Il Lazio riparte dalle start up: bando da 1 milione e mezzo di euro per quelle più innovative

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 24 Nov 2014 in Notizie

«Siamo un paese pieno di eccellenze ma pigro, che non ha tenuto ai ritmi di innovazione che la globalizzazione impone». startupperA parlare è il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che, intervenendo alla Start up Marathon, un business game per imprese neonate organizzato alle Officine Farneto di Roma, dice la sua sui motivi della recessione italiana. «Il mondo consuma sempre meno i nostri beni manifatturieri perché siamo usciti dalla capacità di produrre, ma non siamo morti» assicura, ricordando come il Lazio sia «la seconda regione italiana per prodotto interno lordo». Le start up diventano allora un'occasione per «scommettere su nuove filiere, e non come sistema secondario» prosegue il governatore.

All'iniziativa dedicata qualche giorno fa ai creativi digitali c'era un fermento palpabile: decine di giovani startupper, circondati da investitori e tutor, per una giornata si sono confrontati su come sviluppare la loro idea di impresa. Si partiva infatti da un modello ancora 'sulla carta'. Una volta entrati nel business game, si veniva divisi in squadre e quindi affiancati da esperti in avviamenti di impresa, tutti responsabili di Luiss Enlab, acceleratore di impresa punto di riferimento delle start up romane. Scopo degli incroci tra diversi team era mettere davanti alle reali difficoltà del mercato e alle concrete possibilità di guadagno e crescita.

Le idee sono state poi valutate da una giuria di esperti, che ne ha selezionate tre (il premio consiste in uno spazio di visibilità allo stand del Lazio a Expo 2015). Il primo classificato è stato BioPic, progetto per un orto biologico a led ricaricabile che consente di piantare gli ortaggi in casa. Sul podio anche Scoobe, servizio di scooter sharing a prezzi competitivi rispetto a quelli delle auto in condivisione come Car2go o Enjoy, e infine Food for All, un quiz sull’alimentazione che converte i punti accumulati in buoni spesa e donazioni a favore di onlus - finanziato dagli inserzionisti.

È (anche) sulla base di progetti come questi che Zingaretti vorrebbe rilanciare l'economia laziale
, sostenendoli per «evitare che, sentendosi soli, questi cervelli se ne vadano a produrre altrove». Niente finanziamenti a pioggia però: si deve puntare sulla «buona spesa pubblica», quella che si traduce in punti di pil. Bisogna dire addio, ne è convinto Zingaretti che è un fiume in piena alla convention, allo «Stato bad company che non funziona mai», «ai carrozzoni del passato tipo quello che ruota attorno al Mose», perché «siamo stanchi di non cambiare mai». Se il «corpaccione» dell'Italia non si modernizza, «non entrerà nei processi di competizione».

Il Lazio che prova a ripartire dalle start up passa dalle parole ai fatti con un bando - appena pubblicato - che stanzia un milione e mezzo di fondi a favore delle neo imprese che si cimentino in progetti di innovazione. L'obiettivo è «incentivare indirettamente lo sviluppo di un ecosistema locale favorevole alla nascita di nuove imprese innovative». Anche perché il Lazio, lo ha ribadito Zingaretti, è un concentrato senza pari in Italia di università e centri di ricerca. Ed è con questi che le start up devono fare rete. 


Ci sono dei paletti da rispettare per accedere ai contributi, che vanno da un minimo di 20 a un massimo di 30mila euro a progetto. Le proposte devono riguardare i settori aereospazio, scienze della vita, patrimonio culturale e tecnologie della cultura, industrie creative digitali, agrifood, green economy e sicurezza. Il modello di business deve essere incentrato nella regione Lazio, basarsi quindi sull'attività di impresa locale, e «coprire un orizzonte temporale di almeno due anni», spiega il bando. Si deve trattare poi di start up «in regola» con gli obblighi previsti dai regolamenti nazionali e comunitari, con una sede già operativa nel Lazio e costituite da meno di due anni. È richiesta anche la partecipazione di investitori indipendenti, «che prevedano un apporto di capitale per un importo almeno pari al contributo richiesto». Non ci sono limiti temporali per le domande, che verranno accolte «fino a esaurimento dei fondi disponibili».
 Perché se i poli industriali di una volta si sono sgretolati sotto i colpi della crisi - «come il polo farmaceutico di Roma sud» ricorda Zingaretti - l'impegno deve essere adesso quello di ricostruirne di nuovi, e possibilmente innovativi.

Ilaria Mariotti 

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