Uno stage come opportunità per affinare le proprie competenze e magari trovare lavoro, oppure una semplice parentesi di cinque mesi di totale inattività: gli effetti sono diversi ma il tirocinio in realtà è lo stesso. Cioé quello che a cavallo tra il 2010 e il 2011 ha coinvolto 49 brillanti neolaureati nel programma “Tirocini formativi per l’occupazione” del Comune di Napoli. Quattordici mesi dopo la pubblicazione del bando, l’unica cosa che accomuna questi giovani è il fatto di essere ancora in credito con l'amministrazione comunale, che deve 2mila euro a ciascuno di loro. Per il resto le esperienze sono diametralmente opposte - come dimostrano le storie di di Carmine Aveta e Assia Giordano, rispettivamente 28 e 27 anni.
Carmine (nella foto a destra) è laureato in Ingegneria dei sistemi idraulici e di trasporto all’università Federico II e definisce il suo stage «molto positivo» perché «ogni giorno sono riuscito a imparare qualcosa di nuovo». Assia invece è laureata in Scienze della comunicazione presso l’università Suor Orsola Benincasa e i suoi cinque mesi in Comune li ricorda come un’esperienza «tristissima e avvilente». Entrambi hanno scoperto dell'esistenza del bando per i tirocini a palazzo san Giacomo leggendo le bacheche online del proprio ateneo e hanno deciso di partecipare pensando che potesse essere una buona opportunità. Assia aveva avuto altre esperienze di stage ma mai nel settore pubblico: «Fin da giovanissima mi sono sempre data da fare: ho fatto un anno in Ansaldo STS come stagista nella funzione Risorse umane, con 800 euro mensili più i buoni mensa. Sei mesi presso la biblioteca del Suor Orsola Benincasa, altri cinque mesi nell’ufficio sponsoring del Teatro San Carlo - qui senza alcun rimborso spese. E ancora tre mesi come portalettere delle Poste Italiane, con un contratto a tempo determinato da circa 1100 euro mensili, oltre ad alcuni contratti a progetto come mediatrice linguistica. In tutti i casi esperienze bellissime, che mi hanno formato e permesso di imparare e lavorare veramente, in autonomia ma nel pieno rispetto delle regole aziendali». Per il tirocinio al Comune di Napoli Assia viene assegnata all’ufficio di comunicazione esterna e gestione dell’immagine dell’ente, mentre Carmine va prima all’assessorato alla mobilità, guidato dal professor Agostino Nuzzolo, e dopo una settimana al servizio viabilità e traffico, dove il dirigente è l’ingegner Giuseppe D’Alessio. I due stagisti si pagano di tasca propria pranzo e trasporti; non hanno invece spese per l'alloggio, essendo entrambi campani.
La grande differenza sta nella formazione ricevuta. Carmine viene effettivamente inserito nel lavoro di ufficio, si occupa del rilievo delle aree di sosta dei motocicli già esistenti e della proposta di nuove aree, poi realizzate con apposita ordinanza: «Ho predisposto numerosi pareri per le occupazioni di suolo pubblico di bar e ristoranti e in questa veste ho avuto l’opportunità di incontrare molti progettisti cui fornivo chiarimenti in materia». Inoltre realizza un’analisi degli incidenti stradali avvenuti a Napoli nel 2009 e 2010: «Questi dati sono stati poi raccolti in un documento programmatico con l’obiettivo di avere un quadro complessivo degli interventi da effettuare in materia di sicurezza stradale».
Assia invece non ha le stesse opportunità. «La mia giornata-tipo consisteva nel girare fra i vari uffici alla ricerca di una sedia libera e quando proprio le giornate erano piene, inviavo fax o scrivevo qualche lettera. Solo nelle ultime due-tre settimane del tirocinio fu lanciato, finalmente, un servizio di newsletter dipartimentale, così almeno per un giorno a settimana avevo qualcosa di serio da fare».
Esperienze totalmente diverse ma anche esiti opposti. Il lavoro svolto da Carmine viene valutato molto positivamente dai suoi supervisori: così circa un mese dopo la fine del tirocinio, a fine giugno, «la nuova amministrazione e in particolare l’assessore Donati, esaminando il lavoro svolto durante lo stage, le competenze acquisite e il mio curriculum universitario, ha ritenuto opportuno inserirmi come tecnico nel suo staff all’assessorato alla mobilità e infrastrutture con un contratto part-time». Per Assia invece, come prevedibile, nessuno sbocco professionale. E lei oggi si sente quasi in colpa: «È quasi come se avessi rubato 2mila euro alle tasche dei contribuenti napoletani: alla fine il mio stage è consistito nel consumarmi le suole delle scarpe girando da un ufficio all’altro. Sinceramente sono stanca di essere napoletana: non per le persone che abitano in questa splendida città ma per le istituzioni che ci governano. Poi si lamentano del fatto che l’anno scorso circa 7mila ragazzi della Campania si sono trasferiti: ma si sono domandati il perché?».
Marianna Lepore
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