Il Parlamento europeo condanna i tirocini gratuiti, risoluzione storica per gli stagisti

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 09 Ott 2020 in Notizie

Commissione Europea Garanzia giovani Parlamento europeo stage di qualità Youth Forum

574 voti a favore, 77 contrari, 43 astenuti (di cui, tra gli italiani, tutti gli eurodeputati della Lega): con questi numeri è passata ieri pomeriggio al Parlamento europeo la proposta di “Risoluzione del Parlamento europeo sulla garanzia per i giovani”. Un testo attraverso cui l'organo legislativo dell'UE finalmente condanna esplicitamente «la pratica degli stage, dei tirocini e degli apprendistati non retribuiti», specificando che la gratuità «costituisce una forma di sfruttamento del lavoro dei giovani e una violazione dei loro diritti».

stage lavoro brando benifei«Mai prima d'ora il Parlamento europeo aveva espresso ufficialmente come propria posizione la messa al bando dei tirocini non remunerati», dice alla Repubblica degli Stagisti
Brando Benifei, 34enne capodelegazione degli europarlamentari del Partito Democratico, «perché è un tema che non è così condiviso da tutti»; ma ieri «si è costruita invece una maggioranza politica – e quindi una posizione del Parlamento – che dice cose molto chiare», esortando anche gli Stati membri «a garantire che i giovani che si registrano nei programmi della garanzia per i giovani ricevano offerte qualitativamente valide, diversificate e personalizzate, con un'equa remunerazione».

Certo, la risoluzione è un atto “non vincolante”, ma ha una grande rilevanza. Il lavoro per arrivare a questo risultato è durato mesi, coinvolgendo tutte le forze politiche: «Ovviamente ci sono state divergenze su alcuni punti, tra cui quello “più caldo” sulla presa di posizione per la messa al bando dei tirocini non remunerati e senza contenuto formativo, con uno strumento giuridico nuovo da far proporre alla Commissione europea con una nuova iniziativa legislativa» racconta Benifei. C’è stata nei mesi scorsi «una forte mobilitazione dei movimenti giovanili, per esempio dello European Youth Forum che segue da vicino la legislazione europea», per convincere uno per uno gli europarlamentari a votare a favore: «Il PPE, i liberali e i conservatori europei – il partito dove sta Fratelli d’Italia – si sono divisi al loro interno. Quelli che sono stati più compatti nel lavorare su questo punto sono stati i Socialisti e democratici, i Verdi e la sinistra».

In particolare fino a ieri il fiato è rimasto in sospeso a causa di uno dei sette emendamenti proposti, che se fosse stato approvato avrebbe sostanzialmente «annacquato» la risoluzione: «Bisogna dirlo sinceramente: non tutti sono d’accordo – ed è legittimo, ci mancherebbe – che i tirocini extracurricolari debbano essere remunerati e che anche quelli curricolari debbano avere un minimo di rimborso spese, per essere economicamente sostenibili» dice Benifei: «C'è stato un tentativo di escludere i curricolari da questa considerazione».

L'emendamento, proposto da Monica Semedo – 36enne eurodeputata del Lussemburgo – a nome del gruppo Renew, voleva che la frase «condanna la pratica degli stage, dei tirocini e degli apprendistati non retribuiti, che costituisce una forma di sfruttamento del lavoro dei giovani e una violazione dei loro diritti» venisse sostituita con la ben più morbida formulazione «esorta gli Stati membri a garantire una remunerazione adeguata per gli stage, i tirocini e gli apprendistati al di fuori dei programmi di studio ufficiali, in modo da evitare ostacoli fattuali per i giovani provenienti da gruppi vulnerabili e da contesti socioeconomici modesti».

stage lavoroSe l'emendamento fosse stato approvato ieri durante le votazioni, sarebbe scomparso dalla risoluzione il termine “condanna”, che invece è una delle parole-chiave di tutto il testo; e in più, come sottolinea Benifei, avrebbe circoscritto la presa di posizione del Parlamento europeo ai soli tirocini extracurricolari, cioè quelli “al di fuori dei programmi di studio ufficiali”, anziché a tutti i tirocini. Fortunatamente gli eurodeputati che hanno votato a favore della proposta di cambiamento si sono fermati a 303 (tra cui tutti gli eletti di Forza Italia, a cominciare da Silvio Berlusconi), e 375 hanno invece contro: dunque il testo è potuto rimanere com'era. «La formulazione che è stata mantenuta parla di tirocini in generale. Chiaramente non possono essere messi sullo stesso piano gli extracurricolari e i curricolari – questo lo dico io, al di là del testo ma a fronte delle discussioni fatte. Ma il tentativo di escludere i curricolari non è stato approvato» e dunque si può affermare che il testo tocchi «tutti i tirocini, ribadendo la necessità di una tutela, di un percorso di dignità».

Andando a spulciare il testo della risoluzione si legge, al paragrafo 11, che il Parlamento chiede che «siano delineati criteri e norme di qualità chiari e vincolanti per le offerte» all’interno di un «quadro di qualità». Questo vorrebbe dire uno stop ai tirocini di basso profilo, come magazzinieri in negozi e supermercati, pagati coi soldi di Garanzia Giovani? In Italia sono stati quasi 20mila, dall’avvio di GG a fine aprile di quest’anno secondo i dati dell’Anpal, i tirocini attivati in questa categoria, che tecnicamente si chiama “Professioni non qualificate nel commercio e nei servizi” e che comprende, tra gli altri, i mestieri di addetti allo spostamento e alla consegna merci, addetti ai servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli, e  addetti ai servizi di custodia di edifici, attrezzature e beni.

«Quando parliamo di questo punto ci riferiamo esattamente a questo genere di situazioni, dove palesemente si tratta di lavoro a basso costo, con poco percorso formativo per i tirocinanti» conferma Benifei: «Secondo il Parlamento europeo, Garanzia Giovani non dovrebbe finanziare questo tipo di esperienze. E quindi noi chiediamo che oggi i Governi, che hanno l’ultima responsabilità anche sul monitoraggio dell’utilizzo di queste risorse, adeguino il funzionamento interno del programma nei propri Paesi in modo che le risorse non possano essere utilizzate per esperienze di tirocinio che non abbiano un contenuto utile». Garanzia Giovani dev'essere usata insomma per aiutare i giovani partecipanti a «trovare una strada», e non come «un aiuto per le imprese che vogliono avere un lavoratore a basso costo» ribadisce l'eurodeputato: «Non si possono usare i fondi europei per forme di “cheap labor”: questo è il messaggio».

stage lavoroOra tutto sta a vedere come si comporterà la Commissione europea, che «dopo tante nostre insistenze raccoglie finalmente questo tema», dopo sei anni dalla partenza di Garanzia Giovani. L'auspicio di Benifei è che la risoluzione approvata ieri non resti «solo una affermazione di principio», ma che la Commissione la usi come base per prendere la decisione di «impedire, rendendolo non conforme alle regole del programma, l’utilizzo di Garanzia Giovani per esperienze che non hanno contenuto formativo».

Del resto Ursula von der Leyen, alla guida della Commissione dal dicembre dello scorso anno, sembra essere più sensibile rispetto ai suoi predecessori rispetto al tema della qualità del lavoro giovanile. Non solo aveva risposto positivamente alla domanda che Benifei già aveva posto qualche mese fa sulla possibilità di immaginare un aiuto finanziario ai tirocinanti rimasti senza tirocinio a causa del Covid attraverso il fondo Sure. «In passato,  a fronte di domande puntuali su questo tipo di questioni, avevo ricevuto risposte fumose dalla Commissione europea» dice l'eurodeputato, ma ora sembra che la musica sia cambiata: «Von Der Leyen nel discorso sullo Stato dell’Unione ha anche voluto ricordare il lavoro per uno schema europeo di salario minimo. Quindi mi sembra più sensibile al tema della buona remunerazione del lavoro rispetto alla precedente Commissione europea».

Ora tutti i Paesi dovranno tenere conto – e dare conto anche alle proprie opinioni pubbliche – del fatto che il Parlamento europeo si è espresso con una raccomandazione molto netta «contro pratiche abusive» nell'utilizzo degli stage gratuiti e/o privi di contenuto formativo «dentro e fuori Garanzia Giovani», riassume Benifei, che si augura «ci sia una spinta a una mobilitazione dell’opinione pubblica» per portare i governi di ogni singolo Paese membro a migliorare l'uso dello strumento dello stage al proprio interno: «Lanciamo la palla anche alle organizzazioni giovanili, ai sindacati, alle realtà del lavoro» affinché facciano la loro parte nel fare pressione.

E rispetto in particolare a Garanzia Giovani, dove «c’è un potere diretto più incisivo, perché comunque si tratta di fondi europei», questa risoluzione indica «alla Commissione di impedire alle autorità di gestione di finanziare attività di utilizzo di Garanzia Giovani che non rispondano a criteri di qualità. Serve non una indicazione generica, ma una norma cogente». Il parlamento ieri ha preso «una posizione netta» e ora, dice Brando Benifei, «vogliamo delle risposte».

Eleonora Voltolina

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