Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Valentina Carmignano, con un contratto di inserimento in Ceva Logistics.
Dopo il diploma scientifico tecnologico conseguito nel 2005 nella mia Tortona, una piccola città in provincia di Alessandria, è iniziata l’avventura di studentessa universitaria pendolare a Pavia, dove ho intrapreso il corso di laurea in Comunicazione interculturale e multimediale. In questi anni ho inoltre iniziato a lavorare nei weekend in una pizzeria della mia città, per poter essere un po’ più indipendente a livello economico. In pizzeria lavoravo il sabato e la domenica sera e venivo pagata all'inizio 5 euro all'ora, poi 6 euro e infine 7 euro all'ora.
In questo periodo, l’esperienza più significativa è stato l’Erasmus in Inghilterra grazie al quale ho potuto studiare cinque mesi a Leicester, presso la facoltà di Mass communications: una grandiosa opportunità di crescita non solo a livello formativo - per la possibilità di confrontarsi con un diverso sistema educativo e metodi di studio nuovi e migliorare la competenza linguistica - ma anche e soprattutto a livello personale. Il contatto con culture differenti, le amicizie, i viaggi, il clima stimolante ed effervescente che si respira non possono che arricchire e influenzare la propria visione del mondo in modo permanente. Durante l'Erasmus non ho lavorato, mi mantenevo grazie al rimborso previsto dal programma di circa 300 euro al mese e al supporto dei miei genitori.
Tornata in Italia mi sono data da fare per completare gli esami e scrivere la mia tesi sull’etnomarketing, grazie alla quale otto mesi dopo mi sono laureata con 110 e lode. Nel frattempo avevo deciso di abbandonare la tranquilla Pavia per seguire il corso di laurea specialistica in Comunicazione pubblica e d’impresa nella frenetica Milano, presso l’università Statale. Nonostante ciò volesse dire fare più ore di viaggio in treno e lasciare una facoltà che mi rimarrà sempre nel cuore per l’atmosfera famigliare che si respirava, sono stata contenta di questa scelta. Infatti, mentre dopo la triennale ancora non avevo le idee chiare su cosa avrei voluto fare dopo gli studi, seguendo i corsi della specialistica ho cominciato davvero a capire quale figura professionale potesse formarsi da un percorso di laurea in comunicazione.
Dando tutti gli esami in tempo, a dicembre 2010 ho finalmente conseguito il traguardo finale con un 110 e lode e una tesi sul diversity management.
Durante il secondo anno di specialistica ho svolto uno stage di tre mesi presso un piccolo ufficio stampa di Milano, trovato perché conoscevo direttamente la titolare. La supportavo nelle mansioni più basilari, come l’attività di mailing, la stesura di comunicati stampa, i “recall” ai giornalisti, le traduzioni. Seguivo un orario part-time, e in cambio percepivo un rimborso spese mensile pari al valore dell’abbonamento del treno. Nonostante questa esperienza non sia stata granché formativa, essa mi ha finalmente permesso di capire quali fossero le attività principali che una persona impiegata in uno studio di media relation deve svolgere. Alla fine dello stage mi era stata prospettata la possibilità di continuare la collaborazione, ma ho preferito dedicarmi appieno allo studio in modo da concludere l’università in tempo.
Nello stesso anno ho collaborato occasionalmente con la Weber Shandwick, per la quale una settimana al mese svolgevo attività di monitoraggio online e recall ai giornalisti, sempre a Milano. È stato un mio compagno di università che, lavorando occasionalmente in questa agenzia, mi aveva proposto la collaborazione, in cui venivo pagata a ore. Questa esperienza mi ha permesso di avere un’idea di cosa significasse lavorare in un’agenzia di comunicazione multinazionale, passando dal contesto «intimo» e flessibile del piccolo studio a un clima molto più competitivo. Anche in questo caso, ho interrotto la collaborazione (che peraltro non dava prospettive di crescita professionale o possibilità di formazione) per dedicarmi interamente alla tesi.
Ritengo comunque che, soprattutto durante il percorso di studio, sia fondamentale fare esperienza lavorativa anche se non corrisponde esattamente alle nostre aspettative: tutto è utile per aiutarci a capire cosa ci piace o non ci piace fare, in cosa siamo più o meno portati, quali siano le nostre qualità e in cosa dobbiamo migliorare.
Dopo la laurea ho cominciato a mandare curricula online e partecipando a career days. Ho svolto alcuni colloqui per stage presso grandi imprese e agenzie di comunicazione. Da queste ultime sono rimasta colpita in negativo: stage di otto ore al giorno rimborsati al massimo 300 euro al mese o addirittura senza rimborso. Una, la MyPR, offriva 300 euro al mese e richiedeva orari dalle 8,30 del mattino alle 19,30; le altre, soprattutto quelle che non offrivano alcun rimborso, erano uffici stampa o agenzie di relazioni pubbliche più piccoli.
Quando ho letto la job description sulla posizione offerta da Ceva Logistics sulla bacheca dell’università di Pavia non mi sembrava vero: uno stage in ufficio marketing&communications a 600 euro al mese più buoni pasto. Non ho esitato a mandare il curriculum e sono stata chiamata per il colloquio nella sede centrale di Assago. Già da questo primo incontro ho percepito la serietà dell’azienda, che mi ha dato l’idea di voler davvero utilizzare lo stage come un mezzo per formare una nuova risorsa e investire su di essa. Il colloquio ha avuto esito positivo e, il 1 febbraio 2011, ho iniziato il mio stage in Ceva. Il rapporto con la mia tutor è stato molto positivo fin da subito: si è sempre dimostrata disponibile nei miei confronti, cercando di chiarire al meglio i miei dubbi e supportandomi nei momenti di difficoltà. Essere proiettati dal mondo «ovattato» dell’università a quello del lavoro reale, infatti, non è semplice, soprattutto se ci si trova immersi in una realtà, quella della logistica a livello globale, che fino a poco prima era sconosciuta.
Alla fine dei sei mesi, il mio contratto di stage è stato prolungato fino a fine dicembre 2011, alle stesse condizioni e il 1 gennaio 2012 si è trasformato in un contratto di inserimento di un anno con retribuzione lorda annua di 22 mila euro. Il risultato ottenuto è per me significativo, visto il contesto lavorativo attuale di assoluta incertezza ed è anche un traguardo positivo perchè significa che, oltre a rispondere alle mie aspettative, le attività svolte hanno anche soddisfatto quelle dei miei superiori.
Ora il contratto a tempo indeterminato è il mio prossimo obiettivo. Mi piacerebbe continuare a lavorare in ufficio marketing e comunicazione, accrescendo le mie competenze, acquisendo più autonomia e responsabilità.
Da quando sono tornata dall’Erasmus, lavorare all’estero è sempre stata una delle mie più grandi ambizioni e molte volte ho mandato cv in Spagna, Australia o Inghilterra. In Italia la situazione per i neolaureati è critica e spesso spostarsi all’estero sembra essere l’unica soluzione per trovare un impiego in cui si è davvero riconosciuti per il proprio valore. Purtroppo però non è così semplice, soprattutto per quanto riguarda il settore della comunicazione: anche oltreconfine, infatti, le offerte di lavoro in questo ambito consistono soprattutto internship che prevedono un rimborso spese bassissimo.
Sono comunque contenta di aver trovato una buona occupazione in Italia: è segno che qualcuno ancora crede in noi giovani ed è pronto ad investire in questo Paese, che senza queste preziose risorse non potrà mai fare passi avanti! Inoltre ho avuto la fortuna di trovare impiego in un’azienda multinazionale dunque chissà, magari in futuro mi offrirà l’opportunità di fare un’esperienza all’estero.
Testo raccolto da Giulia Cimpanelli
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