Gli stage Mae-Crui stanno per tornare. O quantomeno una loro nuova edizione, aggiornata e corretta. Attenzione, non è vero - come alcuni siti hanno subito sparato - che siano già tornati. Ma è quasi sicuro che nei prossimi mesi verrà pubblicato un bando contenente alcune centinaia di opportunità di fare tirocini alla Farnesina e in ambasciate, consolati e istituti di cultura italiani in giro per il mondo. Merito di una giovane deputata del Partito democratico, Lia Quartapelle, classe 1982, che per mesi ha lavorato per ripristinare il programma, cercando la quadra tra le nuove normative in materia di stage, la decisione del Mae di sospendere nel 2012 il programma, le aspettative dei tanti giovani interessati a questi stage, e la necessità di creare una forma nuova e più sostenibile, prevedendo un sostegno economico per gli stagisti. Del resto, la Quartapelle conosce bene l'importanza delle esperienze internazionali, anzi si potrebbe dire che ce l'abbia nel Dna: alle superiori ha studiato a Llantwit Major, in Galles, al Collegio del Mondo Unito dell’Atlantico, arrivando al Baccalaureato Internazionale; ha una laurea in Economia dello sviluppo e un Master in Economia alla School of Oriental and African Studies di Londra. Dal 2009 è ricercatrice all’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano, come responsabile del programma Africa; ed è cultrice della materia presso la cattedra di Storia e istituzioni dell’Africa dell’università di Pavia.
Onorevole Quartapelle, a che punto siamo col Mae-Crui - anzi, col Maeci-Crui?
A buon punto. Per la riattivazione dei tirocini organizzati dalla Farnesina e dalle università italiane abbiamo intrapreso un lungo percorso, non senza ostacoli. Ho depositato una proposta di legge e diversi emendamenti. Ora, finalmente, il lavoro in Parlamento ha dato i suoi frutti. La norma è stata approvata e possiamo tornare ad offrire questa importante opportunità ai nostri studenti più meritevoli, perché siamo convinti che la loro integrazione nel mercato del lavoro passi da grandi riforme di sistema come il Jobs Act, ma anche da piccoli interventi mirati come la riattivazione dei tirocini con la nuova denominazione Maeci-Crui, perché il Ministero degli Esteri ha cambiato nome, diventando Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale. La Farnesina e le università devono ancora stipulare una convenzione, indispensabile per l’attuazione della norma. Stiamo lavorando, affinché sia sottoscritta quanto prima e i tirocini siano pienamente operativi entro l’autunno.
Le prime notizie trapelate parlano di un numero di stage compreso tra 300 e 500. Da cosa dipenderà la definizione del numero esatto?
Il numero esatto dei partecipanti si potrà sapere soltanto dopo la stipula della convenzione tra la Farnesina e le università e la pubblicazione del bando. Non può essere definito da una norma, perché ovviamente dipende non soltanto dalle risorse messe a disposizione, ma anche dalle esigenze delle università e dalle disponibilità e dai bisogni delle nostre ambasciate. La stima, attorno ai trecento partecipanti, è relativa all'anno in corso, cioè ai mesi restanti del 2015, una volta firmata la convenzione e aperto il bando per i posti. Poi potrebbe variare. Sono certa che l’aiuto dei tirocinanti si rivelerà molto prezioso per le nostre rappresentanze all’estero. L’auspicio è quindi che una volta rientrati a regime, negli anni a venire si possa estendere la platea dei tirocinanti e aumentarne il numero, inserendo il finanziamento per i tirocini in modo strutturale nel bilancio dello Stato.
300-500 opportunità di stage sono certamente tante, infatti, ma il "vecchio" Mae-Crui permetteva di fare questa esperienza a circa 1800 ragazzi ogni anno. Non si poteva davvero fare di più?
Intanto, partiamo. Anche perché il programma quest'anno inizierà in fase sperimentale, e per solo i mesi restanti dell'anno. I nostri uffici di rappresentanza all’estero – tra Ambasciate, Consolati e Istituti di cultura – sono complessivamente poco più di 300. Anche suddividendo i partecipanti in cicli trimestrali, non credo sia possibile in una fase iniziale che la rete diplomatico-consolare assorba un numero così elevato di tirocinanti. Tanto più che il nostro obiettivo non è mandare i ragazzi a farsi un giro all’estero e a fare fotocopie. Vogliamo fare partire i giovani davvero interessati alla diplomazia e alle relazioni internazionali e vogliamo che siano seguiti. Devono potere sfruttare l’esperienza del tirocinio per capire se il loro è un reale interesse per carriere con proiezione internazionale o, di converso, per prendere consapevolezza di non essere realmente interessati o tagliati per intraprendere la carriera diplomatica o di cooperazione e imboccare nuove strade che meglio si confanno alle loro aspirazioni. Negli anni in cui il Mae-Crui era un programma avviato, e quindi non nei primi anni, partivano circa mille tirocinanti ogni anno. Ora il numero degli studenti che potranno accedere sarà inferiore, ma è intervenuta un’altra differenza fondamentale, poiché ai tirocinanti sarà corrisposto un piccolo rimborso.
Infatti, la differenza più importante rispetto al "vecchio" Mae-Crui è che gli stagisti finalmente riceveranno un compenso: anche qui le indiscrezioni parlano di 500 euro al mese. È così? E chi erogherà questi soldi, il Mae o le singole università di partenza?
Questo è il fulcro della questione e il cuore del nuovo impianto dei tirocini. Nella scorsa legislatura, la riforma Fornero stabilì il giusto principio della congrua corresponsione di un rimborso anche per i tirocini. Non disponendo dei fondi necessari per lo stanziamento dei rimborsi, la Farnesina dovette sospendere il programma Mae-Crui.
In realtà, la riforma Fornero e le successive Linee Guida concordate in Conferenza Stato Regioni introdussero un rimborso spese minimo obbligatorio di 300 euro, ma solo per i tirocini extracurriculari. Se il Mae avesse voluto, cioè avrebbe potuto non sospendere il programma, limitarlo agli studenti, escludendo i neolaureati, e continuare ad ospitare stagisti gratis.
Dopo l’approvazione della riforma ci furono alcune settimane di assestamento. Con non pochi disagi, che voi prontamente denunciaste, per i tirocinanti che erano già stati selezionati ed assegnati negli uffici all’estero. Alla fine la sospensione fu revocata sia per i tirocini curriculari che per gli extra-curriculari, ma si pose la questione di capire come rivedere il regime dei tirocini e la relativa convenzione.
Comunque lei ha lavorato per prevedere un rimborso spese per questi tirocini, anche se curriculari: evidentemente pensa, come la Repubblica degli Stagisti, che sia importante prevedere un sostegno economico per i giovani che fanno questo tipo di stage.
Infatti, la decisione è anche politica. Il principio di una congrua corresponsione di un rimborso è un principio che, a mio giudizio, deve essere esteso il più possibile. Adesso abbiamo reperito un piccolo fondo, e al rimborso dovrebbero concorrere sia la Farnesina che le università. Le quote e le modalità saranno definite nella convenzione. Bisognerà valutare, per esempio, se diversificare l’ammontare del rimborso in base alla destinazione. Un’altra idea in discussione è di premiare i ragazzi che hanno ottenuto migliori risultati accademici assicurando loro una piccola gratificazione in più. Va precisato, infatti, che non si tratta di una retribuzione. Nella logica dei tirocini curriculari, il vantaggio per gli studenti è quello della formazione e di fare nuove esperienze. Vogliamo premiare la curiosità di tante ragazze e di tanti ragazzi che hanno voglia di varcare i confini, di osservare il mondo e di esprimere il loro impegno personale a livello europeo ed internazionale. Ciò non toglie che l’importo minimo dei rimborsi abbiamo voluto stabilirlo per legge. Non potrà essere inferiore ai 300 euro mensili. Quindi, chiamerei questa seconda fase dei tirocini Maeci-Crui: sia per il cambio di nome del dicastero, che ora non è più solo il Ministero degli Affari esteri, ma anche della Cooperazione internazionale, sia perché i tirocini sono diversi, prevedendo un rimborso.
Coprire la spesa per 500 stage della durata di 4 mesi erogando a ciascun tirocinante 500 euro al mese di rimborso spese costerebbe 1 milione di euro. Dove siete riusciti ad attingere il denaro?
Come ho detto, al rimborso dovrebbero concorrere sia le università che la Farnesina, con quote e modalità da stabilire nella convenzione. Per quello che riguarda la Farnesina, attingiamo a un fondo con dotazione di 500 mila euro. Ammettendo che anche solo la metà di esso possa essere destinato ai tirocini, e che le università tutte insieme mettano a disposizione lo stesso importo – inferiore allo 0,004% del fondo per il funzionamento ordinario delle università – avremmo gli strumenti per assicurare 500 euro mensili a 250 studenti per quattro mesi. Come ho detto però, si potrebbe prevedere rimborsi un po’ più bassi per alcune destinazioni e aumentare il numero di partecipanti. Inoltre, nella norma ci siamo premurati di dare la possibilità di commutare il rimborso in tutto o in parte in forma di facilitazioni o benefìci non monetari, come vitto e alloggio, nelle ambasciate che dispongono di tali strutture, spesso inutilizzate. Questa opportunità dovrebbe permettere di accrescere sensibilmente il numero di partecipanti, perché si aggiungono anche risorse "in kind" allo stanziamento del Maeci.
Cioè i vantaggi per gli stagisti, come l'alloggio o il rimborso del viaggio, non sarebbero aggiuntivi rispetto ai 500 euro di rimborso spese mensile, bensì "sostitutivi".
Sì: la possibilità di alloggiare presso le ambasciate andrebbe a sostituire, almeno in parte, il rimborso. Altrimenti si creerebbero disparità di trattamento tra chi è assegnato alle rappresentanze che dispongono delle strutture e coloro a cui questa facilitazione non può essere offerta. Inoltre, abbiamo cercato di seguire davvero una logica di efficienza e di massima razionalizzazione delle risorse, che non sono tante.
Qual è stato l'iter parlamentare per riattivare questi tirocini?
La norma sui tirocini negli uffici diplomatico-consolari è stata introdotta attraverso un mio emendamento al decreto terrorismo e missioni internazionali, che è ormai stato approvato sia alla Camera che al Senato ed è anche stata pubblicato in Gazzetta Ufficiale appena tre giorni fa. È legge, e ne sono molto contenta. Ho ricevuto messaggi di apprezzamento da tantissimi giovani. Non solo degli aspiranti tirocinanti, ma anche da coloro che hanno avuto il privilegio di fare questa esperienza anni fa. Molti di loro oggi sono professionisti affermati, e ricordano l’esperienza del Mae-Crui come un primo passaggio fondamentale del loro percorso.
Ci sono stati parlamentari che l'hanno supportata in questo lavoro?
Alla mia proposta di legge e ai miei emendamenti hanno aderito più di cinquanta colleghe e colleghi, per lo più del Pd, ed è stata accolta con favore in commissione. Mi sarei aspettata una più ampia adesione e maggiore sostegno da parte delle opposizioni, e in particolare dei 5Stelle. La lotta alla disoccupazione dei giovani e la loro integrazione professionale nel mercato del lavoro non dovrebbero essere una priorità soltanto del Pd e del governo, ma di tutti. La riattivazione dei tirocini nelle ambasciate è a vantaggio delle ragazze e dei ragazzi che ne beneficeranno, delle università e della nostra amministrazione. In questa fase delicata per il rilancio strategico della nostra politica estera, la nostra rete diplomatica è impegnata anche per la campagna di promozione della candidatura italiana al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale sa che potrà raccogliere il contributo di idee e di collaborazione dei tirocinanti, e infatti è stato efficacemente collaborativo lungo tutto l’iter parlamentare del provvedimento.
Una volta approvato definitivamente il provvedimento, come accennava, dovrà essere sottoscritta la convenzione tra il Ministero degli Affari Esteri e la Crui. Quando potrebbe essere firmata?
C'è una bozza in elaborazione e proprio la settimana prossima mi incontrerò al Maeci anche con la Crui e il Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca. Tutte le parti si sono dichiarate e dimostrate molto interessate e disponibili a far ripartire i tirocini quanto prima.
Realisticamente, quando verrà pubblicato il primo bando del primo Maeci-Crui? Sarà un unico bando annuale, oppure come in precedenza sarà spezzettato in più sessioni?
Per quest’anno non ci sono certamente i tempi per organizzare più cicli. L’obiettivo è sottoscrivere la convenzione quanto prima e organizzare un primo unico ciclo “sperimentale” per l’autunno/inverno. Dall’anno prossimo la riattivazione dovrebbe poi rientrare a regime.
Si sa già quali saranno i requisiti necessari per accedere a questo "nuovo" Mae-Crui?
I requisiti non sono definiti per legge e saranno individuati nella convenzione e indicati nei singoli bandi. Non credo che saranno dissimili da quelli che valevano in precedenza. Giovani under-30, con ottimi risultati accademici, che dimostrino reali interessi per le relazioni internazionali e abbiano buone conoscenze delle lingue straniere.
Si sa già se il programma sarà aperto solo a laureandi, dunque stage curriculari, o anche neolaureati, dunque stage extracurriculari?
Per il momento saranno attivati soltanto i tirocini curriculari, ma sia per i laureandi di primo che di secondo livello.
Quando entrerà a regime il "nuovo" Mae-Crui, che ne sarà delle forme "spurie" che sono state create in questi ultimi due anni da alcune singole università? Queste tipologie di tirocinio verranno cancellate, reindirizzando tutti i candidati al bando, oppure persisteranno?
L’autonomia delle singole università nel costruire opportunità per i loro studenti non deve certamente essere inficiata. Questo però è un programma nazionale che ha l’ambizione di coinvolgere studenti da tutta Italia e da tutti gli atenei, senza escludere, in particolare, i ragazzi delle università che non offrono altre possibilità di fare esperienza all’estero.
Intervista di Eleonora Voltolina
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