Jobs Act e Garanzia Giovani: tante le domande di imprese e giuslavoristi, poche le risposte del governo

Carlo Griseri - Spazi Inclusi

Carlo Griseri - Spazi Inclusi

Scritto il 14 Lug 2014 in Articolo 36

Jobs Act, Garanzia Giovani e più in generale linee di azione del governo Renzi in materia di occupazione giovanile: un tentativo per capirne qualcosa in più è stato fatto nel corso di un convegno organizzato a Torino dall'agenzia per il lavoro Synergie, nell'ambito dei festeggiamenti per i suoi primi 15 anni di attività, insieme ad Adapt, associazione specializzata in studi comparati sul mondo del lavoro.

Il titolo era alquanto esplicito, "Riforme e politiche del lavoro all'epoca di Renzi: cosa cambia davvero con il jobs act e la garanzia giovani?", ma alle domande e ai dubbi che alcuni ospiti hanno sollevato non sono arrivate le risposte chiare che ci si poteva attendere. Al tavolo dei relatori era seduto anche Enrico Morando, viceministro dell'economia e delle finanze e da tempo collaboratore dell'attuale premier, che però nel suo intervento non ha raccolto le sollecitazioni e ha lasciato la sala subito dopo aver finito di parlare, senza riuscire nemmeno ad ascoltare molte delle questioni a lui rivolte. A onor del vero, fin dall'inizio era previsto che il viceministro dovesse scappar via prima della fine del dibattito, ma il risultato è stato un picco di insoddisfazione in platea e tra gli stessi relatori.

Un'occasione persa, insomma: anche perché il pubblico in sala era composto da esperti e addetti ai lavori e il clima era costruttivo nonostante le critiche - come ha riconosciuto lo stesso viceministro. Le maggiori problematiche le ha poste Michele Tiraboschi di Adapt, presentato dal moderatore e amministratore delegato di Synergie Giuseppe Garesio come erede e prosecutore del lavoro di Marco Biagi. Al tavolo erano seduti anche il padrone di casa e fondatore di Piazza dei Mestieri, Dario Odifreddi, e il neo-assessore al Lavoro della Regione Piemonte Gianna Pentenero. 

«Il disorientamento è totale» sono state le parole d'esordio di Tiraboschi. «Il Jobs Act riecheggia alcune politiche non europee, come quelle dell'amministrazione Obama, ma tradotte in modo un po' maccheronico anche per quanto concerne i contenuti».  Le riforme del lavoro, sostiene Tiraboschi, «dovrebbero partire dalla riscrittura codicistica del termine “imprenditore”, lì c'è la vecchia idea di impresa che non sta più sul mercato». Oggi circa un quarto del mercato del lavoro italiano è sommerso, ma «almeno una metà di questo “nero” è semplicemente la rappresentazione dei moderni modi di lavorare, e risulta sommerso solo perché la legge non lo sa ancora riconoscere!». L'apprendistato, poi, è «un argomento da sempre snobbato, negli altri paesi a 15-16 anni i ragazzi vengono orientati verso un mestiere, qui nessuno va a parlare con loro. In Europa la definizione di apprendistato è: formazione concertata tra una scuola e un'impresa. Se non c'è una scuola non è apprendistato! Oggi sta montando rabbia e insofferenza nei ragazzi, così si rischia di bruciare una generazione».

A tutto questo il viceministro Morando ha evitato di dare una risposta, perdendo gran parte dei minuti a sua disposizione (pochi, per sua stessa ammissione, a causa di un impegno precedente) raccontando di un libro «molto interessante» da lui letto (L'enigma della crescita di Luca Ricolfi, uscito quest'anno per Mondadori) e riportando alcuni stralci dell'intervento a un altro convegno di un sindacalista «vecchio stampo» come Alessandro Antoniazzi dell'Fnp Cisl.

È rimasto il tempo solo per dire che sulla legge delega si deve «riflettere a fondo»
, che è necessario affrontare i temi della partecipazione agli utili dei dipendenti e che andrà anche rivista la partecipazione sindacale. Non proprio argomenti centratissimi con il tema del convegno. Il saluto anticipato del viceministro gli ha peraltro impedito di raccogliere le problematiche poste da un altro ospite del tavolo, Marco Gay, nuovo presidente del gruppo Giovani imprenditori e vicepresidente di Confindustria Piemonte. Gay ha voluto spiegare la questione dal punto di vista imprenditoriale, chiedendo una volta per tutte la certezza delle regole («Non deve essere una chimera»). Confindustria crede nella «semplificazione molto spinta del contratto a tempo indeterminato, lontana dall'ideologia dell'articolo 18», e che sia necessaria una «sana sinergia» tra pubblico e privato per migliorare l'approccio italiano all'opportunità offerta da Garanzia Giovani.

La partecipazione attiva delle imprese è fondamentale, e Gay ha ribadito a una sedia vuota le fondamentali richieste al governo. «Auspichiamo che entro fine anno ci sia una legge delega finita e approvata, e che Garanzia Giovani funzioni come si deve. C'è solo il biennio 2015-2016 per godere dei suoi benefici. Bisogna muoversi, finora quanto fatto è stato deludente». 

Community