Eleonora Voltolina
Scritto il 26 Set 2018 in Approfondimenti
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Una nuova regolamentazone dei tirocini curricolari, con l'obiettivo di dare ai giovani che fanno stage durante il proprio percorso di formazione per la maggior parte universitari, a occhio e croce 200mila all'anno un quadro più forte di diritti. L'appello che la Repubblica degli Stagisti da almeno cinque anni rivolge incessantemente alla politica si è trasformato in qualcosa di più: una proposta di legge che comincia il suo iter parlamentare. Ma perché c'è così tanto bisogno di una nuova normativa? Ci sono tre motivi principali.
Il primo è che da più di cinque anni esistono di fatto in Italia dei tirocini di serie A e dei tirocini di serie B. I tirocini di serie A sono quelli extracurriculari, che grazie anche alle battaglie della Repubblica degli Stagisti, e a un indirizzo concordato in sede di conferenza Stato regioni, hanno ottenuto tra il 2012 e il 2014 un nuovo quadro normativo – frastagliato, è vero, in ventuno normative regionali diverse, ma con molte più garanzie per gli stagisti, a cominciare dal diritto a ricevere un emolumento mensile minimo. A fronte di queste grandi novità che hanno sensibilmente migliorato la vita dei tirocinanti extracurriculari, è rimasto completamente scoperto il grande segmento dei tirocini curriculari, svolti durante il percorso di studi, per i quali ad oggi le garanzie sono poche se non nulle: soprattutto non c’è nessuna tutela dal punto di vista della remunerazione, quindi gli stagisti di serie A hanno diritto ad essere pagati e quelli di serie B invece possono continuare a subire stage gratuiti. È ora di eliminare questa discriminazione!
La seconda ragione è che la normativa inizialmente pensata vent’anni fa per regolamentare tutto il settore dei tirocini è ad oggi di fatto largamente inutilizzabile. Stiamo parlando del decreto ministeriale 142/1998, che per quindici anni ha costituito la normativa unica a cui hanno fatto riferimento università, aziende, centri per l’impiego e tutti gli altri attori dell’universo stage. Il problema è che poi, tra il 2012 e il 2014, di fatto questo universo stage è stato spaccato in due a livello ufficiale: da una parte sono stati messi gli stage extracurricolari, affidando la competenza normativa alle Regioni, e dall’altra parte gli stage curricolari, di competenza invece statale. Dunque una normativa che era stata pensata per normare un argomento si è trovata dimezzato il suo raggio d’azione, e dunque depotenziata. Senza contare che ovviamente alcuni dei punti specifici del vecchio testo vengono specificati e normati anche nei nuovi testi regionali, sovrapponendosi alle prescrizioni della legge 142/98 e rendendolo di fatto in alcuni casi addirittura inapplicabile, come nello specifico per quanto riguarda il limite massimo di tirocinante ospitabili contemporaneamente da ciascuna azienda. Un nuovo quadro normativo aiuterà dunque in primis i soggetti promotori dei tirocini, che nel caso dei curricolari sono sopratutto gli uffici stage & placement universitari.
La terza ragione è che, per effetto di una sciagurata decisione risalente all'epoca in cui Cesare Damiano era ministro del lavoro, i tirocini curriculari sono da oltre un decennio scomparsi dal radar e quindi non ci sono dati precisi su quanti ne vengono attivati ogni anno, di quale durata, con quali esiti. Il rapporto molto dettagliato che il ministero del Lavoro è in grado di produrre ogni anno sui tirocini extracurriculari, grazie al fatto che questi tirocini devono essere comunicati, al momento dell’avvio, attraverso il meccanismo delle comunicazioni obbligatorie – analogamente a qualsiasi rapporto di lavoro – per quanto riguarda i tirocini curriculari non può esistere. Infatti nel 2007 si è deciso che no, non c’era bisogno di fare la comunicazione obbligatoria quando si avviava un tirocinio curricolare. Magari l’intento era anche buono, e cioè togliere dalle spalle degli soggetti promotori (come detto, sopratutto uffici stage universitari) un’incombenza burocratica, sopratutto considerando che una gran parte di questo tipo di tirocini aveva una durata molto limitata (150-250 ore, pari a tre/sette settimane), ma risultato è stato pessimo. Con due righe è stato cancellato l’unico strumento che poteva permettere di mappare uno per uno i tirocini curriculari. E se è di trasparenza c’è bisogno per capire se uno strumento funziona non funziona, se viene usato bene o male, allora è ora e tempo che anche i tirocini curriculari rientrino nel radar del controllo dello Stato.
Per queste e molte altre ragioni non si può più aspettare: c'è bisogno in Italia di una nuova legge sui tirocini curricolari.
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