82mila expat nel 2022, sempre più giovani sono ormai “stanchi di attendere”

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 30 Nov 2023 in Notizie

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Si arresta un po' la crescita della comunità degli italiani all’estero, ma non quella dei giovani. Gli espatriati nel 2022 sono 82mila, in calo del 2,1% rispetto all'anno precedente, secondo i calcoli del Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, giunto quest’anno alla diciottesima edizione e presentato a novembre a Roma.

Tra coloro che sono partiti l'anno scorso per andare a vivere fuori dai confini nazionali, ben il 44% ha tra i 18 e i 34 anni, una quota che risulta in crescita di tre punti in un anno e che rappresenta l'incremento più alto tra tutte le fasce d'età. Mentre quasi un neo-espatriato su quattro ha tra i 35 e i 49 anni, anche se per questa fascia di età le partenze sono in calo.

Gli espatri oltre confine vedono ragazzi e giovani adulti in testa, ed è in qualche modo normale che la composizione degli italiani all’estero sia in prevalenza rappresentata dalle nuove generazioni è qualcosa di «fisiologico», come commenta con la Repubblica degli Stagisti la sociologa Delfina Licata, coordinatrice del rapporto. 

Licata spiega che questa in particolare «è un’epoca di migrazioni, viviamo in un tempo di mobilità». Non c'è  niente di strano dunque se i giovani partono per un’esperienza all’estero: «Si tratta di una fascia di età che di per sé è portata al rischio, per cui le partenze sono normali e andrebbero anzi incentivate». Il punto è un altro: e cioè che nel nostro Paese c'è «tutta una serie di fragilità diventate emergenze strutturali: disoccupazione giovanile, invecchiamento della popolazione, inverno demografico». Di fronte a un simile panorama «la soluzione per le giovani generazioni è quella di partire». I giovani italiani sono in sofferenza e così, «non trovando margini di partecipazione all’interno dei propri territori di appartenenza, vanno alla ricerca di spazi di protagonismo altrove» si legge nel rapporto.  

I ragazzi si trovano per di più in una condizione di rassegnazione e secondo lo studio «tra i 18 e i 34 anni  un ragazzo su due nel 2022 (4,8 milioni di individui) ha riscontrato almeno un segnale di deprivazione in una delle due sfere, istruzione e lavoro». La conclusione è che ci si trova di fronte «a una nuova importante questione giovanile» osserva il rapporto, «che tocca il piano identitario, esistenziale, occupazionale e professionale». Se ne parla, ma si fa troppo poco; e i giovani, «stanchi di attendere, trovano soluzioni lontano da casa».

Un segnale inedito del malessere giovanile viene dal Sud dove per la prima volta, sottolinea il Rim, si riscontra «una riduzione strutturale del peso dei giovani, sintomo primario delle difficoltà che caratterizzano la condizioni giovanile in questi territori». Dietro c’è «la permanenza protratta nella famiglia di origine, fino alla soglia dei 40 anni, con picchi che si verificano in Sardegna, Campania e Calabria»

Le partenze non hanno all’origine solo difficoltà economiche, «ma più senso di rivalsa» sottolinea il rapporto. Prova ne sia che «Il 53,9 per cento (44mila) di chi ha lasciato l’Italia alla volta dell’estero per espatrio lo ha fatto partendo dal Nord Italia», la zona d’Italia più ricca e piena di opportunità, contro «il 30,2 per cento degli abitanti del Sud». 

Neppure chi parte trova stabilità. C’è un decremento nelle iscrizioni all’Aire, il registro ufficiale degli italiani all’estero. Un diritto-dovere di iscrizione che non viene rispettato, ragiona Licata, «per un sentimento di indecisione», che è un po’ anche uno strascico della pandemia. «Aumentano coloro che sono in una sorta di limbo tra il qui e il là» si legge nel rapporto, «di quelli che sono andati all’estero e vi lavorano anche, ma che continuano a tenere fermo un piede anche in Italia non ottemperando all’obbligo di iscrizione all’anagrafe dei residenti all’estero». «Moderni clandestini» che non danno peso alla mancata regolarizzazione, e si giustificano perché «sentono di essere stati poco valorizzati». 

C’è poi il capitolo dei rientri, sempre più consistenti dal periodo post Covid. La comunità italiana all’estero è composta da sei milioni di individui, aumentati del 91 per cento dal 2006. Menzione speciale spetta alle italiane, raddoppiate nel periodo considerato. Ma la decisione di rientrare è in salita, soprattutto dal 2021, da quando si è passati a una media di 2-3mila rientri all’anno a oltre 6.500. Il merito «è della legge Controesodo», sottolinea Licata, «che ha fatto raddoppiare i rientri grazie alla defiscalizzazione». Rimpatri tutti concentrati nella fascia 20-30 anni nel triennio 2020-2022. A dare una lettura del fenomeno nel rapporto sono Francesco Rossi e Michele Valentini, fondatori del gruppo Controesodo, che rappresenta la comunità di italiani all'estero: «Si tratta di una fascia di età spinta dalle agevolazioni fiscali, ma che poi tendono a riespatriare» scrivono. Meno facile incidere sui 30-40enni, «dove si concentrano le famiglie con minori, che sono più difficili da spostare». Un punto che si aggiunge «alla scarsa attrattività del welfare italiano».

Ad analizzare il tema dell'avere figli all'estero è anche Eleonora Voltolina, direttrice della Repubblica degli Stagisti e fondatrice di The Why Wait Agenda, che per questa edizione del Rim ha scritto il saggio 'Del mondo o nel mondo: gioie e dolori di crescere figli italiani lontano dall'Italia', raccogliendo testimonianze di famiglie espatriate con figli al seguito, o che invece ne hanno avuti una volta fuori dall'Italia. Luci e ombre, con aspetti positivi e altri meno: uno degli esempi più emblematici è quello di Fiammetta, in Francia dal 2010 e con due figli avuti lì, che pur avendo beneficiato di tutti gli aiuti francesi per poter conciliare maternità e lavoro, racconta che avrebbe «preferito di gran lunga avere la famiglia vicino e poter stare a casa un anno».

Chi espatria, dunque, talvolta lo fa con amarezza, e spera di poter tornare. Servirebbero più incentivi: «i rimpatri farebbero da argine alla denatalità e all’inverno demografico», ragionano da Controesodo. E invece, se le previsioni dovessero essere confermate, la legge Controesodo sarà invece depotenziata dalla prossima manovra finanziaria, fornendo meno supporto a chi decide di rientrare. E lasciando forse a infoltirsi sempre di più la comunità di italiani all’estero. 

Ilaria Mariotti 

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