Gli stage finanziati dalla Regione Sicilia non saranno 8.400, bensì «circa 700». A undici giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del contestato bando a favore di categorie svantaggiate, arriva finalmente la smentita dell'assessore regionale alle Politiche sociali, Andrea Piraino. Che chiarisce il primo dei punti oscuri rilevati dalla Repubblica degli Stagisti a proposito dell’iniziativa siciliana: ovvero l’insufficienza delle risorse stanziate (sei milioni e mezzo di euro) per finanziare 8.400 borse lavoro della durata di un anno, ciascuna del valore di 500 euro mensili. Bastava infatti un rapido calcolo per rendersi conto che per realizzare un simile intervento di milioni ne sarebbero serviti oltre 50.
Un particolare del tutto trascurato nel mare di polemiche che hanno fatto seguito alla diffusione della notizia e attirato sulla giunta Lombardo le critiche dei ministri Raffaele Fitto e Renato Brunetta, che hanno parlato di «misure poco opportune dal punto di vista finanziario».
Il chiarimento sul numero dei «beneficiari finali» delle borse lavoro è arrivato ieri con una nota diffusa da Andrea Piraino al termine dell’incontro con i rappresentanti del mondo del lavoro e delle imprese siciliane. Convocati appositamente per approfondire i termini dell’avviso pubblico «per la concessione in via sperimentale di contribuiti agli organismi del terzo settore». Già perché il bando in questione non è rivolto direttamente agli stagisti, bensì a enti no profit specializzati in progetti a sostegno dell’occupazione. Il ruolo che questi soggetti dovranno svolgere una volta incassati i fondi regionali resta uno dei tanti interrogativi insoluti sull’iniziativa. Nel bando non viene infatti specificato se saranno gli stessi enti no profit a selezionare gli stagisti e se questi ultimi presteranno servizio all’interno di queste organizzazioni o altrove. La Repubblica degli Stagisti ha ripetutamente chiesto all'assessore Piraino di rispondere a queste domande, ma per il momento l’assessore ha preferito declinare, limitandosi ad un comunicato alla stampa dove si legge che «Questo sostegno non potrà in alcun modo trasformarsi in nuovo precariato, in quanto le pubbliche amministrazioni non hanno alcun ruolo nel percorso previsto». Un passaggio, quest’ultimo, poco rassicurante, proprio perché sembrerebbe escludere l’impegno della Regione ad effettuare una selezione trasparente degli stagisti secondo precisi criteri di valutazione. E un fatto che sarebbe tanto più grave tenuto conto che i destinatari finali dell’iniziativa sono persone in condizioni di estremo svantaggio sociale, come membri di famiglie prive di reddito, senza fissa dimora, vittime di abusi o giovani sottoposti a procedimenti giudiziari. «Fasce deboli che senza un sostegno» sottolinea l’assessore «non avrebbero alcuna possibilità di avvicinarsi al mondo del lavoro». Certamente vero, ma il punto è che lo stage non può essere in alcun modo assimilato ad un intervento di tipo assistenziale, come si può facilmente dedurre dal decreto ministeriale 142/98 che in Italia regola l’uso di questo strumento.
Dell’errore sembra essersi reso conto lo stesso governatore Raffaele Lombardo che con un video diffuso nei giorni scorsi sulla questione si è reso disponibile «a fare un passo indietro». Ma per il momento il bando, con scadenza il prossimo 31 gennaio, resta in piedi, nonostante le proteste dei sindacalisti e dei rappresentati delle associazioni imprenditoriali, che nell’incontro di ieri hanno ribadito la richiesta di ritiro o quantomeno di modifica. In tal senso l’unica apertura concessa dall’assessore è stato l’impegno «a recepire le indicazioni operative emerse dal confronto, attraverso la definizione di specifiche linee guida per l’attuazione dell’avviso». Non è mai troppo tardi.
Ilaria Costantini
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