Marianna Lepore
Scritto il 22 Mag 2018 in Notizie
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Il 37% della forza lavoro europea, dagli agricoltori agli impiegati di banca fino agli operai di fabbrica, non ha abbastanza competenze digitali per il mondo del lavoro attuale. Non solo: quattro imprese su dieci, specie piccole e medie, hanno difficoltà a reclutare esperti nel settore ICT. Come si traduce questo in numeri? In circa 350mila posti vacanti a causa del cosìdetto mismatch tra le competenze dei candidati e quelle richieste dai datori di lavoro.
Trovare i candidati adatti che posseggano le competenze digitali necessarie per le imprese è proprio l’obiettivo dell’iniziativa Digital Opportunity Traineeships, appena lanciata dall’Unione europea. Il progetto è finanziato con un budget di 10 milioni di euro dal programma Horizon 2020 – il più grande programma di ricerca e innovazione dell’Unione europea, 80 miliardi di euro di finanziamenti in sette anni, dal 2014 al 2020 – e viene attuato attraverso il programma Erasmus+, offrendo per il biennio 2018-2020 un’esperienza lavorativa in ambito digitale presso imprese all’estero a 6mila studenti universitari e neolaureati.
L’Unione Europea decide, quindi, di puntare sulle competenze digitali perché queste migliorano le opportunità di vita dei cittadini. E sopratutto perché, oltre ad essere sempre più richieste in tantissimi campi, sono fondamentali per mantenere la competitività globale dell’Europa in un mondo in continua trasformazione.
Il progetto coinvolge università, studenti, neolaureati e imprese disposte a offrire tirocini digitali. Gli studenti possono presentare domanda di stage nelle università di appartenenza, secondo le procedure e le scadenze stabilite per i tirocini Erasmus.
Le aziende, invece, possono pubblicare le loro offerte di tirocinio su due piattaforme: Drop’pin@EURES ed ErasmusIntern, o anche diffonderle direttamente con gli uffici di orientamento al lavoro delle università. Saranno poi queste ultime a selezionare una rosa di candidati in base a criteri specifici, da cui le aziende sceglieranno gli stagisti.
I primi tirocini partiranno a giugno di quest’anno e il programma andrà avanti fino alla fine del 2020. In questo lasso di tempo si potranno svolgere stage di durata tra i due e i dodici mesi, per i quali i tirocinanti riceveranno un’indennità mensile media di 500 euro, il cui importo esatto dipenderà dal paese di accoglienza e da quello di provenienza. Cifra che le aziende possono aumentare, integrando di tasca propria una somma aggiuntiva.
Perché le aziende dovrebbero essere interessate a un progetto di questo tipo? Perché i tirocini sono considerati tra i sistemi più efficaci per attirare nuovi talenti e perché, per quelle imprese che ospitano già i tirocinanti nell’ambito di Erasmus+, l’iniziativa non comporta ulteriori oneri; inoltre non ci sono procedure aggiuntive, per esempio non è necessario sottoscrivere accordi specifici con le università. Basta andare sui siti Drop’pin@EURES o ErasmusIntern e pubblicare le proprie offerte scegliendo la categoria “Digital opportunity”, registrandosi come datori di lavoro su entrambe le piattaforme. Non ci sono, quindi, requisiti particolari se non quello di offrire una formazione sul lavoro finalizzata all’acquisizione di competenze digitali specifiche, né obblighi di assunzione al termine del tirocinio.
E perché dovrebbe un giovane italiano partecipare? Perché un’esperienza all’estero fa sempre la differenza in curriculum, perché specializzarsi in campi digitali oggi è fondamentale, e perché come ha ricordato anche Mariya Gabriel, Commissaria europea per l’economica e la società digitale, «la digitalizzazione sta trasformando il modo in cui lavoriamo e viviamo, richiedendo nuove competenze digitali. Spesso rendendo più digitali i lavori tradizionali, richiedendo quindi a tutti i lavoratori di sviluppare e migliorare le proprie competenze digitali». Per questo motivo bisogna «essere attivi e prepararsi per le esigenze del lavoro del futuro».
I giovani che parteciperanno potranno migliorare le proprie competenze in settori come la sicurezza informatica, i big data, la tecnologia quantistica, l’apprendimento automatico, il marketing digitale e lo sviluppo di software. Chi fosse interessato al programma – l'Unione europea incoraggia a partecipare in modo particolare le donne, sottorappresentate in tutte le carriere STEM – può consultare qui la lista degli atenei aderenti all'iniziativa, e prendere le informazioni necessarie presso gli uffici Erasmus all'interno dei propri atenei. Alcuni portali, come ad esempio quello della Sapienza di Roma o quello dell'università di Messina, hanno già una pagina dedicata al programma: gli studenti/neolaureati devono presentare domanda di stage ciascuno nella propria università, e lì saranno selezionati.
Al momento le università partecipanti sono oltre 5mila, come attesta l’elenco in continuo aggiornamento. Di queste, sono 102 quelle in Italia tra atenei, conservatori, istituti tecnici superiori e accademie. Mentre per quanto riguarda le offerte delle aziende, ad oggi si trovano 180 offerte di stage che rientrano nella Digital opportunities, di cui la stragrande maggioranza per tirocini tra i tre e i sei mesi, e 11 offerte arrivano da aziende italiane.
Insomma, l’Europa ci riprova. Questi tirocini in ambiti digitali che mirano ad aumentare la competitività europea e, nel caso particolare, italiana sono al fischio di inizio: il tempo per fare i primi bilanci arriverà alla fine dell’anno.
Marianna Lepore
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