elargisce 30 e lode come se piovesse...

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

@ Sandras:
certo che avevo dei progetti,con gli studi fatti: infatti ho continuato a studiare,facendo un corso di giornalismo, desideravo occuparmi del settore della critica, spostarmi verso l'editoria, con un taglio internazionale(quindi anche tradurre o cmq curare i rapporti con l'estero) o cmq occuparmi di settori culturali...ma niente,tutto i mano a baroni o a raccomandati...quindi mi ero spostata sul livello redazionale web e progettazione siti,ma nemmeno quello dà lavoro, nel frattempo lavoretti e sostituzioni...questo è...
@Kalinixta: concordo pienamente con te, ma proprio su tutto...

Sibyl

13 anni, 4 mesi fa

Io non accetto affatto questo sistema, prendo solo atto della realtà delle cose e come kalonxta credo che il numero chiuso sarebbe una gran cosa e una tutela nei confronti di chi sceglie determinati corsi. Il problema è che l'università non mira a formare persone, mira ad avere più iscritti e più lustro possibile per avere più iscritti, punto.
La politica c'entra ma pure noi giovani dovremmo svegliarci e renderci conto che se in certe facoltà umanistiche ci sono un milione di iscritti,tutti si laurano con voti altissimi e poi nessuno trova lavoro forse c'è qualcosa che non va.

Sibyl

13 anni, 4 mesi fa

Io non accetto affatto questo sistema, prendo solo atto della realtà delle cose e come kalonxta credo che il numero chiuso sarebbe una gran cosa e una tutela nei confronti di chi sceglie determinati corsi. Il problema è che l'università non mira a formare persone, mira ad avere più iscritti e più lustro possibile per avere più iscritti, punto.
La politica c'entra ma pure noi giovani dovremmo svegliarci e renderci conto che se in certe facoltà umanistiche ci sono un milione di iscritti,tutti si laurano con voti altissimi e poi nessuno trova lavoro forse c'è qualcosa che non va.

kalinyxta

13 anni, 4 mesi fa

Giusto, la domada da fare è: che vogliamo fare? Ma non si può lascarla a livello individuale, che equivale a dire fregatevi, affaracci vostri. Se un problema riguarda migliaia e migliaia di persone non si può più dire vedetevela voi: ci vuole un piano, un progetto, un'azione politica, per riparare a danni pregressi individuali e collettivi. Chi è che ha smantellato l'università facendoci studiare a vuoto? Chi ha intasato la scuola di precari tanto che ora è follia anche solo concepire il pensiero di accostarcisi? Chi ha riempito le università di cattedre inutili e succhiasoldi, di ricercatori e professori raccomandati e incapaci, portando al collasso tutto il sistema istruzione tanto che oggi non può dare sbocco ai laureati umanisti, che sarebbe per loro la cosa più naturale? Chi ha consentito l'iscrizione indiscriminata alle facoltà umanistiche (perchè solo i medici devono essere tutelati nell'occupazione futura?)
Siamo stati noi o è stata la politica a fare tutto questo? Allora come si fa a dire sono problemi vostri?
E questi sono solo piccolissimi aspetti del problema. Uno Stato degno di qeusto nome si preoccuperebbe di tutto ciò. In alcuni Paesi (solito nord Europa) tutte le facoltà sono a numero chiuso, e sono concepite per indirizzare a una professione ben precisa; tutte, anche quelle umanistiche.
E a parte tutto ciò, una società che ci considera gente inutile ha proprio perso la bussola; dimenticano che molte grandi menti sono venut da facoltà umanistiche, e non hanno necessariamente fatto gli intellettuali a vita.

sandras

13 anni, 4 mesi fa

Cara Francystage, sono d'accordo con te...in parte. Ovvero: è vero che certe lauree ti aprono più porte ed è altrettanto vero che alcune, tra cui purtroppo la tua, non ti preparano a svolgere un lavoro tecnico. Bene, che vogliamo fare? Capisco il tuo sfogo ma qual'è il piano costruttivo? quando ti sei iscritta a lingue che volevi fare da grande? Immagino che avessi un sogno nel cassetto, che ci fosse un minimo di progettualità dietro la tua scelta.
Secondo me dovresti riflettere su questo..
Inoltre, se è pur vero che le lauree tecniche ti danno una formazione più specifica, quelle umanistiche ti permettono di scegliere strade diverse, abnche in corso d'opera non dandoti strumenti precisi.
In bocca al lupo e cerca, per quanto possible, di non demorallizzarti (ps. io sono laureata in biotecnologie industriali e lavoro nel marketing di una multinazionale come product manager...quindi anche la mia di laurea, super tecnica, non è servita a niente!)

Francystage

13 anni, 4 mesi fa

certo che ne ho fatti di corsi,dopo la laurea non sono stata con le mani in mano,ma non si lavora lo stesso,perché le aziende vogliono gente esperta,non fanno formazione e provano schifo solo a leggere la mia laurea.inoltre,sono d'accordo con te solo in parte:le statistiche devono publicare dati certi ma poi,se nessuno si iscrive a certe facoltà che succede,diventiamo una nazione di imbonitori e ignoranti?già lo siamo in parte...e poi,come mail una volta si lavorava con tutte le lauree?si,i tempi cambiano e male,se poi anche noi che abbiamo fatto studi umanistici accettiamo,come te,questo pessimo sistema

Sibyl

13 anni, 4 mesi fa

Capisco il tuo punto di vista, essendo io stessa in possesso di una laurea umanistica. Ma d'altronde c'è poco da fare: sono corsi che non preparano a nessuna professione. Ok la forma mentis, ok la cultura ma poi servono delle competenze che le i programmi di studio di sociologia, lettere ecc non danno. Invece di prendersela con i datori di lavoro, io me la prenderei con le università che raccontano balle su balle pur di attirare iscritti nei corsi più "inutili" (da un punto di vista lavorativo parlando). Sarebbe ora di mettere le cose in chiaro con dati e statistiche, voglio vedere allora come crollerebbe il numero di iscritti a determinate facoltà. Col risultato che chi invece si iscriverebbe lo stesso, lo farebbe spinto dalla passione per la materia (sacrosanta) e dando il massimo (avendo anche, visto il numero ridotto, più possiblità in ambito accademico).
Cmq credo che, nella tua situazione, farei un master o un corso professionalizzante in qualcosa che può interessarti. Più si sta disoccupati e senza aggiornarsi e peggio è...

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