WingLights, la startup che ha messo le frecce alle biciclette

Massimiliano Cocchi

Massimiliano Cocchi

Scritto il 26 Gen 2015 in Notizie

logo startupper«Why does your bicycle not have indicator?», perché la tua bicicletta non ha gli indicatori di direzione luminosi? si legge sulla home page del loro sito. La domanda se la sono posta Luca Amaduzzi e Agostino Stilli, entrambi under 30 emigrati a Londra per completare gli studi, ma anche ciclisti per passione e per necessità. La loro risposta si chiama Winglights, il primo dispositivo che consente di montare le cosiddette frecce anche sulle biciclette

Amaduzzi frequenta il master in innovation creativity and leadership alla City University London, Stilli ha scelto un dottorando in robotica  a Londra dopo una la laurea in ingegneria in Italia ed entrambi per spostarsi nella “city”  usano la bicicletta. «Essendo abituato in Italia a guidare l’auto sentivo la mancanza delle frecce» racconta Luca Amaduzzi alla Repubblica degli Stagisti:  «Go provato a cercare su internet, ma non c’era nessun prodotto che permettesse di applicare gli indicatori di direzione anche sulle biciclette, così mi sono detto “perché non inventare qualcosa?”. Ho parlato dell’idea al mio coinquilino Agostino e insieme abbiamo deciso di provarci».   

Qui la storia smette di essere italiana e comincia quella tutta londinese di una startup che dopo solo un anno è pronta a diventare un’impresa. «E’ successo tutto molto velocemente» racconta ancora Amaduzzi: «Burocrazia? Con 25 sterline, poco più di 30 euro, abbiamo aperto la società. Tutta la procedura si fa online». E poi l'accesso al credito? «Con il Sirius Programme dell’UKTI, lo United Kindom Trade & Investment, la nostra idea è stata selezionata per entrare a far parte di un accelleratore d’impresa finanziato dallo Stato che per un anno ci ha messo a disposizione tutto ciò di cui ha bisogno una startup: possiamo interagire con un gruppo di mentor esperti che ci consigliano su ogni aspetto, dalla produzione al marketing, ma la cosa più importante sono i contatti. Se chiediamo di poter presentare il nostro prodotto, loro ci mettono in contatto con potenziali clienti». In pochi mesi i due startupper hanno bruciato le tappe, certo aiutati da un contesto che aiuta i giovani.

E che succede mancano un ufficio e una vera e propria sede di produzione? «All’inizio ci siamo un po’ divertiti con stampi fatti in casa e silicone liquido» prosegue Amaduzzi: «e una volta raggiunto un risultato soddisfacente abbiamo realizzato dei prototipi con le stampanti 3D dell’università. L’idea è piaciuta così tanto che la stessa università attraverso uno spin-off  ci ha messo a disposizione un ufficio, gratis». L’unico costo che i due hanno sostenuto è stato il viaggio in Cina per scegliere la linea di produzione che avrebbe realizzato in serie il loro prodotto: «Se le cose non fossero andate bene l’avremmo presa come una vacanza, ma là abbiamo capito che bastava qualche piccolo ritocco al prodotto per poter davvero entrare in produzione».

Studiando le macchine utilizzate per la manifattura Amaduzzi e Stilli hanno deciso di sostituire la plastica utilizzata nei primi prototipi con l’alluminio «e il prodotto» dicono «è diventato ancora più gradevole esteticamente. Per noi quel viaggio è stato fondamentale, abbiamo toccato con mano e visto con i nostri occhi la filiera produttiva».  Ma per il primo stock di produzione ci vuole un finanziamento. La “banca” che ha sostenuto il vero lancio di Winglights si chiama Kickstarter, una delle più grandi piattaforme online per la raccolta di fondi: «Abbiamo proposto il prodotto e grazie al crowdfunding abbiamo raggiunto il budget per iniziare la produzione. Le circa 600 persone che ci hanno dato un contributo riceveranno in omaggio il prodotto, il resto andrà in commercio».

Winglights è un oggetto semplice e innovativo allo stesso e per capire come funziona bastano pochi click sul sito internet, dove è già possibile pre-ordinare l’oggetto. Si inserisce all’estremità del manubrio un supporto in gomma e su questo, attraverso un magnete, si applica il vero e proprio indicatore luminoso. Per attivarlo e disattivarlo basta premere con la mano sulla luce e la freccia si accende o si spegne. Ma portarsi dietro un paio di frecce può non essere pratico: i due startupper hanno risolto anche questo problema. Appena scesi dalla bici basta infatti staccare le frecce e avvicinare i due magneti per portarle comodamente in borsa o nello zaino senza il rischio di perderle. E possono essere usate anche come portachiavi. 

Il video promozionale realizzato per il sito internet mostra quanto WingLights sia un prodotto facile da insatallare e da usare, ma soprattutto quanto sia utile per la sicurezza chi sceglie la bicicletta come mezzo di trasporto. Un’idea italiana che all’estero ha trovato la strada per diventare un’impresa.  

«Se fossimo stati in Italia non so se che cosa sarebbe successo» ammette Amaduzzi un po’ sconsolato: «Qui abbiamo trovato un ambiente molto favorevole per realizzare la nostra impresa. A me l’Italia piace tantissimo e adoro la mia Firenze o la Sardegna dove i miei genitori gestiscono un hotel, ma le possibilità per i giovani, qui a Londra, sono molte di più».  

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