Marianna Lepore
Scritto il 28 Ago 2017 in Approfondimenti
Fair internship initiative fao internship Rimborso spese stage gratis
Allarme per i giovani che vorrebbero fare uno stage alla Fao: tra le pochissime agenzie dell'Onu a prevedere finora un congruo rimborso spese – 700 euro al mese – per i propri tirocinanti. A partire dal prossimo anno l'Organizzazione che si occupa di fame nel mondo potrebbe eliminare questo rimborso, se non sopprimere interamente l'internship program. All'inizio del 2017 una mail dall’ufficio OPC ha, infatti, raggiunto vari uffici dell’organizzazione tra cui quello dedicato ai programmi di tirocinio e volontariato.
La notizia è che all'Onu non va più bene che le varie agenzie abbiano ognuna una sua policy per quanto riguarda i programmi di stage e di volontariato, e vuole uniformarli. A partire, pare, dal 2018.
Il punto è che l'Onu è un caso da manuale di come NON si rispettano gli stagisti: da anni la Repubblica degli Stagisti in Italia, e molte altre organizzazioni in difesa dei tirocinanti nel mondo, denunciano gli stage gratuiti e chiedono all'Onu di introdurre un rimborso spese – finora purtroppo senza risultati. Insomma, il rischio concreto è che uniformare le policy voglia dire cancellare quelle finora positive, come la Fao, e fare un'omogeneizzazione al ribasso.
La Fair Internship initiative, coalizione di numerose organizzazioni (tra cui la Geneva Interns Association, la Graduate Institute Students Association e la Conference Universitaire des Associations d’Etudiantes) convinte che i tirocini senza rimborso spese rappresentino una pratica discriminatoria, ha subito alzato le antenne. La Repubblica degli Stagisti dal canto suo (il quartier generale della Fao è proprio a Roma) ha immediatamente fatto partire una verifica, per capire se questa notizia abbia o no fondamento, contattando l'ufficio stampa della Fao e chiedendo una intervista al direttore generale.
Ad oggi chi cerca informazioni sui tirocini all’interno della Fao facendo una ricerca sul suo sito si trova davanti a questa pagina dove si apprende che «le informazioni sul nuovo programma saranno a breve disponibili».
L’ufficio stampa dice di non avere informazioni più specifiche. La RdS ha dunque provato a contattare altri canali all’interno della Fao, prima scrivendo direttamente alla mail dell’”Internship Programme” e poi al Direttore generale della Fao, José Graziano da Silva.
I responsabili dell'Internship program non si sono sbilanciati: hanno eluso la nostra domanda, che riguardava l'annunciata riorganizzazione della policy sui tirocini – e dunque il futuro – fornendo invece una (abbastanza inutile) conferma delle condizioni attuali degli stagisti – parlando cioè del presente. «Non ci sono cambiamenti sul pagamento degli stipendi agli stagisti Fao. E gli stagisti assegnati alla Fao ricevono mensilmente il loro stipendio». Eppure nuovi tirocini non partiranno a breve ed è evidente che i vecchi, partiti con le vecchie regole, prevedano ancora la vecchia policy e dunque i 700 euro al mese di indennità: nessuno aveva dubbi su questo.
Nessuna risposta specifica da Nadim Demachlie, che è a capo proprio del team sul programma di volontariato e tirocinio.
Per quanto riguarda il direttore generale José Graziano da Silva, il suo staff ha rigettato la richiesta di intervista della Repubblica degli Stagisti «a causa di un fitto calendario di appuntamenti di lavoro e viaggi».
Anche l’ufficio stampa del direttore generale ci ha tenuto a precisare che «i nostri tirocinanti ricevono attualmente uno stipendio», riferendosi al presente. Ma almeno ha aggiunto qualche chiarimento sul futuro: «La risposta sulla pagina delle Faq in cui si scrive che la misura è in fase di revisione si riferisce a una revisione di tutto il grande sistema delle Nazioni Unite, che coinvolge 28 agenzie, per valutare come le agenzie gestiscono il compenso per i tirocini». Questa revisione, sottolinea nella sua risposta l’ufficio stampa, «sarà conclusa il prossimo anno e darà dei consigli su come le condizioni di lavoro del tirocinio potrebbero essere standardizzate in tutto il sistema delle Nazioni Unite. Questo potrebbe avere implicazioni su come le agenzie Onu pagheranno i tirocinanti».
Dunque la Fao con la frase sulle eventuali implicazioni su come le agenzie delle Nazioni Unite pagheranno i propri stagisti, ammette che un cambiamento ci sarà. E che visto il comportamento crescente delle altre agenzie fa pensare più a una probabile cancellazione dei pagamenti ai tirocinanti nelle poche agenzie Onu che li prevedono, piuttosto che a una loro introduzione nelle molte agenzie che ad oggi offrono solo tirocini gratuiti.
L'eventuale cancellazione dell’indennità per gli stagisti andrebbe palesemente contro la mobilitazione internazionale per convincere l’Onu a prevedere un rimborso per i suoi tirocinanti che da anni affiancano dipendenti e funzionari e lo fanno in maniera totalmente gratuita. A febbraio di quest’anno proprio a Bruxelles si è svolta la Global Intern Strike, la manifestazione dei giovani arrivati da ogni parte d’Europa per svolgere tirocini totalmente gratis all’interno delle istituzioni europee. Un problema, quello degli stagisti delle organizzazioni internazionali non pagati, non solo dell'Onu, e affrontato decine di volte dalla nostra testata.
Una mobilitazione per convincere a mettere un rimborso per gli stagisti da sempre portata avanti anche da Fair Internship Initiative, ma che ad oggi purtroppo non ha portato frutti positivi. Quello che è più grave ancora è che proprio una delle poche organizzazioni che fino ad oggi era virtuosa e permetteva ai giovani di fare un’esperienza formativa ed entusiasmante in un ambiente internazionale senza dover necessariamente chiedere alla propria famiglia di origine di essere mantenuto all’estero con spese aggiuntive, adesso decida di allinearsi. E prenda come riferimento chi fino ad oggi ha reso difficilissima la vita degli stagisti.
Ma cosa prevede questa revisione? In mancanza di risposte ufficiali dalla Fao, alla Repubblica degli Stagisti prova a spiegarlo da Ginevra Matteo De Simone della Fair internship initiative, raccontando che «in realtà l’unica cosa prevista è l’abolizione della borsa di 700 dollari per gli stagisti, lasciando così solo il programma di volontariato che verrebbe a rimpiazzare quello di tirocini con un semplice cambio di nome». Un vero brutto colpo per gli stagisti che ambiscono a partecipare ai tirocini delle organizzazioni delle Nazioni Unite che ormai, per la gran parte, sono gratuiti. «Il fatto che invece di andare avanti ci sia un’organizzazione che va indietro rappresenta una grande sconfitta per il movimento contro i tirocini senza compenso. Un pericoloso precedente che rischierebbe di generare un devastante effetto domino».
Per questo motivo Repubblica degli Stagisti e FII scendono in campo puntando a una campagna che coinvolga quante più organizzazioni possibili. Innanzitutto con una lettera da inviare al direttore generale Da Silva, il cui testo la Repubblica degli Stagisti ha potuto leggere in anteprima, per esprimere il proprio rammarico e preoccupazione per questa decisione e per la mancanza di trasparenza e consultazione che ha accompagnato questa scelta. Ma il punto sottolineato da FII è anche un altro: «Come dimostrato dalla Joint Inspection Unit delle Nazioni Unite e da altre indagini, la maggior barriera che limita l’accesso agli stage è il costo associato alle spese di soggiorno. Limitando l’accessibilità solo ai pochi che possono permettersi di lavorare gratuitamente aumentando le disparità sia all’interno sia tra i vari paesi. Un problema confermato dal Report Mondiale della gioventù 2016 delle Nazioni Unite, secondo cui “la mancanza di un pagamento rende de facto esclusivi i tirocini non retribuiti istituzionalizzando efficacemente disparità socioeconomiche”».
Per questo l'appello al direttore Da Silva di non deludere i giovani, di non deludere i meno privilegiati e di fermare immediatamente i piani per la riduzione delle indennità degli stagisti ma anzi, lavorare con la comunità degli stagisti per assicurare un adeguato stipendio in linea con il costo della vita a tutti gli stagisti della Fao - e magari un giorno anche di tutte le altre agenzie dell'Onu.
La protesta è partita. Ora dovrà essere la Fao, con i suoi rappresentanti, a decidere se accoglierla o lasciare le proprie porte aperte a pochi fortunati.
Marianna Lepore
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