Quando, lo scorso febbraio, la Rai aveva annunciato di voler finalmente aprire un nuovo concorso per l'assunzione di giornalisti, in tanti avevano esultato. E infatti alla tv pubblica erano arrivati nell'arco di poche settimane quasi 5mila candidature. Ma siamo ormai a novembre, e tutto tace: non solo il concorso - anche se sarebbe più corretto parlare di "selezione" - ancora non c'è stato, ma non sono stati fatti nemmeno i primi passi per avviare la procedura. La Rai si trincera dietro un muro di silenzio e allora Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti, si è fatto nei giorni scorsi portavoce dei 4.981 professionisti iscritti alle selezioni scrivendo sulla sua bacheca Facebook che «Il concorso Rai si farà» ma che «i tempi si allungano» e «la preoccupazione dell’annullamento resta, alimentata dai tagli e dai silenzi».
Certo, il panico da cancellazione della selezione e le voci discordanti che sull’argomento si sovrappongono non troverebbero spazio se dall’azienda arrivassero comunicazioni chiare. Per questo motivo la Repubblica degli Stagisti ha provato a mettersi in contatto con il direttore risorse umane e organizzazione della Rai, Valerio Fiorespino, per avere conferma o meno delle ipotesi al momento in circolazione, prima fra tutte che il primo test dovrebbe essere calendarizzato entro il mese di febbraio. Ma l'ufficio stampa, dopo alcuni giorni di attesa, si è limitato a fornire via email una risposta che più generica non si potrebbe: «Appena saranno disponibilil le informazioni richieste, le faremo sapere».
Per avere qualche notizia in più allora la Repubblica degli Stagisti ha deciso di parlare con Vittorio Di Trapani, dal novembre 2012 segretario nazionale dell’Unione sindacale dei giornalisti Rai (Usigrai), sindacato che a febbraio di quest’anno aveva accolto la pubblicazione del nuovo bando per giornalisti come «un altro passo verso la Rai che vogliamo». Di Trapani si dice convinto che il ritardo nel decidere la data della selezione non sia un modo – come in tanti sui social network ripetono – solo per prendere tempo e poi sospendere tutto. «A nostra precisa domanda l’azienda ha confermato l’intenzione di svolgere la selezione pubblica», assicura alla Repubblica degli Stagisti, cercando poi di spiegare il perché di questi ritardi: «La Rai sta svolgendo la gara per l’assegnazione della società che si occuperà di gestire la prima prova, quella dei multiple choice. L’azienda è tenuta a seguire delle procedure precise per l’assegnazione di appalti» per questo motivo, sembra, sta impiegando tutto questo tempo. «A inizio anno dovremmo avere il nome della società che se ne occuperà e di lì a breve» spiega ancora il segretario Usigrai «la convocazione per lo svolgimento effettivo del test. Credo che per il mese di febbraio si riuscirà a fare la prima prova e visto che nell’accordo tra l’azienda e il sindacato c’è una previsione di massima per concludere tutto l’iter selettivo entro il primo settembre 2015, la Rai in questo modo ci conferma che rispetterà i tempi».
Certo, la prima prova sarà solo l’inizio e servirà per scremare i quasi 5mila candidati e portarli ai 400 che faranno poi le altre prove, per arrivare a formare una graduatoria composta da 100 giornalisti con una validità di tre anni. Da lì quindi si chiamerà per le sostituzioni, perché in realtà ai 100 cronisti non corrispondono altrettanti posti già liberi in azienda. «Ci auguriamo che la Rai ricorra quanto prima a tutti i colleghi selezionati, però l’accordo è molto chiaro su questo punto». Di Trapani ha ragione, perché nel bando c'è scritto che «al termine della procedura selettiva verrà formata una graduatoria che avrà validità per tre anni dalla pubblicazione. L’eventuale assunzione con contratto a tempo determinato sarà subordinata al mantenimento dei requisiti richiesti per la partecipazione all’iniziativa di selezione».
Nulla di certo, insomma, ma solo la possibilità per tre anni che l’azienda chiami da questa lista per eventuali sostituzioni. E quali sarebbero i tempi per gli aspiranti sostituti nel vedere eventualmente i propri contratti diventare definitivi? Qualche miglioramento in Rai su questo fronte c’è stato, come racconta ancora Di Trapani: «Siamo partiti quasi 10 anni fa, era il febbraio 2005, con il primo accordo: i precari erano centinaia e il precariato durava molto a lungo. Con una serie di contrattazioni abbiamo ottenuto un alto numero di stabilizzazioni e una drastica riduzione della durata del precariato che dura non oltre tre anni e mezzo di mesi lavorati. Una condizione addirittura più vantaggiosa di quella prevista dalle norme sul mercato del lavoro vigente». E poiché i selezionati andranno a coprire tutte le esigenze dell'azienda, senza preferenze per una o l'altra testata, la previsione del sindacato è positiva. Tanto da far dire a Di Trapani: «Capisco le preoccupazioni, però ad oggi non ho nessun elemento per poter dire che le selezioni si fermeranno: anche perché di recente la Rai ci ha confermato che tutto procede».
Le rassicurazioni del sindacato, però, non bastano perché la grande assente e silente in questo momento è proprio l’azienda, come anche la Repubblica degli Stagisti ha potuto verificare direttamente. «Manca una parola chiara, esplicita e formale da troppo tempo» concorda il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino. «Capisco che ci possano essere dei ritardi, ma nella prima comunicazione dell’azienda si parlava di un’iniziale scrematura entro la fine dell’anno. Quindi siamo in ritardo. Perché l’azienda non dice chiaramente con un comunicato “faremo lo screening entro il 28 febbraio”?» - Iacopino si riferisce alla data entro cui secondo indiscrezioni si dovrebbe fare il primo test: «Così si alimentano solo voci discordanti».
La prima fase della selezione per giornalisti Rai che dovrebbe garantire una procedura trasparente di selezione pubblica, come più volte chiesta dal sindacato, potrebbe quindi svolgersi a febbraio. Ma i condizionali sono d’obbligo: «Sollecito una presa di posizione formale della Rai» chiude Iacopino. Al suo fianco i 4.981 professionisti che da sei mesi aspettano, nel silenzio e indifferenza totale di “Mamma Rai”, un qualsiasi tipo di comunicato, anche solo di tre righe, per avere una notizia precisa.
Marianna Lepore
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