La Regione Sardegna ci ricasca: ritornano i tirocini formativi di orientamento, i famosi «Tfo con voucher» pagati dalla Regione, che già a dicembre 2011 la Repubblica degli Stagisti aveva denunciato per diverse preoccupanti anomalie. Sei mesi di formazione (ma più che altro di lavoro) in aziende, uffici, negozi, enti pubblici, pagati interamente dalla Regione con una indennità di 500 euro lordi mensili. Nella maggior parte dei casi, però, per mansioni di basso e bassissimo profilo, che richiederebbero in realtà una fase di formazione molto rapida e potrebbero essere più correttamente formalizzati attraverso contratti di apprendistato.
La prima domanda che viene da farsi riguarda dunque l’efficacia dello strumento dei Tfo, che l’anno scorso avevano riguardato circa 3.200 persone - mentre quest’anno, con un budget dimezzato (5 milioni al posto di 9,6) coinvolgeranno circa 1.500 partecipanti. «Dai questionari che abbiamo sottoposto ad aziende e tirocinanti, risulta che alla fine dei sei mesi il 20,8% degli stagisti ha ricevuto una proposta di regolare contratto dall’azienda dove aveva effettuato il tirocinio e il 3,4% da un’impresa conosciuta comunque grazie ad esso. Il 2,5% non ha accettato l’offerta» dice alla Repubblica degli Stagisti Enrico Garau, responsabile Sardegnatirocini.it, portale di riferimento per il bando. Ma i sindacati non sono affatto convinti di questi dati: «Per capire se i TFO hanno funzionato» ribatte Oriana Putzolu, segretaria confederale della Cisl sarda «bisognerebbe sapere quali tipologie contrattuali sono state applicate. Quanti ragazzi sono stati effettivamente stabilizzati con un contratto a tempo indeterminato?».
Le figure più richieste sono, come l’anno scorso, baristi, camerieri, commessi, e persino braccianti agricoli e addetti alle pulizie. Una caffetteria, per esempio, cerca un «aiuto banconiere» (n° 3444) per «allestire e/o sistemare il banco frigo o le vetrine; avviare i macchinari (lavastoviglie, macchina da caffè); prendere le ordinazioni; preparare e pulire il bancone; accogliere i clienti; vendere al pubblico i prodotti; esporre cibi», mentre un negozio offre un tirocinio formativo a un «commesso/a per spostamenti, consegne, montaggio bombole gas» (n° 3606). Un hotel residence cerca un addetto alla reception (n°3381) che durante il tirocinio dovrà acquisire «competenze relative al lavoro di front e back office di una struttura ricettiva, di gestione delle prenotazioni, di accoglienza e assistenza del cliente in un'ottica di customer satisfaction». Una cooperativa sociale offre uno stage (n°3592) a «due tirocinanti da inserire nel settore delle pulizie, manutenzioni e custodia di edifici sia pubblici che privati». Alcune inserzioni, rivolgendosi ad aspiranti stagisti di un solo genere, risultano addirittura illegali: se la Regione ha da pochi giorni rimosso quello per una «banconiera di bella presenza», ne spunta un altro simile (n° 3636) di una società di assicurazioni in cerca di una «ragioniera archivista», che abbia tra i propri requisiti anche la «bella presenza». Diverse aziende cercano «tirocinanti con esperienza»: una vera e propria contraddizione in termini. Un centro medico desideroso di «aumentare la visibilità ed incrementare nuovi fruitori e target», per esempio, offre uno stage (n°3431) e precisa che «è necessario che la figura ricercata abbia una marcata esperienza nel settore del marketing strategico, nella comunicazione di massa». Una società immobiliare (n° 3328) cerca un tirocinante che, tra le altre cose, «supporterà tutor e
colleghi nella riorganizzazione degli spazi all'interno degli appartamenti, lo studio del loro arredamento ed eventuali modifiche strutturali, supporterà nella promozione dell'offerta su internet e supporterà il tutor nelle relazioni con le agenzie immobiliari», e chiarisce che per i candidati è «necessaria precedente esperienza nel settore dell'immobiliare-arredamento».
Spesso, da preziosa opportunità di formazione professionale, gli stage pagati con soldi pubblici si trasformano in un’occasione ghiotta per le imprese, che così possono usufruire di manodopera a costo zero. E i Tfo sardi non fanno eccezione. Mauro I., ragazzo sardo laureato in Odontotecnica che ha partecipato a uno degli oltre 3.200 tirocini formativi nel 2012, a febbraio scorso scriveva sulla pagina Facebook del gruppo della Repubblica degli Stagisti: «Nella mia azienda dicono che hanno preso i tirocinanti per far sì che gli operai possano tranquillamente andare in ferie. È uno schifo». Una situazione in cui secondo la Putzolu «non si formano né si qualificano i ragazzi».
L’Agenzia per il lavoro regionale, che gestisce il bando, sul sito Sardegnatirocini.it mette le mani avanti spiegando che «non è responsabile dei contenuti pubblicati nei singoli annunci». La Vetrina D/O, aggiunge Garau, «è uno spazio libero in cui tutti possono inserire delle offerte. Noi non riusciamo a controllarle tutte e non so se poi sia veramente un bene togliere quelle che risultano irregolari». Ma «un monitoraggio da parte dell’Agenzia» continua Putzolu «sarebbe necessario, per capire come si spendono i soldi e che efficacia hanno misure come questa». L’assessore al Lavoro della Regione Antonello Liori, dal canto suo, sul rischio sfruttamento dei tirocinanti si difende: «I controlli non spettano a noi. Con i Tfo ci occupiamo di far incontrare domanda e offerta. È vero, c’era un annuncio per una barista di 25 anni e pure di bella presenza: lo abbiamo eliminato. In giro c’è gente scriteriata e delinquente, ma a parte abusi di questo genere, che per noi è facile censurare, non riusciamo a prevedere cosa si può inventare la fantasia delle persone».
Il problema vero, dice Marinora Di Biase, segretaria confederale della Cgil regionale, «è che lo strumento dei Tfo viene piegato alle esigenze delle aziende, diventando un canale di lavoro a costo zero». Sfruttamento mascherato da tirocinio, che la Regione promuove senza preoccuparsi delle irregolarità: «I controlli spettano all’Ispettorato del lavoro e ai sindacati. E poi molte volte le imprese sono pressate dai ragazzi stessi che dicono “Prendimi, tanto non paghi nulla”», continua l’assessore, che arriva a chiedere un aiuto alla Repubblica degli Stagisti: «Se ci fossero da parte vostra dei suggerimenti per evitare questi abusi, noi li accoglieremmo volentieri».
Altro aspetto anomalo dei bandi Tfo riguarda i requisiti di età dei destinatari. L'edizione del 2011 era aperta esclusivamente a persone «maggiori di 26 anni» e «di 30 anni se laureati».Un elemento che aveva spinto il consigliere Pd Marco Meloni e alcuni colleghi a presentare, il 29 dicembre 2011, un’interrogazione all’assessore al Lavoro. Il quale oggi dice: «Non ricordo se ho risposto, ma penso di sì». Eppure il consigliere Meloni assicura: «A me non ha mai scritto nessuno». Nel bando 2012 si cambia: possono partecipare tutti i disoccupati o inoccupati residenti in Sardegna che abbiano «compiuto il diciottesimo anno di età». Dunque non solo neodiplomati e neolaureati, ma anche trentenni, quarantenni e addirittura over 50 che hanno perso il lavoro. Con il risultato che i Tfo diventano di fatto ammortizzatori sociali. «Potrebbe anche essere che qualcuno faccia tirocini in attesa di trovare un nuovo impiego», minimizza Liori. Ma la sindacalista Di Biase non lascia passare la frase dell'assessore: «Abbiamo molti disoccupati ultracinquantenni ed è vero, per loro il tirocinio può essere un’opportunità. Purtroppo è una delle poche strade che si può percorrere, perché non c’è, da parte della Regione, una seria politica del lavoro attiva».
Veronica Ulivieri
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