Non è certo un mistero: c’è stage e stage. Alcuni servono, altri meno, altri per nulla - quando non sono addirittura deleteri. Un tirocinio Vulcanus in Japan rientra con tutta probabilità nella prima categoria: un anno di esperienza lavorativa e di vita nella terra del Sol levante riservata a una quarantina di studenti europei di facoltà tecnico scientifiche e finanziata in toto da Commissione europea e aziende giapponesi. Le candidature per l’anno accademico 2015-2016 rimarranno aperte fino al prossimo 20 gennaio. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Il programma prevede una permanenza in Giappone di dodici mesi, quattro dei quali destinati ad un corso preliminare di lingua a Tokyo e otto ad un tirocinio in un'azienda locale, prevalentemente nel settore tecnologico. Destinatari sono infatti tutti gli studenti europei di facoltà come Ingegneria (tutti i tipi: meccanica, civile, delle telecomunicazioni, aerospaziale, biomedica), Informatica, Scienze dei materiali, Fisica, Chimica, Biologia; purché iscritti almeno al quarto anno complessivo di studi (cioè, nella maggior parte dei casi, al primo anno della specialistica).
Il finanziamento complessivo ammonta a 13mila euro, ovvero 1 milione 900 mila yen, e viene erogato in varie tranche, una più consistente alla partenza e altre più piccole scansionate nel corso dell’anno. La somma copre i costi di viaggio e le spese personali: l’alloggio è gratuito, fornito dall'azienda ospitante per tutti i mesi di permanenza, sia per i primi quattro destinati al corso di lingua (gratuito e obbligatorio), sia per i successivi otto nella città sede del tirocinio. Gli oltre mille euro a disposizione ogni mese sono quindi sufficienti a vivere bene, senza troppi sacrifici; né del resto sarebbe possibile integrare con lavoretti vari, considerato che con il tipo di visto concesso non è possibile ottenere legalmente un lavoro.
A finanziare il programma, giunto ormai alla 17esima edizione, sono per il 40% le industrie giapponesi coinvolte e per la restante parte l’Eu-Japan Center for Industrial Cooperation, promotore e gestore dell’iniziativa. Nato nel 1987 per iniziativa della Commissione Ue - Direzione generale per le imprese e l’industria e del ministero per l’economia giapponese, l’ente non profit si propone di rafforzare i legami industriali tra Europa e Giappone e dal 1997, anno di lancio di Vulcanus, ad oggi da Bruxelles sono arrivati finanziamenti a copertura di oltre 400 borse di placement dall’Europa verso il Giappone. La direttrice è per altro a doppio senso: esiste anche Vulcanus in Europe per gli studenti giapponesi, gestito dall’ufficio di Tokyo.
Le domande per l’anno accademico 2015-2016 sono aperte fino al prossimo martedì 20 gennaio, ma la candidatura richiede tempo e attenzione, quindi agli interessati conviene muoversi subito. Il modulo va compilato al computer - naturalmente in inglese - stampato e inviato per posta al centro, a Bruxelles (fa fede il timbro postale), insieme ad altri otto documenti più una USB contenente un Excel con i dati personali. Attenzione ai dettagli, che possono costare l'esclusione: i documenti devono rispettare l'ordine indicato nel modulo di domanda e riportare (a matita, in alto a destra) il rispettivo numero assegnato in lista, non vanno spillati, e devono essere raccolti in un'unica cartella. Una seconda cartella raccoglie invece le fotocopie degli otto allegati originali. Tra i documenti obbligatori c'è anche una lettera di presentazione a firma di un docente universitario (sempre in inglese), il certificato storico accompagnato da un prospetto che spieghi come viene valutato il profitto nell'ateneo (anche stampato da web) e un certificato medico recente. Questi ultimi allegati sono ammessi anche in italiano. Infine, due ultime annotazioni: i candidati vincitori dovranno versare un deposito di 200 euro, che verrà restituito solo una volta completato il Vulcanus, e l'esperienza in Giappone non potrà costituire argomento di tesi.
La shortlist viene stilata in genere dopo un mese dalla chiusura del bando; un altro mese ancora - quindi fine marzo - e ci sono anche i nomi dei quaranta vincitori. Le date di inizio e fine del programma sono uguali per tutti e non flessibili. Si parte obbligatoriamente il primo settembre 2015 e si rientra il successivo 30 agosto, in modo da assecondare i ritmi dell'anno accademico. La prenotazione dei biglietti aerei è coperta dal progetto ma spetta ai vincitori, e deve rispettare queste date, senza eccezioni. Obbligatorio anche partecipare al meeting preparatorio che si terrà presso l'Eu-Japan Center di Bruxelles a luglio, per il quale è assicurata la copertura delle spese di alloggio.
E il matching con le aziende giapponesi? È competenza del centro, che gestisce anche le loro candidature e cerca il più possibile di rispettare eventuali preferenze degli studenti indicate nel modulo. Dal 9 gennaio in poi le imprese selezionate potranno - non dovranno - pubblicare le loro offerte sulla pagina ufficiale del progetto. La lista completa sarà disponibile poi solo per gli studenti preselezionati, insieme a delle proposte di matching, che sarà definitivo a fine giugno. Per avere un'idea, i nomi più frequenti sono: NTT, Hitachi, Schlumberger, Sanyo, Canon, Honda, Toyota, e JFE Steel. Altri dubbi? Le Faq possono aiutare, il web anche, e la Repubblica degli Stagisti sta raccogliendo e pubblicherà nei prossimi giorni le voci di alcuni ex.
Vulcanus in Japan è un'esperienza bella e importante, su cui però riflettere bene prima di candidarsi. Anche perché l'eventuale interruzione del tirocinio è - confessa Bruxelles - «materia delicata»: in Giappone non c’è una cultura dello stage ed è molto difficile far capire e accettare uno stop senza che ciò intacchi la buona reputazione del centro. «Le industrie giapponesi – spiega alla Repubblica degli Stagisti Maarten Van Zantvliet, giovane coordinatore del programma [a fianco in foto] – hanno un modo particolare di assumere personale con alti livelli di formazione. Sono assunzioni programmate e numericamente consistenti, che interessano giovani appena usciti dall’università e senza esperienze pregresse. Si potrebbe parlare di recruiting simultaneo e periodico di nuovi laureati. Questo perché si preferisce plasmare gli impiegati alla cultura aziendale. Ciò che conta maggiormente è il curriculum di studi e il prestigio dell’università. L'esperienza sul campo il laureato la ottiene una volta assunto, quindi gli stage sono molto rari». Quali sono i vantaggi per le aziende giapponesi dunque, se vogliono e possono attingere ad un così vasto bacino di brillanti laureati? «Il vantaggio principale è dato dal contatto con la mentalità, il modo di comunicare, le pratiche di business, il modo di risolvere difficoltà tecniche tipiche dell’occidente e dell'Europa» aggiunge Van Zantvliet. «Le aziende vogliono familiarizzare con la nostra cultura. Vulcanus non prevede nessun tipo di incentivo nei loro confronti».
Per il passato anno accademico, a Bruxelles sono arrivate più di 900 candidature, 120 delle quali sono affluite nella short list. Tra queste ultime, quelle dei 45 vincitori. In un'indagine lanciata nel 2012 in occasione del quindicesimo anno di vita del programma si è calcolato che, con una media di cinque presenze per sessione, la Polonia è di gran lunga il Paese meglio rappresentato su base annuale. Considerando però i dati a partire dal 1997, anno di avvio del programma, i due principali beneficiari sono la Spagna (73 partecipanti totali) e l’Italia (63); poi la Polonia (50). Il perché è presto detto: «in questi Paesi è più difficile trovare un lavoro negli ambiti finanziati da Vulcanus in Japan» nota VanZantvliet. «Nei Paesi del nord Europa, la maggior parte degli studenti di ingegneria e simili trova un lavoro abbastanza facilmente, a volte anche prima ancora di essersi laureato. Un'esperienza in un programma prestigioso come questo invece può fare la differenza nel curriculum di un ragazzo del sud Europa».
Bassa la percentuale di vincitrici donne, circa il 15% per quanto riguarda l'Italia, percentuale simile a quella delle candidature al femminile, quindi le studentesse italiane che fanno domanda hanno ottime chance. I partecipanti provengono soprattutto da corsi di Informatica (16% dei partecipanti), Ingegneria elettrica ed elettronica (10%), Scienze dei materiali (8%), Fisica e Chimica. Meno frequenti ma comunque presenti discipline come Architettura, Biologia e Scienze Ambientali. In merito alla destinazione, con il 30% di europei ospitati sono le industrie della regione del Kanagawa quelle più accoglienti, cioè quelle di città come Yokohama, Kawasaki e Atsugi. Dove una discreta percentuale rimane anche dopo: il 15% degli ex Vulcanus si ferma o ritorna stabilmente in Giappone per studio o lavoro, con una permanenza media di oltre tre anni.
Annalisa Di Palo
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