A 58 anni il nuovo ministro dell'Istruzione, università e ricerca è uno dei più giovani del governo Monti. Francesco Profumo, nato a Savona nel 1953, sposato con tre figli, non è un ingegnere qualsiasi: si è laureato al Politecnico di Torino nel 1977, dopo una parentesi di qualche anno nel gruppo industriale Ansaldo, è tornato in ateneo come professore associato prima, preside di facoltà poi e infine rettore.
Dopo aver vinto numerosi riconoscimenti internazionali, il 13 agosto di quest'anno Profumo è diventato il nuovo presidente del Cnr e ha subito promesso di portare l'istituto su una nuova rotta: più attenzione alle esigenze del territorio, maggiore internazionalità, migliore coordinamento tra le forze schierate nella ricerca. Insomma, un piano strategico di lungo periodo che il neo-presidente è riuscito appena ad avviare prima di essere reclutato nel team Monti. Ma l'esperienza di Profumo non si limita al campo accademico: è stato membro del Cda del gruppo Sole 24 Ore, di Unicredit Private Banking, di Pirelli.
Le prime dichiarazioni ufficiali di Profumo in qualità di ministro dell'Istruzione sembrano incoraggianti per chi spera in un maggiore investimento del sistema Paese sul fronte della ricerca, dell'università e della scuola pubblica, soprattutto dopo un periodo di forte contrapposizione tra il mondo accademico e l'esecutivo. «Per prima cosa ascolterò gli studenti e i ricercatori per capire quali siano i loro desideri, le loro incertezze e le loro difficoltà. Per andare avanti con il consenso dei diretti interessati», ha dichiarato alla stampa il neo-ministro. E per rilanciare la scuola pubblica, mantenendo un occhio di riguardo anche ai giovani disoccupati, Profumo ha annunciato nuovi concorsi per coprire 12.500 posti da insegnante di ruolo, la metà del turnover annuale italiano (ogni anno vanno in pensione 25mila docenti). «In questo modo i giovani che non sono nelle graduatorie, ma si sono formati per fare gli insegnanti, potranno farlo», ha affermato il ministro.
La decisione sembra andare incontro a chi sperava che si tornasse a parlare di investimenti e assunzioni nella scuola pubblica. D'altro canto, l'attenzione di Profumo alle tematiche dell'occupazione giovanile precede la sua nomina a ministro. In un'intervista all'ultimo numero della rivista online D.A. rilasciata in qualità di rettore del Politecnico, Profumo commentava così il rapporto odierno tra i giovani e il mondo del lavoro: «Bisogna fare una premessa sul cambiamento in atto nella società italiana ed europea in genere, da realtà fortemente legate all’industria, alla produzione, a società complesse in cui sempre di più sarà rilevante sviluppare la capacità progettuale. Anche i giovani dovranno capire questo cambiamento e adattare le proprie competenze. Dall’altra parte, le università dovranno fornire nuovi modelli formativi, meno settoriali e informativi, più interdisciplinari». In altre parole, aggiunge Profumo, bisogna fornire ai giovani gli strumenti per acquisire più capacità critica e di analisi da applicare a settori diversi e più complessi rispetto al passato: «Un consiglio che mi sentirei di dare loro è però proprio quello di non rinunciare ai propri sogni, ma di capire come possono inserirli nell’economia di oggi». Anche su Famiglia Cristiana, in un'intervista pubblicata a metà novembre, il nuovo ministro si rivolgeva direttamente ai ragazzi, esortandoli così: «Studiate sodo, fate esperienze di studio e lavoro all’estero per poi tornare in Italia e restituire al Paese quanto di meglio avete imparato».
Ma non tutti prendono per buone le affermazioni di Profumo. Diverse associazioni si rivolgono al nuovo esecutivo chiedendo riforme concrete. Tra i più scettici i membri del gruppo Link - Coordinamento universitario, promotori de L'AltraRiforma per un processo di rinnovo dal basso. «Monti ha costruito un governo di tecnici, ma questi tecnici sono in realtà docenti baroni di università pubbliche e private, membri o direttori dei Cda delle grandi banche italiane, avvocati e altri professionisti in grado di rappresentare perfettamente gli interessi dell'1% della popolazione mondiale non di certo quel 99% di cui noi studenti facciamo parte», scrive l'associazione. «Va seriamente ridiscusso tutto l'impianto dei cicli scolastici. Per fare tutto questo però occorre necessariamente aprire un processo nuovo dove gli studenti possano essere reali protagonisti del cambiamento delle scuole. Non accetteremo in nessun modo altri processi dall'alto che dicono di cambiare tutto per non cambiare niente». E intanto la Rete precari scuola Sicilia sottopone ben 21 proposte al nuovo ministro.
A poche settimane dalla nomina, insomma, il ministro Profumo ha già catalizzato l'attenzione di studenti, ricercatori e precari italiani. Che stanno mettendo alla prova la volontà dichiarata di aprire una nuova stagione di colloqui. La palla, ora, sta al Miur.
Andrea Curiat
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