Marianna Lepore
Scritto il 02 Mag 2022 in Approfondimenti
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Sono passati già 120 dei 180 giorni a disposizione per formulare nuove linee guida sui tirocini extracurriculari, eppure nonostante manchino scarsi due mesi, al momento la discussione tra le Regioni è ancora in alto mare. La legge di Bilancio 2022 ha, infatti, dettato i tempi per la revisione di questo tipo di stage nel comma 721, stabilendo in particolare che «l’attivazione dei tirocini extracurriculari andrà circoscritto alle persone con difficoltà di inclusione sociale».
Che cosa questo significhi spetta alle Regioni stabilirlo perché hanno la competenza normativa esclusiva in materia di stage extracurriculari e sono le uniche a poter decidere come e se applicare questa modifica. Secondo il ministro Orlando andrebbero destinati alle persone «con maggior necessità di formazione professionale», frase però che è un po' criptica.
Nel frattempo le Regioni, lasciate fuori dal dibattito fino alla pubblicazione della legge di Bilancio, hanno iniziato a riunirsi in Conferenza Stato – Regioni per discutere la tematica. Per ora le posizioni non sono concordi, anche a causa della differenza di uso di questo strumento che è stata fatta negli anni attraverso le politiche regionali dedicate all’occupazione. Dopo aver riportato le opinioni di Campania, Abruzzo, Liguria, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Umbria la Repubblica degli Stagisti continua ad approfondire la situazione con due ulteriori tasselli, grazie alle risposte della Puglia e della Sicilia.
L’assessore al lavoro della Regione Siciliana, Antonio Scavone, spiega che la sua Regione «punta ad ampliare la definizione dei soggetti vulnerabili identificandoli come coloro che sono più distanti dal mercato del lavoro». Secondo la legge di Bilancio infatti gli unici destinatari di questo tipo di stage dovrebbero essere i “soggetti a rischio di esclusione sociale”.
In base all’esperienza della Regione e al numero molto elevato di beneficiari del reddito di cittadinanza sull’isola, seconda regione dopo la Campania, «per la tipologia di utenza che richiede un intervento del sistema pubblico e che è maggiormente presente nel territorio regionale, la Regione Siciliana ritiene importante l’applicazione dello strumento del tirocinio ai soggetti vulnerabili», questo però «ampliandone l’accezione a donne, disoccupati di lunga durata, soggetti con disabilità, giovani con meno di trent'anni e lavoratori ultracinquantenni». E infatti in questo senso la Regione «ha previsto un numero importante di tirocini nell’ambito del Piano attuativo regionale del programma “Gol – Garanzia Occupabilità dei Lavoratori”: circa 4mila beneficiari della misura da accompagnare in un percorso di inserimento socio-lavorativo». L’assessore siciliano assicura che «nel dibattito che ci sarà, porteremo avanti l’esigenza di individuare figure e percorsi che rispondano sia alle caratteristiche del nostro mercato del lavoro sia all’utenza dei nostri centri per l’impiego». Al momento, però, «non è ancora disponibile una bozza del nuovo testo e a breve sarà convocato un tavolo per discutere dell’argomento».
La risposta della Sicilia apre un tema di discussione molto spinoso: è verosimile l'idea di considerare automaticamente come “soggetti a rischio di inclusione sociale” tutte le persone all'interno di una certa fascia di età? Stando alle parole dell'assessore, ogni under 30 dovrebbe essere considerato tale. In quest'ottica, bisognerebbe considerare allo stesso modo un 24enne che ha abbandonato la scuola a sedici e che non ha mai avuto un lavoro stabile e un coetaneo neolaureato in Ingegneria all'università di Palermo col massimo dei voti. Sarebbe davvero fattibile? Certo, in questo modo si assicurerebbe a entrambi la possibilità di poter fare tirocini extracurricolari. Ma considerare i giovani come una categoria compattamente “vulnerabile” avrebbe davvero senso?
Per la Regione Puglia «è evidente la necessità di approfondire e definire meglio ai diversi livelli istituzionali quanto previsto dalla legge di Bilancio specie in tema di destinatari della misura. Se l’obiettivo della norma è quello di disciplinare meglio i confini dello strumento al fine di evitare abusi, di garantire una corretta esperienza formativa in luoghi di lavoro salubri e sicuri», spiega alla Repubblica degli Stagisti l’assessore Sebastiano Leo, «noi siamo certamente d’accordo».
Il tirocinio è però uno strumento per garantire esperienze di formazione professionale in un contesto di inclusione lavorativa, e «come ogni strumento è suscettibile tanto di miglioramenti che di abusi, come forme di lavoro subordinato mascherate da tirocini. Lo stesso fenomeno negativo, sempre in termini generici, accade con alcuni rapporti in partita iva che spesso nascondono vere e proprie forme di lavoro dipendente. Non per questo» obietta Leo «limitiamo lo strumento delle partite iva. Dovremmo piuttosto intervenire a livello centrale per evitare forme di sfruttamento del lavoro».
Secondo l'assessore Leo l’esperienza della Puglia è positiva con «migliaia di giovani che nell’ambito del programma Garanzia Giovani hanno visto mutare il proprio tirocinio in contratti a tempo determinato o indeterminato, con più di 18mila neet pugliesi che hanno trovato occupazione, quasi il quaranta per cento a tempo indeterminato». Quanto alle proposte che la sua Regione porterà al vaglio della prossima Conferenza Stato Regioni, spiega che il tema dei tirocini extracurriculari «sarà oggetto di approfondito confronto al tavolo del parternariato, per trovare una sintesi che circoscriva e disciplini meglio lo strumento del tirocinio extracurriculare senza di fatto sopprimerlo».
Sul testo delle nuove linee guida l’assessore afferma che «esiste una bozza, ma sempre sul piano teorico. Il confronto di carattere politico si basa su simulazioni, se così non fosse sarebbe un approccio puramente teorico che ridurrebbe il confronto a mere posizioni ideologiche. Quindi aspettiamo di avere un quadro più definito». Il dibattito comunque sembra vada avanti, visto che Leo spiega che in settimana ci sarà un approfondimento tecnico per un primo confronto, confermando che c’è «una diffusa necessità di dibattito e sintesi».
Parole che mostrano, se mai ce ne fosse il dubbio, che le posizioni tra le regioni non sono uguali anche solo per l’approccio differenziato che negli anni hanno avuto nei confronti della disciplina dei tirocini extracurriculari. Questo significa, quindi, ancora necessità di incontri per trovare la quadra visto che per il momento, e siamo ormai a maggio, un testo vero e proprio non sembra assolutamente esserci. Il 30 giugno, però, si avvicina e per allora le linee guida dovranno necessariamente essere approvate.
Marianna Lepore
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