«Un'esperienza di stage all'estero è importante, ma nel mio caso è stata un’occasione sprecata. Ho fatto l’Erasmus Placement da febbraio a luglio 2009, durante il mio quarto anno di Giurisprudenza all’università di Bologna. Mi sono candidato per un bando già predisposto dall’ateneo: cinque mesi di stage presso uno studio legale a Londra. In particolare, il mio tirocinio si è svolto presso il dipartimento per le compravendite immobiliari internazionali dello studio “The International Property Law Centre LLP", in Aldgate east, vicinissimo alla City. C’erano quasi esclusivamente avvocati italiani e il mio ruolo è stato, essenzialmente, quello di fare fotocopie. Per questo dico che è stata un’occasione sprecata: durante la giornata facevo gli stessi orari dei colleghi, cercavo di essere propositivo, ma di fatto ho svolto solo lavoro di segreteria come gestire le mail e archiviare i documenti. Certo, potevano esserci delle motivazioni: lo studio aveva traslocato da poco da una sede all’altra e io non conoscevo perfettamente l’inglese. Ma questo non è stato soltanto un mio problema, visto che con me c’erano altri due ragazzi italiani (ma di un altro ateneo) partiti con il programma Leonardo che hanno espresso un giudizio altrettanto negativo: il loro tutor, però, è intervenuto facendo un controllo sullo stage, mentre le mie lamentele credo siano cadute nel vuoto.
Al ritorno ho spiegato all’ufficio competente della mia facoltà come si era svolto lo stage e la mancanza di un progetto che lo rendesse davvero utile: non è stato preso alcun provvedimento, ma so che in casi simili, con altri studi legali, sono stati interrotte le collaborazioni. L’impressione, infatti, è che cercassero solo persone da far lavorare gratis: cercavano stagisti in continuazione per esigenze non propriamente formative. È un peccato, sia perché si perde del tempo prezioso, sia perché la mia borsa di studio è stata pagata con soldi dell’Unione europea, ovvero nostri. Ogni mese ricevevo 600 euro, sufficienti per pagare l’affitto (di 500 euro) e poco altro. Abitavo vicino allo studio, potendo così risparmiare sui trasporti, mentre non avevo alcun rimborso spese o buoni pasto da parte dello studio, perché non erano previsti neppure per i dipendenti. Inoltre, fuori dall’orario di lavoro, ho frequentato un corso d’inglese per migliorare la mia conoscenza linguistica. L’esperienza a Londra non è stata totalmente negativa, ma se tornassi indietro mi comporterei in maniera diversa: cercherei io uno studio legale da proporre all’università, per essere certo di avere un’esperienza formativa di valore. Nel curriculum il mio Erasmus Placement pesa, è la prima cosa che notano nei colloqui, ma senza dubbio poteva avere un valore maggiore.»
Testimonianza raccolta da Eleonora Della Ratta
Per saperne di più vedi anche:
- Erasmus Placement: come funzionano i bandi per fare lo stage nei Paesi europei
- Grazie all'Erasmus Placement ho trovato lavoro a Bruxelles: la testimonianza di Nicola Corridore
E anche:
- Programma Leonardo, stage in giro per l'Europa dai quindici ai sessant'anni sotto il segno della formazione permanente
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