Precari della giustizia, ennesima proroga per i tirocini nei Tribunali: ma il nuovo bando lascerà a casa mille persone

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 16 Nov 2015 in Approfondimenti

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La loro sorte era rimasta nel limbo dall’aprile di quest’anno; ora per i tirocinanti degli uffici giudiziari si apre la possibilità di un nuovo stage lungo ben 12 mesi con un rimborso spese di 400 euro mensili. Il 4 novembre il ministero della giustizia ha, infatti, pubblicato le modalità e i termini per la partecipazione alla selezione di 1502 tirocinanti per un «ulteriore periodo di perfezionamento nella struttura organizzativa “Ufficio per il processo”».

L’ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse stato bisogno, che i tirocinanti utilizzati dal 2010 ad oggi negli uffici giudiziari di tutta Italia sono necessari per il funzionamento del settore giustizia. A tal punto da consentire un susseguirsi di periodi di “tirocini formativi”, “completamento di tirocini” e “perfezionamento” che in nessuna normativa sono mai stati contemplati.

La Repubblica degli Stagisti da tempo segue con attenzione il caso: abbiamo ricostruito la vicenda, quando l’ultima parte del periodo di stage era stata interrotta senza spiegazioni; abbiamo raccolto la testimonianza diretta di una stagista cinquantenne ex cassintegrata, poi ad aprile abbiamo riportato la "buona notizia" dell’attivazione di un’altra tranche di ore già previste e approvate nel piano del tirocinio ma mai svolte. Senza dimenticare la protesta del 28 aprile indetta dalla Cgil per sensibilizzare la politica ai problemi di questi lavoratori lasciati in mezzo a una strada.

L’assurdità di questo nuovo provvedimento è già nel testo dell’avviso, in cui si parla di «un ulteriore periodo di perfezionamento della durata di dodici mesi». Come se dopo cinque anni di tirocini, con nomi diversi ma svolti nello stesso luogo e con gli stessi compiti - il primo bando è partito nel giugno 2010 e aveva una durata annuale - ci fosse davvero bisogno di altro "perfezionamento". Senza contare che tutto questo è palesemente contro legge, visto che la normativa vigente sugli stage è molto chiara sulla durata: non superiore a 12 mesi per i tirocini di inserimento e reinserimento, proroghe comprese.

Nonostante il ministero della giustizia debba vigilare sul rispetto delle norme, infatti, è lo stesso ministero a creare contra legem l’ultimo tassello di questa storia, con il decreto interministeriale del 20 ottobre che ha indetto la procedura di selezione. Le modalità e termini sono state stabiliti due settimane dopo, mettendo come limite temporale massimo per la presentazione delle domande la mezzanotte del 19 novembre.

La Repubblica degli Stagisti ha provato a contattare il ministero della Giustizia per parlare con il direttore generale che ha firmato il provvedimento e capire come sia stato possibile proseguire per cinque anni con stage, che avevano nomi diversi ma stessi compiti e coinvolgevano sempre le stesse persone, come se fossero stati un unico grande tirocinio. Purtroppo, però, non è riuscita ad avere ancora una risposta dall'ufficio stampa.


Il bando contiene per i suoi destinatari alcuni lati apparentemente positivi, tanto da essere definito da Gianna Fracassi, segretario confederale Cgil, «un primo passo importante». Eppure anche questa volta ci sono numerosi problemi: primo fra tutti il numero dei tirocinanti. Sui 2.600 stagisti degli uffici giudiziari, che da qualche tempo si sono autodefiniti "precari della giustizia", ben 1100 resteranno fuori. Ma su questo punto Fracassi dice alla Repubblica degli Stagisti che «per gli altri mille abbiamo l’assicurazione da parte del ministro che si dovrebbe aprire un tavolo con le Regioni per trovare una soluzione». Perché il punto centrale per il sindacato è che «ci deve essere una soluzione che riguarda tutti. È evidente che abbiamo una certa disomogeneità rispetto ai numeri tra i territori, quindi bisogna far fronte anche con risorse regionali alla copertura totale per tutti i precari della giustizia». 

C’è un altro problema che ha sollevato molte critiche tra gli stagisti e i sindacati ed è quello che riguarda la distribuzione dei posti. In regioni in cui il numero dei tirocinanti è sempre stato basso, sono stati messi a bando diverse posizioni per gli stagisti. Mentre in altri casi in cui il numero di stagisti è sempre stato molto elevato, garantendo il funzionamento degli uffici giudiziari, le posizioni a disposizione questa volta sono pochissime.

Certo, all’articolo 4 comma 5 del bando c’è scritto che si può fare richiesta fino a «quattro uffici giudiziari, anche collocati in diversi distretti», facendo quindi intendere che un "tirocinante" (noi lo mettiamo tra virgolette: dopo 5 anni non li consideriamo davvero più tirocinanti) della Calabria potrebbe mettere tra le sue preferenze anche una regione del Nord dove sa che ci sono pochi stagisti. In questo modo potrebbe avere la quasi certezza di essere chiamato, ma per un anno dovrebbe lavorare a 400 euro al mese lontano da casa, senza nessuna aggiunta.

«Non so chi abbia pensato e scritto quella parte del bando, evidentemente qualcuno che pensa si possa sopravvivere lontani da casa con soli 400 euro. La considero quasi una presa in giro» dice Fracassi alla Repubblica degli Stagisti. «Certo, la distribuzione dei posti è legata alla legge, e quindi all’istituzione dell’ufficio del processo che è presente in tutte le giurisdizioni, anche quelle senza precari. Ma poiché bando e legge sono finalizzati all’assorbimento di una parte dei precari, è evidente che c’è una contraddizione».

Perché «la metà dei 2600 precari della giustizia provengono da percorsi di mobilità e non sono giovani neolaureati che hanno attivato un percorso di formazione». Quindi over 40-50enni, con famiglie a carico, che difficilmente potrebbero spostarsi per un anno in un’altra città solo per fare un tirocinio che non gli garantisce un futuro. «Abbiamo detto sin dalle prime indiscrezioni sul bando che la soluzione di spostarsi non era possibile. Perciò abbiamo avanzato la nostra richiesta: una volta soddisfatte le domande dei residenti nella regione, i posti non coperti vengano distribuiti nelle regioni dove hanno attribuito poco o niente».

La proposta della Cgil potrebbe essere una soluzione, ma resterebbero dei nodi. Come quello della Calabria, dove pur redistribuendo i posti non si riuscirebbe a soddisfare la richiesta. Lì sono stati messi a concorso «23 posti a fronte di 700 precari. Non si comprende se la finalizzazione della norma è anche il precariato oltre all’ufficio del processo» osserva sarcastica Gianna Fracassi. Che ci tiene a ricordare come l’attivazione di questi percorsi non sia stata voluta dai tirocinanti che pensavano di accedere a un percorso che avrebbe dovuto ricollocarli, ma da Regioni e ministero della Giustizia.

Le richieste
, quindi, sono l’attribuzione dei posti rimasti vuoti nelle regioni dove sono già presenti precari e l’apertura del tavolo con le regioni per dare una soluzioni ai mille esclusi dal bando. «Questo va fatto» spiega la segretaria confederale Cgil. «Il ministro su questo punto si era impegnato e se non mantiene la sua parola riattiveremo il percorso di mobilitazione come abbiamo fatto da 12 mesi a questa parte. Le soluzioni non possono essere parziali».

Su questo punto Fracassi rilancia la proposta Cgil di utilizzare le risorse del Fondo unico giustizia, che sono ingenti e disponibili, e su cui c’è una legge che ne consente l’impiego per aumentare la funzionalità dei ministeri della giustizia e degli interni. «Non possono dire che non ci sono le risorse perché abbiamo individuato anche una possibile fonte», ricorda, aggiungendo anche che va studiata la modalità per proseguire nella stabilizzazione di questo personale. Magari non solo all’interno del ministero della giustizia dove i vuoti di organico sono pure molto alti, ma «anche in altri ministeri, visto che le sedi periferiche sono molto spesso sguarnite nonostante la riattribuzione di posti al personale in esubero dalle province».

Prima di qualsiasi eventuale mobilitazione, la Cgil vuole quindi aspettare la chiusura e definizione del bando. Poi, numeri alla mano su esclusi e posti non coperti si spera che ci sarà l’apertura del tavolo con Regioni e ministero «per fare un ragionamento che tenga insieme più risorse». Ai tirocinanti che da maggio aspettavano questo momento, conviene invece affrettarsi nel compilare la domanda di partecipazione e sperare di rientrare tra i fortunati che per un anno torneranno, in barba alla legge e all’età, a fare gli stagisti.

Marianna Lepore


Foto quadrata in alto a destra: di Morganforuall da Pixabay in modalità Creative Commons

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