Continua il viaggio della Repubblica degli Stagisti nel pianeta praticanti, per capire meglio chi sono, cosa fanno, come vivono. Dopo gli avvocati, ora è la volta dei commercialisti.
La Catanzaro dei commercialisti è Milano. La calabrese città dei tre colli è stata per anni la Mecca di tanti praticanti avvocati che potevano contare su un’altissima probabilità di promozione [almeno fino alla riforma Castelli del 2003, che ha previsto la correzione delle prove in corti di appello di altre città].
L’estrema disparità tra le diverse sedi nella percentuale di promossi si ha anche per l’esame di abilitazione alla professione di dottore commercialista. E a sorpresa è l’università Bicocca di Milano a risultare l’ateneo più generoso: secondo le statistiche del ministero dell’Istruzione, nel 2006, ultimo dato disponibile, il 94,6% di chi ha effettuato l’esame alla Bicocca (88 su 93 esaminati) è stato promosso. La media nazionale si era invece fermata al 45 per cento. In tutta Italia, sempre nel 2006, i praticanti commercialisti che si sono presentati all’esame di abilitazione sono stati 10.024, di cui sono stati promossi 5.432.
Lotteria promozione. Non che si sia di fronte a una spaccatura Nord-Sud rovesciata: dietro Milano Bicocca, tra gli atenei più generosi, spiccano Foggia, Messina, Torino, Napoli Seconda e Napoli Parthenope. Le università più severe sono state invece Trento (solo il 16,4% di promossi), seguita da Bari, Siena, l’Aquila e Salerno [la classifica completa si trova in questo articolo del Sole 24 Ore]. La causa è da ricercarsi, piuttosto, in una differenza di severità tra singoli atenei e nel fatto che – diversamente da quanto avviene per gli avvocati – i compiti sono predisposti in autonomia dalle singole università.
Esame in quattro mosse. L’esame si compone di tre scritti (uno sulle novità fiscali, uno su un approfondimento di questione teorica e una prova pratica) e di un orale. Il costo di iscrizione all’esame varia da università a università ma è di circa 150 euro. Intorno ai 150 euro all’anno è anche la quota di iscrizione ai diversi ordini locali. Non sono previste scuole come per gli avvocati, ma gli ordini organizzano di solito dei corsi concentrati nelle settimane prima o diluiti nell’anno precedente l’esame.
Praticantato lungo ma anticipabile. Per presentarsi all’esame bisogna affrontare un lungo iter: il praticantato dura tre anni sia per i dottori commercialisti che per gli esperti contabili. C’è però una novità positiva: la possibilità di cominciare il tirocinio durante gli anni della laurea specialistica. Il discorso interessa chi si vuole iscrivere alla sezione A, destinata ai dottori commercialisti, per accedere alla quale è necessaria la laurea magistrale (3+2). Ora è possibile svolgere due anni di pratica durante l’università, mentre un terzo anno va svolto dopo la laurea. Per accedere alla sezione B dell’albo, dedicata agli esperti contabili, invece, è sufficiente la laurea triennale. Altre informazioni sull'accesso si trovano sul sito del Cndcec.
Rimborsi a discrezione. Il rimborso spese per i praticanti varia da studio a studio e da regione a regione. Non esistono attualmente delle norme che prevedano un compenso minimo. Secondo il Codice deontologico dei dottori commercialisti, «il rapporto di praticantato - considerato come periodo di apprendimento – è per sua natura gratuito. Tuttavia, il dottore commercialista non mancherà di attribuire al praticante somme, a titolo di borsa di studio, per favorire ed incentivare l’impegno e l’assiduità dell’attività svolta». Quanto prendono, insomma, i praticanti? Un’idea ce la si può fare leggendo il sondaggio che ha lanciato il blog dei praticanti commercialisti. Le risposte sono state le più varie: delle 16 persone che hanno partecipato, 4 hanno risposto zero, tre 300 euro al mese, due 400 euro, tre 500, due 700 e due 1.000. Per tutti, tranne per chi è rimasto a zero, l’importo è salito con il passare degli anni. «L’importante è chiarire il senso del tirocinio» commenta il presidente dell’Unione giovani dottori commercialisti, Luigi Carunchio: «in un vero praticantato si impara a diventare professionisti e ci si prepara alle responsabilità richieste dalla professione. Non deve invece essere possibile un lavoro dipendente mascherato, dove ci si limita a fare bassa manovalanza».
Giovani in bolletta ma con prospettive d’oro. Che la carriera del professionista all’inizio non sia tutta faville lo dicono i dati della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti. Dai dati 2007 (ultimi disponibili) si scopre che gli iscritti con meno di 30 anni hanno un reddito Irpef di 9.830 euro, cioè 812 euro lordi per 12 mensilità. Tutto cambia negli anni successivi: tra i 30 e i 39 anni il reddito balza in media a 31mila euro, tra i 40 e i 49 a 65mila, tra i 50 e i 59 addirittura a 105mila. Più piana la dinamica degli esperti contabili. Secondo la Cassa Ragionieri, nel 2008 il reddito medio degli iscritti di 30 o meno anni è stato di 29.833 euro, contro una media di tutti gli iscritti di 49.532 euro.
Un ordine affollato. Anche se le due casse previdenziali rimangono separate, i due ordini dei dottori commercialisti e dei ragionieri si sono da poco fusi in uno solo (Cndcec). Sono però rimaste due sezioni distinte, la A per i dottori commercialisti e la B per gli esperti contabili, cioè gli ex ragionieri. In totale il numero degli iscritti all’albo unico nel gennaio 2008 era di ben 107.499 iscritti, di cui il 61% commercialisti e il 39% provenienti dall’albo dei ragionieri. Il confronto con gli altri Paesi è sempre stridente, se si considera che in tutta la Francia i commercialisti sono solo 18mila. Secondo il rapporto 2008 dell’Istituto di ricerca dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, le donne sono solo 28%, ma la quota è in crescita da un decennio. Non a caso le donne sono decisamente più giovani: se complessivamente il 54% degli iscritti ha meno di 45 anni, in questa fascia rientra il 70% delle donne. Il 40,6% degli iscritti si trova al Nord, dove è anche più alto di iscritti per abitante, il 21,5% al Centro e il 37,9% al Sud.
Dominus solo rodati. Per iniziare la pratica un neolaureato si può rivolgere a qualsiasi studio purché il “dominus” sia professionista da almeno cinque anni (art. 42 comma 1 del D.Lgs. 28 giugno 2005 n.139). Ed è proprio questa norma a non andare giù all’Unione dei giovani dottori commercialisti, che sottolinea come il 25% dei dottori commercialisti è professionista da meno di cinque anni. «Noi crediamo – dice il presidente Carunchio – che non sia l’anzianità professionale ad offrire una migliore preparazione, professionale e deontologica, al praticante. Anzi, i colleghi più giovani spesso riescono a dedicare maggiore attenzione ai futuri colleghi».
Fabrizio Patti
Vedi anche «Da grande voglio fare l'avvocato - Pianeta praticanti: inchiesta della Repubblica degli Stagisti / prima puntata»
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