Ancora pochi giorni per raccontare la propria esperienza all'estero, sia dal punto di vista di chi è ancora lontano dall'Italia, sia da quello di chi dopo un periodo oltre confine ha scelto di rientrare in patria. Alla fine di febbraio verrà chiuso il sondaggio, online da metà ottobre, che il Comune di Milano e l'associazione Italents hanno elaborato per raccogliere le voci dei tanti giovani italiani in giro per il mondo e di quelli che - magari sulla spinta degli incentivi fiscali previsti dalla legge Controesodo - sono tornati indietro.
«Il nostro obiettivo è indagare il peso di alcune difficoltà che in Italia spingono molti giovani ad andarsene» spiega Alessandro Rosina, docente di Demografia all'università Cattolica di Milano e presidente di Italents: «In più desideriamo raccogliere indicazioni sulle azioni che potrebbero essere messe in atto per semplificare la vita di chi desidera tornare e sulle difficoltà incontrate da chi è già tornato». Nel questionario tutto questo è condensato in poche domande, in modo da poter essere compilato in modo snello e sopratutto impiegando pochissimo tempo. «Inizialmente era presente un numero maggiore di domande; ne abbiamo sacrificata qualcuna proprio per inseguire la brevità che sul web è imprescindibile» puntualizza il professore: «Il questionario non ha naturalmente l’ambizione di studiare tutto il fenomeno del brain drain, ma solo alcuni aspetti mirati. Siamo consapevoli che molti se ne vanno per scelta, per desiderio di avventura, senza necessariamente nutrire sfiducia per il nostro "sistema paese". A loro ci rivolgiamo per coinvolgerli, anche se da lontano: vogliamo favorire la loro partecipazione attiva alla "ripartenza" economica e culturale dell'Italia. Poi ci interessa anche in modo specifico raccogliere la voce di chi è fuggito, o non torna, perché non sente più l'Italia come ospitale: insomma chi si sente "esiliato". Vogliamo capire quali sono gli ostacoli da rimuovere: per questo abbiamo approntato una risposta aperta, importantissima, che consente a chi compila il questionario di aggiungere proposte e rimostranze».
Il sondaggio ha già raccolto oltre 1.100 voci di italiani che tuttora sono all'estero; e circa 200 sono invece i partecipanti rientrati. «Abbiamo già abbondantemente superato la soglia che ci eravamo posti, mille partecipanti» chiude Rosina «Il materiale è non solo sufficiente, ma abbondante per restituire una fotografia realistica della situazione e fornire spunti interessanti. Ma ogni risposta in più da qui a quando chiuderemo il sondaggio è naturalmente preziosa per arricchire il quadro e poter fare un'analisi ancor più dettagliata e approfondita». Una volta chiuso il sondaggio, infatti, i risultati verranno rielaborati dal professor Rosina e poi presentati attraverso un convegno: essi saranno non un punto di arrivo bensì di partenza, perché da qui partiranno azioni mirate del Comune di Milano per costruire una città nuova, più ospitale verso i giovani, in grado di trattenere qui quelli che già ci sono (per esempio i neolaureati) e attrarre chi è volato altrove. Così come ha più volte ribadito Cristina Tajani, assessore alla formazione e al lavoro del Comune di Milano: «Vogliamo che Milano possa essere anche una pista di atterraggio e ritorno per tutti coloro che, nel corso del tempo, hanno lasciato l’Italia per studio e per lavoro verso altre mete. Ma anche per chi, da altri paesi, scommette sull’Italia per la propria vita e la propria professione. Siamo impegnati perché l’Italia e Milano, nonostante la grave situazione di crisi possano tornare ad essere attraenti per le professionalità del mondo. Per questo vogliamo chiedere alla community dei «ritornati» e a chiunque voglia collaborare con noi, aiutandoci a progettare le politiche di attrattività per il futuro».
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