Architetta e mamma, guida il reparto tecnico di Nwg: “Carriera e maternità, si può fare!”

Scritto il 02 Mar 2023 in Storie

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Girl Power è la rubrica attraverso la quale la Repubblica degli Stagisti vuole dare voce alle testimonianze di donne - occupate nelle aziende dell’RdS network - che hanno una formazione tradizionalmente "maschile" e/o ricoprono ruoli solitamente affidati agli uomini, in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ma non solo. Storie che invoglino le ragazze a non temere di scegliere percorsi considerati appannaggio pressoché esclusivo degli uomini. La storia di oggi è quella di Valentina Battiante, responsabile del reparto avanzamenti, installazioni e collaudi di NWG Italia, operatore del mercato libero della fornitura di energia elettrica interamente proveniente da fonti rinnovabili.

Sono nata nel 1981 nella città tessile della Toscana, Prato. Dopo il liceo 
classico, a 18 anni, immaginavo un lavoro incentrato sul lavoro di squadra, in cui ogni componente del gruppo potesse contribuire al raggiungimento degli obiettivi. Oggi che sono responsabile del reparto avanzamenti, installazioni e collaudi di NWG Italia, posso dire di essere sulla buona strada per vedere realizzato il mio sogno.

Mi sono iscritta alla facoltà di Architettura di Firenze, e ho fatto la tesi con la cattedra di Progettazione dell’architettura. Sono stata la prima laureata della mia famiglia. Mio papà è operaio, e mia mamma una dipendente pubblica. I miei fratelli con gli studi si sono fermati alle superiori. Per loro nel 2008 è stata una gioia vedermi raggiungere il titolo, la ritenevano una tappa inarrivabile.

Prima di finire l'università ho avuto una piccola esperienza di lavoro. È stato in un settore a me caro, la ginnastica ritmica. Gestivo un gruppo di atlete: la disciplina e l’impegno delle competizioni hanno reso quegli anni magici e molto formativi anche sul piano delle capacità organizzative che mi sarebbero servite in seguito, per il lavoro che svolgo oggi.

C'è stato anche un altro momento cruciale nel corso degli studi universitari, ed è stato al termine del percorso, quando dovevo scrivere la tesi. Un professore mi ha proposto di andare a Cuba per studiare il restauro di un cinema-teatro havanero, così per qualche mese ho fatto avanti e indietro con L’Havana. Ne conservo un bellissimo ricordo: ho avuto l'occasione di lavorare in un team  di persone eterogeneo per cultura, estrazione sociale e competenze professionali. Il lavoro era sia teorico che pratico, e ancora una volta al centro c'è stato il lavoro di gruppo, una passione che mi porto dietro da tanto tempo. Inoltre un'esperienza lontana dall’ambiente familiare è sempre un'occasione di crescita personale.

Discussa la tesi e conseguita l’abilitazione di Stato, nel 2009 ho iniziato a lavorare come libera professionista, stringendo collaborazioni con alcuni studi di architettura e ingegneria della piana pratese. Mi occupavo principalmente di ristrutturazioni in ambito privato, dal progetto all’arredamento. È lì che ho cominciato a capire con chiarezza cosa mi piacesse davvero fare perché fin da subito gli aspetti per me più interessanti si sono rivelati il cantiere e l’interazione con più figure professionali. Alla base ritrovavo ancora quel lavoro di gruppo che mi avrebbe accompagnato in seguito.

Subito dopo, sempre nel 2009, è capitato che un amico mi parlasse di un’emergente azienda di Prato – all'epoca erano ancora in pochissimi i dipendenti – che cercava personale da impiegare nel settore delle rinnovabili. Era Nwg! Ho mandato il curriculum, sono stata ricontattata e mi è stato proposto un primo contratto a tempo determinato per occuparmi della supervisione dei progetti di impianti fotovoltaicrealizzati da una rete di studi tecnici presenti su tutto il territorio nazionale.

Quello dei cantieri è un ambito prettamente maschile: ed è lì che per la prima volta ho sperimentato qualche pregiudizio dovuto al genere,
 che prima di allora non mi era mai capitato. Anche perché Architettura era una facoltà frequentata in modo “paritario” tra maschi e femmine. Quindi all'inizio qualche difficoltà c'è stata perché ti trovi – fresca di università – a interagire con professionisti che hanno quindici-vent'anni anni più di te. Tu sei un'architetta, loro ingegneri e per lo più uomini, e il disagio si avverte. Forse più proveniente da te stessa che dagli altri.

Ma poi le cose sono andate per il meglio perché ho ottenuto ben presto un contratto a tempo indeterminato. Era il 2009 e sono diventata responsabile del reparto tecnico. In quella posizione ho potuto scegliere personalmente i componenti del mio team, ancora una volta in prevalenza maschi. E non si può negare, i preconcetti esistono. Ti capita di avvertire che dall'altra parte vorrebbero un interlocutore del loro stesso sesso. Ma tutte quelle scetticità iniziali manifestate da colleghi uomini per il fatto che io fossi donna sono svanite con il tempo, e anche per via dei risultati che ho ottenuto.

Nel mezzo di questi passaggi c'è stato il capitolo maternità. Nel 2013 e nel 2018 sono arrivati i miei figli – nel frattempo mi ero anche sposata – e per ragioni familiari ho chiesto per un periodo di poter lavorare part time. A quel punto per un po' di anni, con i miei genitori che ancora lavoravano e non potevano occuparsi dei bambini, mi sono dovuta dividere tra famiglia e lavoro: non potevo più ricoprire il ruolo di responsabile. Così l'azienda, oltre a concedermi il part time, mi ha coperto con sostituzioni maternità.

Quando finalmente la gestione familiare è stata agevolata dalla presenza dei miei genitori come nonni a tempo pieno, ho potuto dedicarmi nuovamente al lavoro, rientrando full time. E lì, nonostante fosse passato del tempo, non c'è stato nessun demansionamento, ma anzi sono tornata a occupare il mio ruolo di responsabile.

Adesso le mie mansioni prevedono la supervisione di 
spedizioni, progetti e cantieri legati al mondo delle rinnovabili. Sono stata fortunata. Nel mio percorso lavorativo ho incontrato figure professionali positive, sia maschili che femminili, fonti di arricchimento: dal cliente al magazziniere, dal tecnico all’installatore, dal collega al direttore. E non ho mai dovuto subire differenze retributive legate a stereotipi di genere. Il consiglio che darei a mia figlia e alle giovani donne è questo: qualunque lavoro si scelga, di farlo a testa alta. Le donne quando si impegnano non solo ce la fanno, ma spesso riescono anche meglio. Vanno fatte tutte le esperienze che si desiderano senza sentirsi limitate per il fatto di essere donne.

E sarebbe sbagliato pensare di dover scegliere tra il fare la mamma o perseguire obiettivi di carriera. Mai rinunciare a qualcosa perché si è mamme! Specialmente dopo che su se stessi si è fatto un investimento importante, anche economico, come la laurea. Bisogna scegliere in quale ruolo si vuole fare la differenza, e affrontare prima gli studi e poi il lavoro con scrupolo, rispetto e voglia di mettersi in gioco. La bussola che ci guida deve sempre essere la voglia di crescere.


testo raccolto da Ilaria Mariotti 

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