Doveva essere il programma per far ripartire l’occupazione in Sicilia e, in particolare, per far rimanere nell’isola quei giovani che negli ultimi anni sono fuggiti alla ricerca di un posto di lavoro. Sulla carta aveva tutti i requisiti: un bando aperto agli under 35, l’attivazione di un tirocinio di sei mesi con un rimborso di 500 euro lordi al mese, la possibilità di essere poi assunti dalle aziende che avrebbero avuto sgravi fiscali per tre anni.
Oggi i titoli dei giornali sono per il flop della giunta Crocetta, per i litigi interni all’amministrazione, per i bandi annullati o forse no, per le convenzioni rescisse ma ancora in corso, per quelli che il 5 agosto hanno affollato il sistema e denunciano – contrariamente a quanto raccontano i giovani che invece hanno concluso tutto l’iter – che il portale non funzionasse. Ad aggiungere altra carne sul fuoco sono arrivate anche la decisione di Bruxelles di mandare il prossimo 11 settembre un’ispezione del comitato di sorveglianza per verificare la programmazione del fondo sociale europeo (a cui attinge il Piano giovani) nell’isola, oltre a un’indagine della Corte dei Conti già partita per verificare possibili danni erariali e l’apertura di un’inchiesta da parte della procura di Palermo, coordinata dal procuratore aggiunto Dino Petralia, per verificare i rapporti tra la pubblica amministrazione e le ditte incaricate di gestire tutto il progetto, scelte senza bando pubblico dall’ex dirigente Corsello - unica a fare da capro espiatorio e ad aver rassegnato le dimissioni dopo che, in pieno caos e polemiche per la gestione del clic day del 5 agosto, la Regione ha deciso il 19 di annullare gli esiti dell’ultimo clic day e di avviare una nuova selezione a settembre con la pubblicazione di un nuovo bando che nel frattempo è stato anche pubblicato in Gazzetta ufficiale. Tra i suoi ultimi atti il dirigente ha revocato il 18 agosto l’affidamento a Italia Lavoro, che si occupava della parte progettuale e della gestione dei tirocini, quindi era estranea alla gestione del sistema informatico, affidato a un’altra società, la Ett. In una nota dell'amministratore delegato di Italia Lavoro Paolo Reboani, si definisce il provvedimento «illegittimo e infondato» e annuncia che in quanto parte lesa «provvederà a tutelare per le vie legali i propri diritti in ogni sede». Interpellata dalla Repubblica degli Stagisti, la società - ente strumentale del ministero del Lavoro - dichiara che «in questa fase di grande confusione la nostra disponibilità per fare chiarezza è totale».
Oggi quindi non si sa bene se quei 1600 che hanno passato la selezione, in due diverse date, potranno cominciare i loro stage. Molto dipenderà anche dalle decisioni del nuovo dirigente alla formazione appena nominato, Gianni Silvia, che dovrà cercare di mediare tra la volontà del governatore Crocetta di non bloccare tutto ed esporsi a una valanga di ricorsi, che potrebbero costare caro alle casse della Regione, e la necessità di trovare una soluzione per il nuovo bando già pubblicato in Gazzetta, quindi valido, che annulla tutto e rimette in ballo i posti con una nuova selezione.
Nel mezzo ci sono i destinatari del bando. Sono innanzitutto i 1600 che al clic day sono riusciti a partecipare, riuscendo dopo varie fasi di contatto con le aziende a “cliccare” e quindi ad aggiudicarsi lo stage. In particolare in bilico sembrerebbero essere gli 800 che hanno partecipato al clic day del 5 agosto, la data in cui secondo alcuni è andato in tilt il sistema. E che alle prime voci di annullamento hanno deciso di creare una pagina facebook “Piano Giovani – Se Crocetta annulla tutto faremo ricorso!” che ad oggi conta più di 400 iscritti. A loro avviso il sistema avrebbe addirittura funzionato meglio ad agosto che a luglio.
Nella prima data, quella del 14 luglio, era infatti necessario fare tutta la registrazione, con l’inserimento dei dati, del proprio curriculum, la scelta delle aziende, l’attesa dell’interesse da parte delle imprese, tutto in poche ore. E in quel caso sono stati 800 i ragazzi che ce l’hanno fatta e sono stati selezionati per un tirocinio con l'indennità pagata dalla Regione. Dal 15 luglio in poi il portale è rimasto aperto: i giovani potevano continuare a registrarsi per essere selezionati in vista del secondo clic day. «Le aziende avevano il tempo di valutare i curricula, scegliere i candidati e mandare le loro proposte» spiega alla Repubblica degli Stagisti Giuseppe Sicilia, uno dei due gestori della pagina facebook. «Una volta che il giovane dava la sua disponibilità all’azienda che l’aveva selezionato, sul portale si aprivano ulteriori informazioni del ruolo e si poteva prendere appuntamento per un colloquio. Se c’era disponibilità da entrambe le parti si apriva una finestra nella pagina del portale che il 5 agosto doveva essere cliccata, visto che c’era un limite dato dalla scarsità dei posti». Un metodo, quello del “clic”, secondo alcuni inevitabile vista l’esiguità dei posti disponibili e i tanti giovani che volevano partecipare. Un metodo che comunque era conseguente a una precedente selezione. Ci tiene a sottolinearlo Annalisa Alongi, anche lei tra i gestori della pagina facebook: «Il “clic” è un criterio che non può essere eliminato quando ci sono tante persone che concorrono per pochi stage. Ma c’era anche la selezione a monte perché io, ad esempio, ho avuto molte proposte. Capisco la situazione degli esclusi ma c’è stata molta disinformazione da parte di chi non aveva capito il funzionamento del portale» spiega alla Repubblica degli Stagisti ormai stanca di dover quasi giustificare la riuscita del suo “clic”. «Molti hanno solo ricevuto un messaggio “troviamo interessante il tuo cv”, ma significava poco perché l’azienda aveva i contatti telefonici. Io sono stata contattata per fare dei pre-colloqui. Alla base c’era dunque una selezione: il clic era solo la parte finale di quel processo».
Di diverso avviso sembrano essere gli oltre 250 membri di un'altra pagina Facebook di segno completamente opposto: “Piano giovani? … un bluff!” , che si propone di rappresentare coloro che il 5 agosto non sono riusciti ad accedere al sistema e parlano del flop del programma. «Aspettiamo di vedere come andrà a finire e non escludiamo vie legali» dice alla Repubblica degli stagisti Alberto di Benedetto, tra i membri del gruppo. «Stiamo studiando manifestazioni in diverse parti della Regione per chiedere alla Scilabra e al suo presidente di fare un passo indietro» aggiunge citando l'assessore regionale al Lavoro, la giovane Nelli Scilabra, e il presidente della Regione Rosario Crocetta: «Qui c’è stato uno scaricabarile di responsabilità».
Com’è possibile che alcuni parlino di blocco del server e altri invece siano riusciti ad arrivare alla fine del processo prova spiegarlo Giuseppe Sicilia che sul sito quel giorno è riuscito a entrare, a cliccare e ad aprire altre pagine. «Più di 30mila ragazzi non erano riusciti a registrarsi e hanno iniziato a dire, senza fondamento, che il portale era lento. Ma per chi aveva fatto precedentemente a luglio tutti i vari step, il portale ha funzionato perfettamente. Alcuni utenti hanno detto di aver aperto 80 pagine di accesso al sito contemporaneamente con 80 log in diversi, quindi sono stati loro stessi a mettersi in coda e creare un crash. Se agganci un server» continua a spiegare alla Repubblica degli Stagisti «ti metti in coda e prima o poi il tuo turno arriva. Ma se aggiorni continuamente la pagina il tuo turno non arriva mai. Non si può parlare di crash, però, altrimenti non sarebbe stato possibile nemmeno generare gli 800 incroci». I dati di cui parla Sicilia sono ufficializzati in una relazione consegnata all’assessore alla formazione fatta dalla Ett, la società genovese che gestisce il portale del Piano giovani, in cui si legge che «solo nella prima ora l’applicativo ha registrato un numero di circa 46mila accessi (inserimento di login e password), numero che non è mai sceso sotto 30mila all’ora se non dalle ore 16 del pomeriggio. Nell’arco della giornata sono stati scambiati e registrati oltre 43mila messaggi tra cittadini e aziende».
Gli 800 che erano riusciti a portare a termine la selezione e che al momento sono anche in possesso di un pdf di “adesione al Piano Giovani” con un codice di rapporto univoco e la data e l’ora in cui si dichiara la disponibilità di entrambe le parti – tirocinante e azienda – di iniziare il tirocinio, seguono con fibrillazione gli sviluppi delle ultime ore. E sono pronti a fare ricorso contro la Regione. Al momento si sono affidati allo studio legale Grillo Cortese di Ribera e sono pronti a chiedere i danni. «Dalla documentazione che abbiamo esaminato» conferma alla Repubblica degli Stagisti l’avvocato Giacomo Cortese «pensiamo che sia stato leso un diritto soggettivo dei partecipanti e citeremo la Regione Sicilia per chiedere il risarcimento del danno per lucro cessante e per la mancata chance». Certo i tempi della giustizia sono quelli che sono, ma per la Regione si profila l’ipotesi di un risarcimento non indifferente: solo calcolando i 500 euro per sei mesi per i ricorrenti al momento iscritti alla pagina facebook si arriverebbe a oltre 1 milione di euro. A cui andrebbe aggiunta la mancata chance dell’assunzione per tre anni ed eventualmente i danni morali.
Decisamente troppo per una Regione che ha già problemi di bilancio. E che, comunque andrà a finire questa storia, oltre a perdere la faccia rischierà di esporsi a richieste di risarcimento di ogni tipo e a esacerbare sempre più gli animi. I giovani siciliani sono sempre più scoraggiati: «Questo Piano giovani rappresentava molto per me» spiega Annalisa «ed ero fiduciosa dopo anni di gavetta a Milano con stage importanti di poter tornare in Sicilia. Qui sfuma tutto per incompetenza. Non capisco perché si voglia annullare tutto. In quel caso sarò costretta a tornare a Milano e cercarmi un altro stage». Tanti giovani siciliani si sentono presi in giro dalla politica, troppo occupata a gestire delicati equilibri interni per avere il tempo di elaborare strategie efficaci per offrire opportunità alle giovani generazioni in fuga dall'isola. Il prossimo appuntamento della telenovela del "Piano Giovani" è per mercoledì 3 settembre davanti Palazzo dei Normanni, a Palermo, per un sit-in.
Marianna Lepore
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